Da un’indagine emergono difficoltà ad acquistare sempre lo stesso prodotto. Secondo gli esperti, passare da un farmaco equivalente a un altro non è consigliabile senza il parere del medico
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Sulla loro efficacia non vi sono più dubbi. Il problema dei farmaci generici, adesso, è il mantenimento della stessa terapia nel tempo. Considerando l’ampia gamma di prodotti presenti sul mercato, sempre più di frequente i pazienti denunciano il continuo cambio di medicinali. Nessuno, al momento, può garantire i medesimi effetti terapeutici.
RISPETTO DELLE TERAPIE
Secondo gli esperti, il “salto” da un prodotto all’altro non è mai consigliato, tra i generici. Se tutti quelli approvati evidenziano una differenza nella bioequivalenza mai superiore al 20% (per eccesso o per difetto) rispetto al prodotto d’origine, lo scarto tra due equivalenti può risultare anche doppio, se si trovano agli antipodi rispetto al piazzamento del farmaco a cui si ispirano. È come se il prodotto “brandizzato” fosse al centro di una curva a campana e i due generici si posizionassero ai suoi estremi sinistro e destro. Di conseguenza la distanza (e dunque l’effetto) può essere superiore a quanto tollerato.
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INFORMAZIONE COMPLETA E DISINTERESSATA
Sul mancato raffronto tra i diversi generici in termini di efficacia fanno leva i sostenitori del farmaco “griffato”. Il problema, però, esiste, anche a detta degli specialisti. «Tocca al medico fornire una corretta informazione e al farmacista agire senza interessi - afferma Roberto Trevisan, direttore della struttura di malattie endocrine e diabetologia dell’azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo -. Un continuo cambio di farmaci comporta un aumentato rischio per pazienti, soprattutto per chi soffre di diabete». Il via libera all’uso del generico c’è da tempo, sostenuto anche da sollecitazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
L’importante, però, è che poi si scelga sempre lo stesso rimedio. Impresa tutt’altro che facile. Un’indagine condotta dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda) ha infatti evidenziato quanto sia difficile rimanere “fedeli” allo stesso medicinale. Dopo aver intervistato 445 signore con disturbi psichici o cardiovascolari, residenti in nove Regioni italiane, è emerso come soltanto il 25% di esse non ha problemi ad acquistare sempre lo stesso generico e quasi la metà del campione ha ricevuto in farmacia l’invito a comperare qualcosa di diverso rispetto all’abituale.
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RIPERCUSSIONI SERIE
Intervistando chi non aveva mai ricevuto la proposta di cambiare farmaco, s’è visto come in realtà non esista una preclusione assoluta al “salto”. «Se me lo dice il farmacista, perché dovrei dire di no?», è stata una delle risposte più ricorrenti fornita dalle pazienti. Oltre alle variazioni sugli effetti della terapia, però, il continuo ricorso a nuovi farmaci ne può condizionare anche l’aderenza. Per un paziente anziano una nuova confezione o il cambio della formulazione (da pastiglia a compressa, per esempio) può comportare il mancato rispetto della prescrizione medica, con conseguenze prevedibili per la salute. Tra i più a rischio: chi soffre di disturbi psichici, diabete e malattie cardiovascolari.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).