L'immunizzazione, provata solo su pochi fumatori, ha ridotto sensibilmente la dipendenza da sigaretta.
Il parere di Roberto Boffi, pneumologo e direttore del Centro Antifumo dell’Istituto nazionale dei Tumori
Undici persone sono state vaccinate contro le sigarette. Ne fumavano in media 19 al giorno da circa 10 anni. Dopo la vaccinazione il craving, come viene chiamato il bisogno impellente trasmesso al cervello per una sostanza da cui si è dipendenti, è calato sensibilmente
LO STUDIO - Si è trattato di un esperimento con una “ipotesi” di vaccino, realizzato alla Yale School of Medicine, negli Stati Uniti, e come ammettono gli stessi studiosi guidati dalla psichiatra Irina Esterlis, undici persone è un numero troppo basso per dare un risultato certo. Ma quello che cercavano era un segnale per proseguire sulla linea intrapresa e la risposta ritengono che sia stata positiva.
«Intanto sarebbe deleterio che qualcuno prendesse questa “promessa” come scusa per non tentare di smettere subito. Da solo o con aiuti, che ci sono», esordisce il dottor Roberto Boffi, direttore del Centro Antifumo dell’Istituto nazionale dei Tumori di Milano.
ANTICORPI CONTRO IL PIACERE - Nella sperimentazione americana le persone sono state immunizzate nei confronti della nicotina. Come avviene questo processo?
«Il vaccino agisce sui recettori della nicotina, spiega Roberto Boffi. Come tutti i vaccini, crea anticorpi specifici che impediscono alla nicotina di arrivare al cervello: allora non si prova piacere a fumare e non si crea, perciò, dipendenza».
Il problema del tabagismo è risolto?
«Mah, intanto vanno verificati i livelli di efficacia e l’innocuità. E, poi, qui non siamo in presenza di un virus, di un’infezione da debellare. Si tratta dell’assumere o no una sostanza e nella droga-fumo sono coinvolti anche aspetti cognitivi, psicologici della persona. Paure, insicurezze… che facciamo? Ci immunizziamo da tutto? Anche dalle nostre paure?».
In effetti stanno cercando pure un vaccino contro la cocaina…
Boffi nota: «Oltre a essere innocuo ed efficace, arrivo a chiedermi se sia giusto, un vaccino… Con la sua presunzione di immunizzare in modo permanente, per prima cosa andrebbe dato a persone molto motivate a smettere di fumare. Io, ovviamente, da pneumologo, sono contro il fumo, però penso che chi fuma non vada “violentato”. Fumare o non fumare devono essere tappe di un processo personale. Inoltre sempre più emergono, nella ricerca del problema fumo, elementi genetici».
I FARMACI UTILI – Alcuni, in effetti, risultano più dipendenti di altri. E se si dice no al vaccino – che comunque per ora non esiste – come smettere se non ci si riesce da soli? «L’ho già detto, esistono aiuti di provata efficacia. Psicologici e farmacologici. Il bupropione e la vareniclina sono sostanze che aiutano a non stare male quando si smette. Il più potente farmaco resta la volontà».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.