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Daniele Banfi
pubblicato il 03-02-2021

Sputnik V: elevata efficacia per il "doppio" vaccino russo



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Utilizzando la strategia della doppia vaccinazione con vettori virali differenti, Sputnik V si è dimostrato efficace nel prevenire la malattia sintomatica nel 91% dei casi

Sputnik V: elevata efficacia per il "doppio" vaccino russo

Sputnik V, il vaccino russo a vettore virale sviluppato per Covid-19, sarebbe efficace nel prevenire lo sviluppo della malattia nel 91% dei casi. Ad annunciarlo è una pubblicazione sulla rivista "The Lancet". Un risultato importante raggiunto nella sperimentazione di fase III su oltre 20 mila individui. 

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Nella lotta a Sars-Cov-2 i vaccini giocano un ruolo fondamentale. Se da un lato rimane ancora tutta da dimostrare la capacità dei vaccini in commercio di generare la cosiddetta immunità sterilizzante -ovvero la capacità di impedire il contagio da persona a persona-, dall'altro i vaccini ad oggi approvati in Europa (Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca) si sono dimostrati efficaci nel ridurre significativamente le possibilità che le persone vaccinate sviluppino la malattia sintomatica. Vaccini a cui in futuro potrebbe aggiungersi anche Spuntik V, il vaccino sviluppato in Russia dal Gamaleya Research Institute of Epidemiology and Microbiology.

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COME FUNZIONA SPUTNIK V

A differenza dei vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna, Sputnik V sfrutta -come AstraZeneca e Johnson & Johnson- la tecnologia a vettore virale. Anche in questo caso l'obiettivo finale è far produrre al sistema immunitario gli anticorpi diretti contro la proteina spike di Sars-Cov-2. Ciò che cambia nel caso dei vettori virali è il metodo con cui ciò si verifica. Questo tipo di vaccini infatti è caratterizzato da due componenti: un virus reso innocuo (la scatola) contenente una piccola porzione di Dna che serve a far produrre la proteina spike.

Il vaccino Sputnik, a differenza degli altri a vettore virale, sfrutta due "scatole" differenti. Nella prima iniezione viene utilizzato il virus Ad26 per la prima dose e Ad25 per la seconda, a 21 giorni dalla prima. Una scelta, quella di utilizzare due vettori differenti, utile a ridurre il rischio che, dopo la prima dose, l’organismo produca anticorpi contro la prima "scatola" con una conseguente riduzione di efficacia della vaccinazione. Il vaccino Sputnik V, dunque, è in realtà la combinazione di due vaccini.

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I RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE

Lo studio pubblicato su "The Lancet", il primo di un certo livello sull'efficacia del vaccino russo, ha coinvolto oltre 20 mila persone. Circa 16 mila hanno ricevuto le due dosi, poco più di 5 mila il placebo. Analizzando nel tempo chi ha sviluppato i sintomi della malattia, lo studio ha concluso che a fronte di 16 positività al virus nel gruppo del vaccino e 62 nel placebo, Sputnik V è efficace nel prevenire la malattia sintomatica nel 91% dei casi. Un risultato importante -anche se alcuni punti devono essere ancora chiariti e che potrebbero far diminuire di poco la percentuale di efficacia- che indica la bontà del metodo utilizzato e inserisce di diritto Sputnik V tra i vaccini da tenere in grande considerazione nella lotta al virus. Non a caso, proprio per aver utilizzato due vettori differenti, sono allo studio diversi clinical trials volti a verificare se la combinazione di approcci differenti (adenovirus + mRNA, adenovirus differenti tra prima e seconda dose) porti ad un'aumentata efficacia della vaccinazione.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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