È vero che alcuni farmaci antidepressivi fanno ingrassare? Quali sono? E perché? I consigli dell’esperto per prevenire e affrontare il problema
Vorrei sapere se è vero che gli antidepressivi fanno ingrassare. Se sì, questo spiacevole effetto collaterale - specie per noi donne - non si verificherà con tutti questi farmaci, no? Si può fare qualcosa per contrastare l’aumento di peso? I chili in più s'accumulano perché si è indotti a mangiare di più oppure perché l’antidepressivo fa in modo che il nostro corpo trattenga più energia? Spero nella risposta di un esperto perché io non posso fare a meno di queste medicine che sostengono la mia voglia di vivere. Grazie
Milvia, Ravenna
Risponde Andrea Fagiolini, direttore del dipartimento di salute mentale e ordinario di psichiatria all’Università di Siena
Alcuni antidepressivi, come mirtazapina o alcuni dei vecchi ma tuttora validi farmaci triciclici comportano il rischio di un aumento di peso, che tuttavia non è una certezza e non riguarda la maggior parte dei pazienti. Altri antidepressivi, come per esempio bupropione, trazodone, vortioxetina hanno un rischio decisamente minore, in alcuni casi simile al placebo.
Ci sono poi pazienti che ingrassano perché, stando meglio, ricominciano a mangiare e recuperano il peso perso durante gli episodi di depressione. Questo non vale per tutti, perché solo alcune persone hanno riduzione dell’appetito quando sono depresse mentre altre hanno invece un aumento del bisogno di mangiare. Sembra una contraddizione che la stessa malattia si presenti con sintomi opposti, ma quello che è in comune è la perdita del piacere di mangiare. Lo stesso accade a volte con il sonno. Alcune persone depresse hanno insonnia, mentre altre aumentano le ore di sonno. Di nuovo due sintomi opposti per la stessa malattia? Ma in comune hanno il fatto che il sonno (poco o tanto che sia) non è mai riposante.
Perché avviene questo aumento di peso, quando c’è? Non è chiaro. L’aumento dell’appetito, spesso accompagnato da un eccessivo interesse per i dolci, è sicuramente uno dei meccanismi implicati. Esistono, però, anche altre possibili cause, come la stanchezza e la conseguente riduzione dei movimenti, la riduzione del senso di sazietà, l’induzione di effetti collaterali come la bocca secca: con la conseguente voglia di bere bibite, spesso ad alto contenuto calorico). Sembra inoltre che alcuni farmaci contro la depressione possano stimolare direttamente l'accumulo di grasso e ridurre il suo consumo. Alcuni di questi effetti, sono ancora chiaramente da dimostrare, ma le ipotesi sono più che plausibili.
Chiede la lettrice: si può evitare questo effetto collaterale? Non solo si può, ma si deve evitare. Noi abbiamo fatto studi che dimostrano come l’obesità sia contemporaneamente una causa della depressione e un effetto di molti psicofarmaci e come le persone obese, o comunque con più chili, stiano peggio fisicamente: si sentono affaticate, dormono peggio, hanno una minore autostima, più difficoltà a trovare un partner. Quindi l’aumento di peso è un grave problema per la qualità di vita e aumenta il rischio di nuovi episodi di depressione.
Bisogna però anche tenere presente che la depressione è una malattia devastante e che gli antidepressivi non sono medicine alle quali si può semplicemente rinunciare. Una persona gravemente depressa si sente come ci sentiamo noi quando abbiamo un grave lutto. Ogni cosa perde il senso, c’è un sentimento di abbandono, di disperazione, di inutilità, di perdita di speranza. Ci sono difficoltà a concentrarsi, la mente è ritardata, il corpo è fonte di dolore, quello che prima era bello diventa privo di ogni valore. I sintomi sono così dolorosi che possono persino portare alla voglia di morire. Dunque la depressione deve essere curata.
In alcuni casi è sufficiente una psicoterapia, ma nella maggior parte dei casi i farmaci sono indispensabili e comunque non alternativi alla psicoterapia. Spesso il miglior trattamento è una terapia combinata antidepressivi-psicoterapia. In molti casi, l'uso degli antidepressivi è dunque irrinunciabile, ma questi farmaci sono anche numerosi e noi medici dobbiamo scegliere quello che ha maggiori possibilità di funzionare per i sintomi specifici di quella persona e, allo stesso tempo, minori possibilità di darle effetti collaterali come l’aumento di peso.
Quando questo non sia proprio possibile, dobbiamo aiutare i nostri pazienti a condurre uno stile di vita che riduca le possibilità di effetti collaterali. Si tratta di spingerli a riscoprire il piacere di muoversi, di riattivare l'attività fisica e di gustare cibi in quantità o qualità compatibili con un corpo che può essere bello ed efficiente a tutte le età».
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