La medicina di Genere nel nostro paese è una disciplina ancora nuova e inesplorata, c’è molto da fare per introdurla nella pratica clinica, nella prevenzione e nella ricerca. Dall’ISS arrivano importanti indicazioni
L'Osservatorio sulla medicina di genere dell’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato due documenti per promuovere l'equità di genere nella ricerca biomedica. Si tratta di indicazioni che segnano il passo rispetto all’attuazione del Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere (MdG), previsto dall’articolo 3 della Legge 3/2018 e che ha reso l’Italia paese all’avanguardia sotto questo aspetto in tutta Europa.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il “genere” come il risultato di criteri costruiti su parametri sociali circa il comportamento, le azioni e i ruoli attribuiti ad un sesso e come elemento portante per la promozione della salute. Pertanto, si definisce "medicina di genere" lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.
I DOCUMENTI
Nel primo dei due documenti (Medicina di Genere e Società Scientifiche) dell’ISS, sono descritte le principali attività di un campione di Società scientifiche e Associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie: oltre la metà di esse (53%) ha istituito gruppi di lavoro specifici sulla MdG e ha organizzato sessioni specifiche nei propri convegni, mentre survey specifiche sono state predisposte dal 31% delle Società coinvolte e il 9% ha pubblicato rubriche e opuscoli divulgativi sulla tematica.
Il secondo testo riguarda le Linee di indirizzo per l’applicazione della Medicina di Genere nella ricerca e negli studi preclinici e clinici, un passaggio atteso per fornire indicazioni pratiche e concrete per predisporre protocolli di ricerca pre-clinica e clinico-epidemiologica che tengano conto dei determinanti di sesso/genere. Il testo delinea diverse questioni critiche per gli studi preclinici, epidemiologici e clinici da una prospettiva di genere e offre linee guida generali da seguire per i ricercatori, tra cui la formulazione di ipotesi, l'identificazione se le differenze di sesso/genere sono descritte in letteratura, la considerazione del sesso/genere come variabili indipendenti, modificatori di effetto o fattori confondenti, la valutazione delle dimensioni del campione, la raccolta e l'analisi di dati disaggregati, la convalida degli strumenti per entrambi i sessi e la segnalazione delle differenze nell'articolo scientifico finale.
L'OBIETTIVO
L'obiettivo è produrre una ricerca che tenga conto delle molteplici differenze e produca benefici per i pazienti e per la sostenibilità del servizio sanitario. L’Osservatorio sulla Medicina di Genere, istituito con la Legge 3/2018, ha la funzione di monitorare l’attuazione del Piano predisposto dal Ministero della Salute e dal Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) con la collaborazione di un Tavolo tecnico-scientifico di esperti regionali e dei referenti per la medicina di genere della Rete degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), nonché dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) e dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS).
IL RUOLO DELLE SOCIETÀ SCIENTIFICHE
Riportiamo alcuni elementi emersi dalle varie associazioni e società scientifiche che hanno partecipato ai lavori. Il documento, nella parte realizzata con l’Associazione Italiana di epidemiologia (AIE) sottolinea la necessità di maggiori ricerche sul rischio di tumori occupazionali nelle donne e sull'associazione di rischio tra l'esposizione all'inquinamento atmosferico e il cancro al seno. L'AIOM, Associazione Italiana Oncologia Medica, ha avviato progetti specifici sull'oncologia di genere, con Giornate etiche incentrate sull'oncologia e sulle differenze di sesso e identità di genere.
La Sezione Sociologia della salute e della medicina dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS) ha condotto ricerche che hanno riguardato, oltre all’importante riflessione sui fondamenti scientifici dell’esclusione delle differenze, anche l’applicazione della medicina narrativa come strumento di anamnesi, gli studi sull’invecchiamento e l’uso della telemedicina e il digital divide. AIS si è inoltre adoperata per rivedere i curricula accademici in modo da includere più discipline umanistiche e prospettive di genere. L'AIDM-Associazione Italiana Donne Medico ha organizzato attività di formazione sulla medicina di genere e ha tenuto conferenze, seminari e gruppi di studio in tutto il Paese. Ha inoltre promosso campagne di informazione pubblica.
