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Fumo
Francesca Morelli
pubblicato il 03-02-2014

Super-tasse sulle sigarette per frenare il consumo?



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Rigorose politiche di tassazione, secondo uno studio americano, possono ridurre il consumo delle sigarette nei paesi a basso-medio reddito

Super-tasse sulle sigarette per frenare il consumo?

Triplicare le imposte sul tabacco: è questa la strategia proposta dagli Stati Uniti non solo per disincentivare al consumo di sigarette ma anche per frenare gli esiti nefasti che esso provoca sulla salute e sulla vita. A dimostrare il possibile raggiungimento dell’obiettivo è uno studio dell’Università di Toronto, pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine.

 

LO STUDIO

Una riduzione di 70 mila unità su 200mila morti all’anno: è questa l’ aspettativa di Canada e Stati Uniti dall’imposizione di una forte tassazione sulle sigarette e da un azzeramento nella differenziazione di prezzo fra le sigarette più costose e quelle più economiche. «Una normativa particolarmente efficace – commenta Prabhat Jha, direttore del Center for Global Health Research del St. Michael Hospital – nei paesi a medio e basso reddito dove i prezzi delle sigarette più a buon mercato, al momento, restano comunque abbastanza accessibili favorendo un aumento del consumo che è in costante crescita».

Stessi risultati, soprattutto sul numero di morti risparmiate, potrebbero essere raggiunti – secondo i ricercatori - anche nei paesi più ricchi, come la Francia, dove l’aumento delle tasse con valori ben superiori a quelli dell’inflazione ha portato a un significativo decremento dei fumatori tra il 1990 e il 2005.

 

L’ITALIA

E in Italia cosa succede o potrà succedere? Una simile politica - ovvero una tassa del 60% - (però nei riguardi del vapore elettronico) è entrata in vigore dal 2014, ma già ‘congelata’. Applicata anche alle sigarette tradizionali, potrebbe essere una ‘soluzione’ salva-vita anche per il nostro Paese? «Che l'aumento della tassazione sulle sigarette porterebbe una riduzione dei consumi anche in Italia è cosa nota da molti anni – commenta il Dottor Roberto Boffi, pneumologo direttore del Centro antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

L'Istituto Superiore di Sanità già nel 2007 ha pubblicato una ricerca sull'efficacia di tale provvedimento, in cui il 79% degli intervistati era d'accordo sull'utilizzo di questa strategia e circa la metà dichiarava che avrebbero smesso di fumare se ciò fosse realmente successo.

E’ ipotizzabile che nell’attuale momento di crisi economica un simile provvedimento sarebbe ancora più efficace: ce ne accorgiamo al centro antifumo, dove sempre più spesso il risparmio di denaro che ne deriverebbe costituisce la molla principale a iniziare il percorso di disassuefazione».


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