Tra le cause di morte restano “in vetta” le malattie cardiovascolari. In Italia primato va all’infarto del miocardio. Africa subsahariana: è emergenza Aids
Negli ultimi 23 anni l'aspettativa di vita globale è aumentata: di 5,8 (per gli uomini) e di 6,6 (per le donne) anni, tra il 1990 e il 2013. Ma il dato non riguarda tutto il mondo. Nei Paesi dell’Africa subsahariana, infatti, la prospettiva s’è accorciata di quasi un lustro: soprattutto per colpa dell’Aids. Al contempo occorre essere sempre vigili di fronte ad alcune malattie i cui tassi di morte risultano aumentati, dal 1990 a oggi: dal tumore al fegato provocato dal virus dell’epatite C (+125%) a quello del pancreas (+7%), dal diabete (+9%) alla fibrillazione atriale (+100%), dai disturbi provocati dal consumo di droghe (+63%) alle malattie renali (+37%).
Aids: in Europa e Asia +80% dei casi negli ultimi dieci anni
DI COSA SI MUORE PIU' SPESSO?
La fotografia è stata scattata nell’analisi – condotta da un pool di ricercatori, coordinati dall’Università di Washington, valutando 240 cause di morte in 188 Paesi del mondo - che appare ogni anno in questi giorni su The Lancet. Complessivamente, nella società occidentale, continuano a scendere i tassi di mortalità per la maggior parte dei tumori (-15%) e delle malattie cardiovascolari (-22%). Lo stesso trend è stato osservato relativamente ad alcune condizioni spesso fatali nei Paesi in via di sviluppo: dalla diarrea alle infezioni del tratto respiratorio, fino ai disturbi neonatali. Segno che, per dirla con le parole di Cristopher Murray, docente di epidemiologia e salute globale all’Università di Washington, «l’aumento dell’azione collettiva avviata nei confronti di molte malattie infettive sta avendo un impatto reale». Chiaro il riferimento - con le dovute differenze tra i singoli Stati - alle gastroenteriti virali, al morbillo, alla tubercolosi e alla malaria.
RESTRIZIONE CALORICA: MANGIARE MENO PER VIVERE DI PIU'
LA SITUAZIONE IN ITALIA
In Italia le malattie cardiovascolari sono la causa del 44% dei decessi che si contano ogni anno. Tra queste, spicca l’infarto del miocardio: con poco meno di trentamila vittime costituisce la malattia più spesso fatale lungo la Penisola. Seguono il tumore del polmone, la malattia di Alzheimer, il cancro del colon-retto, le malattie ostruttive delle vie aree (asma, Bpco, bronchite cronica, enfisema), il diabete, il tumore al seno, la cirrosi epatica e gli incidenti stradali. Un quadro che in Europa occidentale è comune soltanto anche a Grecia, Svezia, Finlandia, Malta. In tutti gli altri Paesi il carcinoma polmonare rappresenta la prima causa di morte.
Italia: ecco la mappa della lunga vita
ALTRI RISULTATI
Dal dossier, oltre 40 pagine, emerge come notevoli passi avanti abbiano fatto alcuni Paesi “dimenticati” (Nepal, Ruanda, Etiopia, Niger, Maldive, Iran e Timor Est), in cui l’aspettativa di vita è aumentata di 12 anni, dal 1990 a oggi. In molte di queste realtà, però, le cause di morte continuano a essere piuttosto banali e risultano condizionate dalle scarse condizioni igienico-sanitarie. Nel 2013 sono stati 3,7 milioni i bambini morti per infezioni respiratorie (rispetto ai 7,6 del 1990), mentre sono da ricondurre alla malaria e alle malattie diarroiche quasi due milioni di decessi che, nel solo 2013, hanno coinvolto i più piccoli: partendo da un mese di vita e fino a cinque anni di età. Complessivamente le prime dieci cause di morte al mondo non sono cambiate, in 23 anni. Eccole, di seguito: malattie cardiovascolari, infezioni respiratorie, disturbi cerebrovascolari (ictus, ischemie), gastroenteriti con diarrea, incidenti stradali, Aids, nascite pretermine, malaria, encefalopatie neonatali e anomalie congenite. Preoccupano gli aumenti dei tassi di mortalità registrati per Aids (+344%), consumo di sostanze stupefacenti (+119%), malattie renali croniche (+90%) e malattia di Alzheimer (+89%)
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).