Lo studio su "The Lancet Public Health rivela forti differenze tra donne e uomini nelle principali cause di malattia, sottolineando la necessità di approcci sanitari attenti al genere
Gli uomini corrono un rischio maggiore di morte prematura rispetto alle donne, ma queste tendono a trascorrere una parte maggiore della loro vita con patologie e disabilità, proprio perché vivono di più. È quanto rivela un nuovo studio, pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health, che ha esaminato le disparità nel carico di malattia tra uomini e donne per le 20 principali cause di malattia a livello globale. Un invito all’azione affinché i Paesi aumentino le conoscenze su sesso e genere e le utilizzino per rivedere il loro approccio alla salute. Infatti, lo studio evidenzia chiaramente la necessità di strategie che tengano conto di queste caratteristiche e che sappiano riconoscere le sfide sanitarie uniche affrontate da donne e uomini.
SESSO E GENERE: QUALI DIFFERENZE?
Negli ultimi due decenni si è assistito a un notevole incremento dell’attenzione all’intersezione tra sesso, genere e salute, con un numero sempre crescente di studi che evidenziano la natura delle disparità di sesso e di genere in campo medico, dagli studi clinici agli approcci terapeutici. In primis, è quindi importante ricordare che il "sesso" si riferisce alle caratteristiche biologiche e fisiologiche di femmine e maschi, mentre il "genere" riguarda i ruoli, i comportamenti e le identità socialmente costruiti di donne e uomini, nonché di individui con diversità di genere, che sono anche modellati dai contesti storici e culturali. Questi due fattori interagiscono, portando a sperimentare diversamente la salute e la malattia.
LO STUDIO
La ricerca pubblicata su The Lancet ha utilizzato i dati del Global Burden of Disease Study 2021 per confrontare il numero totale di anni di vita persi a causa di malattia e morte prematura – una misurazione nota come anni di vita aggiustati per disabilità (DALY) – per le 20 principali cause di malattia nelle donne e negli uomini di età superiore a 10 anni a livello globale e in sette regioni del mondo, considerando gli anni compresi tra il 1990 e il 2021. Nell’analisi non sono state incluse condizioni di salute specifiche per sesso, come condizioni ginecologiche o tumori della prostata, ma sono state esaminate le differenze tra le patologie che colpiscono entrambi i sessi. I risultati hanno sottolineato un netto contrasto: mentre gli uomini sono colpiti in modo sproporzionato da condizioni come Covid-19, malattie cardiache e incidenti stradali, le donne presentano livelli più elevati di malattie non mortali ma spesso croniche, comprese condizioni di salute mentale e mal di testa.
UOMINI MAGGIORMENTE VULNERABILI
L’analisi stima che per 13 delle 20 principali cause di malattia considerate nello studio, tra cui COVID-19, incidenti stradali e una serie di malattie cardiovascolari, respiratorie ed epatiche, gli uomini risultano più colpiti delle donne. Ad esempio, nel complesso, COVID-19 è stata la principale causa di malattia per gli uomini nel 2021, con la più ampia differenza osservata nell’Africa sub-sahariana, in America Latina e nei Caraibi. La cardiopatia ischemica ha registrato la seconda maggiore differenza assoluta, con i soggetti di sesso maschile che hanno subito il 45% in più di perdita di salute dovuta a malattie cardiache rispetto alle donne. La differenza maggiore è stata osservata in Europa centrale, Europa orientale e Asia centrale. Altre patologie che sono risultate maggiormente presenti negli uomini sono la cardiopatia ischemica, il cancro ai polmoni e la malattia renale cronica, dove la differenza tende anche ad aumentare con l’età, colpendo più gli anziani di sesso maschile. Al contrario, è stato osservato un maggior numero di incidenti stradali tra i giovani maschi, di età compresa tra 10 e 24 anni, in tutte le regioni del mondo. I dati mostrano, quindi, che gli uomini tendono a morire prima delle donne, in particolare a causa di incidenti stradali, tumori e malattie cardiache. Per questo, a livello globale, risultano necessarie strategie sanitarie che comprendano interventi mirati di sensibilizzazione sui rischi comportamentali come l’uso di alcol e il fumo, che di solito iniziano in giovane età. Interventi che, sottolineano gli autori, sono ancora poco impattanti e adottati da pochi Paesi.
