Sangue e plasma sono donati a sufficienza per garantire la salute degli italiani? ln occasione della giornata mondiale del donatore di sangue (14 giugno) scopriamo la situazione del nostro paese
Il 14 giugno ricorre la Giornata mondiale del donatore di sangue. Istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2005, intende sensibilizzare sull’importanza delle donazioni di sangue per tutti coloro che necessitano di trasfusioni sicure e farmaci plasmaderivati. Il sangue, infatti, non è un farmaco che si produce in laboratorio e solo l’uomo può donarlo.
DONA VITA, DONA SANGUE
Al fine di incentivare la donazione di sangue e dei suoi componenti, che negli ultimi anni è diminuita a causa della pandemia Covid-19, sono stati stanziati appositi fondi per la realizzazione, da parte del Ministero della salute, in collaborazione con il Centro nazionale sangue, le associazioni e le federazioni di donatori volontari di sangue, di una serie di iniziative, campagne e progetti di comunicazione per promuovere la cultura della donazione del sangue e del plasma. La campagna di comunicazione “Dona vita, dona sangue”, veicolata tramite media tradizionali e social network, ha l’obiettivo di aumentare il numero dei nuovi donatori, fidelizzare il donatore occasionale e favorire il ricambio generazionale dei donatori di sangue e di plasma, coinvolgendo in particolare i giovani nella fascia di età 18-35 anni. In che modo? Sensibilizzando sull’importanza della donazione del sangue e del plasma quale semplice gesto altruistico e di solidarietà di insostituibile valore e motivando alla donazione del sangue e del plasma come strumento tangibile per salvare vite.
«La campagna “Dona Vita, dona sangue” è rivolta specialmente a una fascia di popolazione giovane e, in generale, a tutti coloro che, forse, non hanno mai riflettuto sull’importanza di questo gesto», spiega il dottor Vincenzo De Angelis, direttore del Centro Nazionale Sangue (CNS). «Il sangue donato non è utilizzato solamente per le urgenze chirurgiche, magari a seguito di un incidente, ma anche e soprattutto per la gestione e per il trattamento di pazienti cronici che necessitano di trasfusioni periodiche, come ad esempio i pazienti oncologici o talassemici. È importante che i giovani in buona salute vadano a sostituire le generazioni precedenti di donatori che, dopo aver fatto la storia del sistema trasfusionale di questo paese, si stanno avvicinando ai 65 anni, età superata la quale non è più consentito donare. Nelle regioni presentate come esempi virtuosi il numero di donatori raggiunge il 5% della popolazione. La nostra campagna si rivolge a questo rimanente 95%».
SANGUE O PLASMA?
Il logo della campagna raffigura due gocce di diverso colore che si intersecano: una rossa come il sangue e una gialla, a simboleggiare il plasma. Lo stretto legame tra i due elementi sottolinea il valore di entrambe le possibilità di donazione. Sia il sangue intero sia il plasma, infatti, sono indispensabili ai pazienti per terapie salvavita. La donazione di plasma, non comportando un abbassamento dell’emoglobina nel sangue, potrebbe essere più indicata per chi ha bassi livelli di questa proteina.
«Il sangue è fatto da diversi componenti – ricorda il dottor De Angelis –: non solo globuli rossi e piastrine, ma anche plasma, da cui si ricavano proteine fondamentali per produrre farmaci salvavita per il trattamento di pazienti con immunodeficienze primitive e neuropatie. Stiamo parlando ad esempio di albumina, immunoglobuline e fattori della coagulazione. È vero che per ogni donazione di sangue intero vengono sempre separati i suoi componenti, tra cui il plasma, ma la raccolta di questo prezioso liquido giallo non è mai abbastanza. Per tutte quelle persone che non sono idonee a donare il sangue, perché magari presentano livelli bassi di emoglobina come spesso succede alle donne in età fertile, c’è la possibilità di donare solamente il plasma tramite plasmaferesi. Non ci sono donazioni più importanti di altre, c’è spazio per tutte».
