Il dubbio della mamma di un bambino di 6 anni: «Posso portarlo con me a mangiare il sushi?». Sì, a patto che il pesce sia conservato in modo corretto
Ho un bambino di 6 anni, che da tempo chiede a me e al papà di poter mangiare il sushi assieme. Potremmo dirgli di sì o sarebbe meglio evitare?
Grazia F. (Ancona)
Risponde Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e supervisore scientifico di Fondazione Umberto Veronesi
Alcuni bambini faticano a seguire una dieta variegata e tendono a escludere molti alimenti. Altri, invece, sviluppano una curiosità che può essere più spiccata se i genitori consumano frequentemente pietanze appartenenti ad altre culture alimentari. Così, anche tra i più piccoli, negli ultimi anni è cresciuta la passione per il sushi.
Il sushi viene preparato lessando e condendo il riso con un tipico aceto, per poi essere lavorato con altri ingredienti: quali per esempio tonno, salmone, cernia, calamaro o altro pesce crudo. I componenti di questo piatto, presi singolarmente, non creano alcun problema. E il sushi, se non eccessivamente condito, assicura anche un buon equilibrio tra chilocalorie apportate e sazietà. Nel caso dei bambini, però, c’è un aspetto da considerare. Ovvero: il consumo di un alimento crudo di origine animale.
Il pesce è molto utile nella dieta di tutti noi e, a maggior ragione, dei più piccoli. Secondo le linee guida più recenti, per i bambini ne è consigliato il consumo di tre porzioni a settimana (le porzioni variano in base all’età del bambino, per un bimbo di sei anni la porzione corrisponde a circa 70 grammi) per assicurarsi la giusta dose di acidi grassi omega 3, vitamina A e B. Trattandosi di un alimento di origine animale, però, oltre agli aspetti nutritivi occorre tenere conto della sua salubrità. Il pesce, se non adeguatamente conservato, potrebbe infatti contenere batteri, parassiti e germi, che possono essere eliminati solo con la cottura e in alcuni casi con l'abbattimento termico fino a -20 o attraverso la cottura. Consumandolo crudo, se contaminato, può invece provocare infezioni alimentari e intossicazioni che si manifestano con sintomi gastrointestinali, maggiormente accentuati nei bambini.
Questo non vuol dire che mangiare sushi comporti sempre un rischio per la salute, ma che bisogna essere sicuri che nel ristorante in cui lo si fa il rispetto delle norme igieniche di legge sia pieno. Oltre al rispetto della catena del freddo per evitare contaminazioni batteriche e per eliminare il rischio Anisakis, il pesce crudo deve essere congelato a -20 gradi per un minimo di 24 ore. O, se lo si conserva in casa, anche a una temperatura superiore (-15 gradi), ma per più tempo (quattro giorni). Inoltre, anche la tipologia di pesce è importante. Spesso, per il sushi, vengono utilizzati tonno e salmone, che per la loro dimensione sono maggiormente a rischio di accumulare metalli pesanti e che quindi andrebbero scelti più di rado rispetto al pesce azzurro, in particolare nell’alimentazione dei bambini.
Una volta appurate queste condizioni, anche un bambino dell'età di suo figlio potrà mangiare il sushi. Se, al contrario, non foste pienamente sicuri, potreste comunque portarlo con voi, suggerendogli di consumare pietanze cotte o vegetariane. Porre un divieto categorico, in questi casi, non serve. E rischia di essere controproducente, dal momento che il sushi, se ben preparato, rappresenta un’ottima tipologia di piatto sano nell’ambito di un'alimentazione varia ed equilibrata.