DONNE MAGGIORMENTE SUSCETTIBILI ALLE PATOLOGIE CRONICHE
Tra le condizioni valutate, lo studio suggerisce che quelle che maggiormente contribuiscono alla perdita di salute da parte delle donne a livello globale sono lombalgia, disturbi depressivi (entrambe maggiori di oltre un terzo nelle donne rispetto agli uomini), mal di testa, disturbi d’ansia, altri disturbi muscoloscheletrici, il morbo di Alzheimer e altre demenze e l’HIV/AIDS. Si tratta, quindi, di condizioni che, a differenza di quelle che colpiscono maggiormente gli uomini, tendono a diventare croniche, causando disabilità che perdurano per tutta la vita. Inoltre, queste condizioni, a differenza di quanto osservato negli uomini, tendono a presentarsi presto nella vita e a intensificarsi con l’età. Uno dei problemi che emerge è che queste patologie vengono spesso sottovalutate nelle donne, per le quali i sistemi sanitari tendono a concentrarsi maggiormente sulla salute sessuale e riproduttiva.
UN APPROCCIO CHE TENGA CONTO DI SESSO E GENERE
Queste differenze globali tra donne e uomini, secondo lo studio, sono state in gran parte costanti negli ultimi 30 anni ma, per alcune malattie, come il diabete, la differenza nei tassi di DALY è quasi triplicata tra il 1990 e il 2021. Allo stesso tempo, si è verificato un aumento sproporzionato della perdita di salute globale causata da disturbi depressivi, ansia e alcuni disturbi muscoloscheletrici che svantaggiano le donne, evidenziando che il peso delle condizioni croniche vissute dalle persone di sesso femminile continua a crescere. In sostanza, i progressi globali nel campo della salute sembrano disomogenei, con le donne che vivono più a lungo degli uomini, ma passano più anni in cattive condizioni di salute, con progressi limitati nel ridurre il peso delle condizioni che portano a malattia e disabilità. Ciò sottolinea l’urgente necessità di una maggiore attenzione alle conseguenze non fatali che limitano la funzione fisica e mentale delle donne, soprattutto in età avanzata. Allo stesso modo, i maschi stanno sperimentando un carico di malattia molto più elevato e crescente, con conseguenze fatali. Gli autori, inoltre, sottolineano che le differenze di salute identificate iniziano ad emergere nell’adolescenza, in coincidenza con un momento critico in cui le norme e gli atteggiamenti di genere si intensificano e la pubertà rimodella la percezione di sé. Emerge, quindi, anche la necessità di risposte mirate fin dalla tenera età per prevenire l’insorgenza e l’esacerbazione delle condizioni di salute.
I PROSSIMI PASSI
Nonostante l’impegno degli ultimi anni, negli studi scientifici permangono lacune sostanziali nella disponibilità di dati specifici divisi per sesso. Ad esempio, per COVID-19, circa il 60% dei Paesi non ha suddiviso i dati in modo coerente per sesso. E le informazioni sull’identità di genere sono ancora più limitate, con la comunità LGBTQ+ grande assente. Infatti, anche l’analisi condotta a partire dai dati del Global Burden of Disease Study 2021 si è trovata a essere limitata ai dati riguardanti donne e uomini e non ha potuto produrre stime per gruppi diversi, evidenziando la necessità di studi e dati che abbraccino tutto lo spettro di genere. Sarà, quindi, necessario il riconoscimento del genere come costrutto sociale per analizzare ancora più in profondità le disparità sanitarie. La sfida futura sarà progettare, implementare e valutare modalità basate su sesso e genere per prevenire e trattare le principali cause di morbilità e mortalità prematura fin dalla tenera età e in popolazioni diverse.