LE DONAZIONI IN CIFRE
Il sistema sangue italiano, che a differenza di altri paesi si basa totalmente sulla donazione volontaria e non remunerata, conta al momento circa 1,7 milioni di donatori. Nel 2023, per la prima volta da almeno dieci anni, i donatori compresi nella fascia d’età tra i 18 e i 45 anni sono aumentati di circa 7mila unità rispetto all’anno precedente. Un risultato sicuramente positivo che però rientra in una tendenza ultradecennale all’invecchiamento della popolazione dei donatori. Nel 2023 i donatori tra 18 e 45 anni hanno rappresentato infatti il 50,7% del totale, solo 5 anni prima, nel 2018, tale percentuale era del 55%. Il 2023 ha segnato una lieve crescita nel numero totale dei donatori di sangue, aumentati di 20mila unità rispetto al 2022. Anche il numero di donazioni è cresciuto con 36mila donazioni in più rispetto al 2022, aumento che ha permesso di superare la soglia dei 3 milioni di donazioni in un anno. Si conferma così l’importanza della generosità della popolazione italiana dei donatori che ha garantito anche quest’anno l’autosufficienza del paese in materia di globuli rossi e la possibilità di effettuare circa 2 milioni e 837mila trasfusioni, ad una media di 1.748 pazienti al giorno.
«L’anno scorso, anche in estate – ricorda De Angelis – non ci sono state carenze gravi nella raccolta del sangue, e nemmeno segnalazioni da parte di pazienti cronici che non riuscivano a essere trasfusi. Mi auguro che questa situazione non sia stata solo una circostanza fortunata, ma che rappresenti un segno di cambiamento della nostra coscienza civile. Per coloro che hanno bisogno cronico di sangue non esistono estate o inverno per cui i donatori, prima o dopo essere tornati dalle ferie estive, dovrebbero ricordare di donare il sangue».
La donazione è indolore, semplice, sicura per il donatore e per il ricevente e richiede poco tempo.
PLASMA, L’AUTOSUFFICIENZA È LONTANA
Nonostante la raccolta di plasma abbia subito una crescita record, l’autosufficienza è ancora più lontana. È quanto emerge dalla seconda edizione di “The Supply of Plasma-derived Medicinal Products in the Future of Europe“, il convegno internazionale dedicato al plasma, patrocinato dal Ministero della Salute e organizzato dal Centro Nazionale Sangue. Secondo i dati, condivisi nel corso del convegno dagli esperti del CNS, per quanto riguarda le immunoglobuline, prodotto driver del mercato dei medicinali plasmaderivati, l’Italia nel 2023 ha raggiunto un livello di autosufficienza pari al 62%, inferiore all’anno precedente quando la quota di autosufficienza era pari al 64%. L’aspetto paradossale è rappresentato dai dati della raccolta del 2023 che, con i suoi 880mila chili di plasma, frutto delle generose donazioni di circa 1,5 milioni di donatori, ha raggiunto i livelli più alti di sempre per l’Italia.
«La raccolta del plasma sta finalmente incrementando dopo il brutto periodo pandemico, ma, essendo tornati ai livelli pre Covid anche dal punto di vista delle prestazioni sanitarie, la domanda dei prodotti medicinali plasmaderivati sta incrementando, più di quanto cresca la raccolta del plasma», spiega Vincenzo De Angelis.
RICHIESTE IN AUMENTO
Ad allontanare il nostro Paese dal traguardo strategico dell’autonomia in materia di plasmaderivati è stato, infatti, un aumento deciso della domanda di immunoglobuline, passata da circa 104 grammi ogni mille abitanti nel 2022 a 108 nel 2023. Il dato preliminare è in parte mitigato dall’aumento del livello di autosufficienza in materia di albumina, altro driver del mercato, che è passato dal 72% nel 2022 al 78% nel 2023, grazie anche a un calo della domanda. L’Italia, che è autosufficiente per quel che riguarda la raccolta di globuli rossi, deve quindi ricorrere al mercato internazionale per sopperire alla domanda di plasmaderivati ed integrare i medicinali, usati anche in terapia salvavita, prodotti a partire dal plasma raccolto con donazioni volontarie, anonime e non remunerate.
«La mancata autosufficienza di medicinali plasmaderivati resta un problema strategico per il sistema sanitario nazionale. I dati – conclude Vincenzo De Angelis – confermano la necessità di aumentare la raccolta attraverso azioni di sensibilizzazione rivolte ai possibili nuovi donatori, ma questo non basta. Bisognerà anche razionalizzare la domanda, specie di un prodotto come le immunoglobuline che sta trovando sempre più applicazioni a livello terapeutico. È un obiettivo su cui stiamo già lavorando con tanti partner italiani ed europei, perché il COVID ha dimostrato che, in situazioni particolari e spesso imprevedibili, non sempre il mercato internazionale può rispondere alla domanda dei nostri pazienti».
Fonti
Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile