Più alto il rischio di sequele dopo il Covid nelle donne. Oltre al genere contano anche età, gravidanza e stato menopausale
Il rischio di sviluppare il long Covid è più alto per le donne, soprattutto fra i 40 e i 55 anni, e non ancora in menopausa. Questi i risultati di un’analisi condotta negli Usa e apparsa sulla rivista JAMA Network Open.
L’indagine ha coinvolto oltre 12.200 individui, reclutati attraverso 83 centri negli Stati Uniti, tutte persone alle quali era stato diagnosticata una sindrome da long Covid a distanza di almeno 6 mesi dall’infezione del virus Sars-CoV-2, fra il 2020 e il 2024. Il genere è stato stabilito chiedendo ai partecipanti di dichiarare il sesso assegnato alla nascita.
DONNE PIÙ ESPOSTE IN TUTTE LE FASCE D’ETÀ
I risultati hanno mostrato una maggiore esposizione al long Covid delle donne rispetto agli uomini (più 30 per cento), considerando e quindi ripulendo i dati dalla possibile interferenza di altri fattori, come età, stato vaccinale al momento dell’infezione, etnia, condizioni cliniche e socioeconomiche. La differenza fra generi è apparsa in tutte le fasce d’età tranne quella 18-39 anni, in cui non sono emerse variabilità significative tra uomini e donne. Invece, fra le donne, le più esposte sono risultate le 40-55enni, con un rischio che si riduce con l'avanzare dell'età.
IL RUOLO DEGLI ORMONI SESSUALI
I ricercatori hanno inoltre rilevato un rischio inferiore fra le donne in menopausa rispetto alle loro coetanee non ancora in menopausa. E anche un rischio inferiore per le donne in gravidanza. Questi dati, commentano gli autori della ricerca, indicano che le differenze nell’esposizione al long Covid possono essere spiegate almeno in parte dai diversi livelli di ormoni femminili. Gli ormoni sessuali, spiegano, «svolgono anche una funzione modulatrice sulla risposta immunitaria» e dunque «possono influire sulla suscettibilità al Covid e sulla capacità di recupero dopo l’infezione».
DIVERSI ANCHE I SINTOMI DEL LONG COVID
Nel corso dello studio sono emerse anche differenze significative nei sintomi di long Covid più frequenti. La perdita di gusto e di olfatto è dichiarata dal 41,4 per cento delle donne e dal 36 per cento degli uomini con il long Covid, le palpitazioni dal 63 per cento delle donne e dal 47 per cento degli uomini, la dispnea (o fiato corto) dal 39 per cento delle donne e dal 33 per cento degli uomini. Anche le difficoltà cognitive, la cosiddetta brain fog, è più frequente nelle pazienti rispetto al fronte maschile. Al contrario, sono più comuni nei maschi disturbi come le apnee nel sonno e la tosse persistente.
DATI UTILI PER COMPRENDERE SINDROMI COMPLESSE
Diverse altre ricerche avevano evidenziato le probabilità più alte per le donne di incappare nelle sequele del Covid, anche se la malattia infettiva in sé sembra colpire di più e con sintomi più severi i maschi. «Comprendere i meccanismi delle differenze di genere può portare a strategie di prevenzione e di gestione non solo del long Covid ma anche di altre patologie che insorgono dopo infezioni virali».
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.