Poco ancora si sa dei meccanismi alla base di questa classi di tumori rari: Andrea Ponzetta studia il ruolo del sistema immunitario. Perché conoscere di più vuol dire curare meglio
I sarcomi dei tessuti molli sono un gruppo di tumori di origine mesenchimale, cioè che derivano da tessuti come quello adiposo, muscolare, fibroso e vascolare, e si localizzano ad esempio negli arti, nel tronco e nelle viscere. Sono tumori rari, anche se alcune forme sono tipiche di bambini e adolescenti, come il sarcoma di Ewing o il rabdomiosarcoma. Il tasso di sopravvivenza è in molti casi ancora basso, ad esempio se diagnosticato quando sono già presenti metastasi; il loro trattamento, infatti, prevede ancora chirurgia e chemioterapia convenzionale, non avendo a disposizione armi più specifiche: prevalentemente ignoti sono ancora i meccanismi patologici alla base dei sarcomi. Andrea Ponzetta, biotecnologo romano al momento in forze nel Laboratorio di Immunopatologia Sperimentale dell’Humanitas Clinical and Research Center di Rozzano (Milano), lavora proprio per migliorare la comprensione dei processi di nascita e progressione dei sarcomi; in particolare Andrea studia il ruolo giocato da alcune cellule del sistema immunitario, i neutrofili.
Andrea, ci racconti nei dettagli la tua ricerca?
«I neutrofili sono globuli bianchi del sistema immunitario con probabile ruolo anti-tumorale. Abbiamo dati preliminari su modelli animali che indicano infatti una funzione protettiva verso i sarcomi. Lo scopo della mia ricerca è quindi caratterizzare i meccanismi molecolari sottostanti e valutare se e come la presenza di neutrofili nella massa di un sarcoma possa essere usato come fattore prognostico predittivo della malattia».
Più specificamente, che studi farete?
«Verranno utilizzati modelli animali per lo studio dei sarcomi in condizioni di mancanza dei neutrofili, analizzando le interazioni tra varie cellule del sistema immunitario nella patogenesi del sarcoma. Verrà inoltre valutato il numero di neutrofili infiltrati in campioni di sarcoma umani, e correlato con parametri clinici come la sopravvivenza e la risposta alla terapia».
Quali prospettive apre la tua ricerca per le eventuali future applicazioni alla salute umana?
«La definizione del ruolo dei neutrofili nella patogenesi dei sarcomi potrà fornire una base scientifica su cui impostare strategie terapeutiche con nuovi bersagli molecolari e fornire informazioni prognostiche e predittive nei pazienti affetti da sarcoma. Potrebbe quindi aiutare a cambiare davvero la gestione clinica di questi tumori rari».
Cosa ti piace di più della ricerca?
«Gli stimoli per continuare a crescere, sia a livello tecnico che teorico».
E cosa invece eviteresti volentieri?
«Essere costretto ad andare all’estero per “obbligo”: dovrebbe essere una libera scelta, non una necessità primariamente economica».
Se ti dico scienza e ricerca, cosa ti viene in mente?
«I miei colleghi in laboratorio, in una giornata di un esperimento importante».
Un momento della tua vita professionale da incorniciare e uno da dimenticare
«Da incorniciare la mia prima pubblicazione; mi ha dato la sensazione di aver contribuito a qualcosa di veramente utile a tutti. Dimenticherei volentieri la prima bocciatura della richiesta di un finanziamento».
Pensi che la scienza e la ricerca abbiano dei lati oscuri?
«Il sistema “produttivo” di materiale scientifico promosso dalle riviste, che influenza il successo e il salario di un ricercatore, e che a volte induce alla falsificazione dei dati sperimentali».
Cosa avresti fatto se non avessi fatto il ricercatore?
«Scrittore di guide di viaggi».
Una cosa che vorresti assolutamente fare almeno una volta nella vita
«Scalare una montagna di almeno ottomila metri».
Qual è, a tua avviso, il campo di ricerca più promettente per i prossimi decenni?
«I vaccini terapeutici contro i tumori, e la terapia cellulare personalizzata».
Chiara Segré
Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.