L'età (più avanzata) a cui si affronta la gravidanza alla base dell'aumento dei casi di gestosi. Stili di vita e prevenzione: no al fumo e controllo del peso corporeo
La preeclampsia, ovvero quella condizione che può manifestarsi nella seconda metà della gravidanza con l'aumento dei livelli di pressione arteriosa e l'escrezione di proteine attraverso le urine, è una condizione oggi molto più diffusa rispetto al passato. Il trend di crescita della gestosi - termine più arcaico con cui si indica la stessa condizione - potrebbe avere alla base diverse cause. Ma secondo un gruppo di ricercatori statunitensi, la risposta sarebbe da ricercare essenzialmente nell'età sempre più avanzata con cui le donne si presentano alla prima gravidanza.
ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA:
I CONSIGLI DI ELENA DOGLIOTTI
L'ETA' DELLA MAMMA FA LA DIFFERENZA
A questa conclusione gli esperti della Rutgers University sono giunti dopo aver monitorato l'andamento dei casi registrato Oltreoceano, dal 1970 a oggi. Da allora, l'incidenza della gestosi è aumentata quasi dell'80 per cento tra le donne statunitensi, con un rischio più alto per le afroamericane. Un aspetto che evidenzia il ruolo della genetica, che da sola non giustifica però la curva osservata. Potendo contare anche su informazioni relative al peso corporeo, all'abitudine al fumo, all'età della gravidanza e alle eventuali precedenti gravidanze già affrontate dalle donne, i ricercatori hanno potuto stilare una graduatoria di quelle che possono essere le cause alla base di questo trend. Pur riconoscendo l'obesità e il fumo come «comprovati fattori di rischio», l'aumento dei casi di gestosi non può essere ascritto a loro, si legge sulle colonne di Hypertension, la rivista dell'American Heart Association. Bensì allo slittamento (in avanti) dell'età media delle gestanti.
La ginnastica col pancione fa bene (alla mamma e al bebè)
GESTOSI: DI COSA SI TRATTA?
La preeclampsia (o gestosi) è una condizione più frequente durante gli ultimi due trimestri della gravidanza, caratterizzata dall'aumento della pressione arteriosa (oltre 90 per la minima e 140 per la massima) e dall'escrezione di proteine con le urine (oltre 300 milligrammi al giorno). Le conseguenze della malattia possono essere anche molto gravi, tanto per la madre (distacco della placenta, cardiomiopatia, arresto cardiaco, edema polmonare, insufficienza renale) quanto per il feto (ritardo di crescita, parto prematuro, morte). La malattia può evolvere gradualmente, manifestarsi improvvisamente o rimanere silente con sintomi aspecifici (mal di testa, offuscamento della vista). Salvo poi manifestarsi con l'aggravarsi delle condizioni.
Antibiotici in gravidanza? Sì, ma sempre con cautela
CONTROLLARSI PRIMA DELLA GRAVIDANZA
«Oggi le donne affrontano la gravidanza 4-5 anni dopo rispetto a quanto accadeva negli anni '70 e '80 - afferma Cande V. Ananth, a capo della divisione di epidemiologia e biostatistica del dipartimento di ginecologia e ostetricia della Rutgers University -. Immaginando che difficilmente l'età della prima gravidanza si abbasserà nei prossimi anni, occorre sensibilizzarle maggiormente in chiave preventiva». Tutto ciò, tradotto, vuol dire «aiutarle a smettere di fumare e favorire una corretta gestione del peso corporeo», possibilmente nella fase in cui si programma la nascita di un figlio. Se necessario, inoltre, «indicare un'efficace terapia antipertensiva».
PREVENZIONE ANCHE PER IL FUTURO
In questo modo, oltre a prevenire i rischi legati alla gestosi in gravidanza, si pone il nascituro sulla strada giusta. Pur portando a termine la gravidanza senza particolari conseguenze, la preeclampsia può «lasciare il segno» sul bambino, al punto da considerarlo più a rischio di sviluppare nel tempo disturbi metabolici e fattori di rischio insidiosi per la salute cardiovascolare. Stesso discorso per le donne, che a distanza di anni dalla gravidanza possono «rilevare» ancora le tracce della preeclampsia sulle condizioni di salute del cuore e del cervello. Diversi studi hanno infatti evidenziato un rischio più alto di andare incontro a un infarto del miocardio o un ictus cerebrale.
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).