MEDICINA DI GENERE E CARDIOLOGIA
La cardiologia è stata tra le prime discipline a riconoscere la necessità di una Medicina di Genere. Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte per le donne a livello globale, ma ad oggi la ricerca in questo ambito è ancora insufficiente ed è carente anche la consapevolezza tra gli operatori sanitari. L'ARCA, l'Associazione Regionale dei Cardiologi Ambulatoriali, ha condotto un'indagine denominata CARIN WOMEN per valutare la percezione del rischio cardiovascolare da parte delle donne e ha scoperto che la consapevolezza del rischio femminile è bassa. Solo il 7% delle donne ha dichiarato di avere abitudini alimentari corrette e meno del 20% ha praticato una regolare attività fisica. Il 91% delle donne aveva bisogno di ulteriori informazioni sul rischio cardiovascolare e lo studio ha rivelato che la consapevolezza è scarsa anche tra gli operatori sanitari.
L’ITalian Alliance for CArdiovascular REhabilitation and Prevention (ITACARE-P) ha da poco istituito il Gruppo di Studio sulla Cardiologia Riabilitativa e Preventiva di Genere, che ha analizzato come il profilo di rischio cardiovascolare, la presentazione clinica di molte patologie cardiache acute e il successivo decorso siano fortemente influenzate da sesso e genere. Ad oggi gli interventi di prevenzione e riabilitazione cardiologica sono strutturati sulla base di studi che hanno arruolato per lo più uomini, con protocolli di gestione ed interventi, farmacologici e non, che non tengono in considerazione le variabili biologiche, sociali, culturali che influenzano significativamente l’efficacia degli interventi sanitari in questo settore.
IL BIAS DI GENERE NELLA RICERCA
Il capitolo scritto dalla Società Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare (SIB) ha analizzato la questione dei pregiudizi (bias) di sesso/genere nella ricerca e nella pratica clinica, e mira a produrre nuove conoscenze sull'impatto delle differenze di sesso e di genere nei processi biochimici alla base di varie malattie, tra cui i disturbi metabolici, il cancro e le malattie neurodegenerative. SIB si impegna inoltre ad ampliare la visione sui metodi di ricerca e sui fattori culturali, istituzionali e organizzativi che contribuiscono a sottovalutare l'importanza di includere un'adeguata dimensione di sesso/genere nei progetti.
L'OBESITÀ COME MALATTIA DI GENERE
La Società Italiana di Diabetologia (SID) e la Società Italiana di Endocrinologia (SIE) hanno creato un gruppo di studio intersocietario (SID-SIE) incentrato sulla medicina di genere in endocrinologia e diabetologia. L'obiettivo è garantire che la prevenzione, la diagnosi e il trattamento tengano conto delle differenze di genere in tutte le fasi della vita e in tutti gli ambienti. Nel caso dell’obesità, il gruppo di lavoro ha evidenziato le differenze di genere nell'obesità, con una prevalenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini, prevalenza che è influenzata da fattori ormonali, genetici, ambientali e alimentari. Lo studio ha analizzato i correlati metabolici del cervello rispetto a diversi livelli di Indice di Massa Corporea (Body Mass Index BMI) in soggetti anziani di sesso femminile e ha trovato un legame tra BMI elevato, alterazione del metabolismo cerebrale e connettività neurale, indicando un effetto di genere nel sovrappeso e nell'obesità. Questo significa che per le donne in sovrappeso può essere più difficile esercitare un controllo inibitorio della fame e del comportamento alimentare.
Questi risultati suggeriscono quindi che il trattamento e la prevenzione dell'obesità dovrebbero essere modulati in modo da conformarsi a queste differenze per offrire a ogni persona un modo più appropriato ed efficace di controllare l'alimentazione.
«Questi dati indicano che nella comunità scientifica cresce la consapevolezza dell’importanza di costruire il futuro della conoscenza biomedica alla luce delle differenze di genere», afferma Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Il lavoro dell’Osservatorio, oltre che a monitorare che avvengano azioni in questa direzione, sarà importante nel creare una base comune di lavoro per la realizzazione concreata della medicina di genere in tutti gli ambiti socio-sanitari in cui questo approccio è in grado di fare la differenza».
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Fonti
Angelica Giambelluca
Giornalista professionista dal 2009, scrive di medicina e sanità per diverse testate nazionali. Si occupa anche di comunicazione in ambito medico e sanitario. Dirige un portale dedicato al mondo dei pazienti, www.medoramagazine.it.