Già due i farmaci approvati in Italia con indicazione specifica. Straordinari gli effetti sulla perdita di peso e la gestione delle complicanze dell'obesità. Attenzione però ai possibili effetti collaterali e al fai da te
I farmaci agonisti di GLP-1 e GIP stanno rivoluzionando il trattamento dell'obesità. Disponibili anche in Italia -l'ultimo arrivato in ordine di tempo è tirzepatide, approvato in ottobre da parte di AIFA-, queste molecole si stanno dimostrando sempre più utili nel ridurre il peso e il rischio di malattie associate all'obesità. Farmaci rivoluzionari che non devono però essere considerati come la soluzione ai chili di troppo. Non solo, ad oggi mancano ancora dati certi sulla sicurezza a lungo termine. Come agiscono? Quali sono quelli disponibili in Italia? Ecco tutto quello che c'è da sapere.
DAL DIABETE AL CONTROLLO DEL PESO
Perché da tempo si fa un gran parlare di farmaci anti-obesità? Per comprenderlo occorre fare un passo indietro. Negli ultimi dieci anni il trattamento del diabete di tipo 2 -la forma associata ad uno stile di vita sedentario- è stato rivoluzionato dai farmaci appartenenti alla categoria degli agonisti di GLP-1. Il loro utilizzo però ha portato ad un effetto inaspettato: la capacità di favorire una significativa perdita di peso. Questo ha spostato l'attenzione dal semplice controllo della glicemia all'impiego di questi farmaci per la gestione dell'obesità. Inizialmente utilizzati per migliorare il controllo glicemico, questi trattamenti sono stati studiati e approvati anche per la riduzione del peso corporeo, cambiando così l'approccio terapeutico all'obesità.
COME FUNZIONANO?
Sia quelli per il controllo del diabete sia quelli per l'obesità agiscono principalmente sul recettore GLP-1. Tali farmaci mimano in tutto e per tutto l'azione del glucagon-like peptide-1 (GLP-1), un ormone prodotto naturalmente dal nostro corpo in risposta all'assunzione di cibo. I farmaci agonisti del GLP-1 (Glucagon-Like Peptide-1) dunque mimano l'azione di questo ormone con un triplice effetto: stimolano la secrezione di insulina dalle cellule beta del pancreas quando i livelli di glucosio sono elevati, riducendo così la glicemia in modo glucosio-dipendente. Allo stesso tempo inibiscono la produzione di glucagone, un ormone che aumenta la produzione di glucosio dal fegato. Inoltre gli agonisti di GLP-1 rallentano lo svuotamento gastrico, riducendo la velocità di assorbimento dei nutrienti e agisce sul sistema nervoso centrale, in particolare sull'ipotalamo, aumentando la sensazione di sazietà e riducendo l'appetito. Questi meccanismi combinati portano, oltre ad un miglior controllo della glicemia, ad una riduzione dell'assunzione di cibo con conseguente perdita di peso.
Ma GLP-1 non è il solo ormone coinvolto. Un altro attore protagonista del complesso meccanismo di regolazione è GIP (Glucose-dependent Insulinotropic Polypeptide), ormone che viene rilasciato in risposta all'assunzione di nutrienti, in particolare carboidrati e grassi. Il suo principale effetto è stimolare la secrezione di insulina dalle cellule beta del pancreas in modo glucosio-dipendente, ovvero solo quando i livelli di glucosio nel sangue sono elevati. Sebbene il suo ruolo nella regolazione del glucosio sia meno studiato rispetto al GLP-1, il GIP ha recentemente guadagnato attenzione per il suo potenziale nella gestione del metabolismo dei lipidi e del peso corporeo, soprattutto quando combinato con agonisti di GLP-1.
QUALI SONO DISPONIBILI NEL NOSTRO PAESE?
Attualmente nel nostro Paese sono due i farmaci disponibili e approvati in maniera specifica per la gestione del peso in aggiunta a una dieta povera di calorie e ad un aumento dell'attività fisica. Il primo è il principio attivo liraglutide. Approvato da tempo per il diabete, la versione utile nei casi di obesità è commercializzato con il nome di Saxenda. Pur essendo la stessa molecola, i due farmaci differiscono essenzialmente nel dosaggio. Il secondo farmaco disponibile, da poco approvato, è tirzepatide. In questo caso il principio attivo, commercializzato con il nome di Mounjaro, è in grado di agire sia su GLP-1 sia su GIP. L'elenco però potrebbe presto allungarsi con l'arrivo della semaglutide (utilizzata già per il diabete con Ozempic) commercializzata con il nome di Wegovy. In tutti i casi si tratta di farmaci già approvati per il diabete in cui viene estesa l'indicazione terapeutica e cambiato il dosaggio. C'è un però: proprio perché molti sono stati già commercializzati per il diabete, spesso accade che alcune di queste molecole vengano prescritte off-label (fuori dalle indicazioni ufficiali) anche per l'obesità. Un "modo di operare" che soprattutto in passato ha portato a non poche difficoltà di reperimento di questi farmaci nei pazienti con diabete.
I VANTAGGI DELL'ASSUNZIONE
Da un punto di vista di efficacia c'è poco da dire. Questi farmaci si sono dimostrati utili nell'indurre una perdita di peso importante e clinicamente significativa, particolarmente utile per chi ha difficoltà a dimagrire solo con dieta ed esercizio fisico. Oltre alla perdita di peso, gli agonisti del GLP-1 si sono dimostrati utili nel migliorare anche altri parametri metabolici associati al rischio di infarti ed ictus. Ecco perché queste molecole vengono viste con particolare interesse in un'ottica di riduzione del rischio di sviluppare complicanze legate all'obesità, come il diabete di tipo 2, l'ipertensione e le malattie cardiovascolari.
I LIMITI DEL TRATTAMENTO
Attenzione però a considerare i farmaci anti-obesità una facile soluzione al problema. Innaznitutto per mantenere i risultati devono essere assunti per un periodo molto lungo. La sospensione del trattamento può infatti portare, come già documentato, ad un recupero del peso perso. Inoltre la loro efficacia può variare da paziente a paziente: non tutti rispondono allo stesso modo, e alcuni possono ottenere solo una riduzione modesta del peso corporeo. Inoltre è utile ricordare che la perdita di peso ottenuta con questi farmaci deve essere accompagnata da modifiche allo stile di vita, come dieta ed esercizio, per ottimizzare i risultati e garantirne la durata. Infine, dato da non trascurare, rimane il nodo del prezzo. Ad oggi, in Italia, i farmaci sono a carico del paziente.
MONITORARE GLI EFFETTI COLLATERALI
C'è poi un'altra grande incognita relativa a questi farmaci, specialmente sull'utilizzo a lungo termine. Al di là dei possibili effetti collaterali -in particolare a livello gastrointestinale come nausea, vomito, diarrea e costipazione e che si manifestano soprattutto nelle fasi iniziali del trattamento e tendono a diminuire con il tempo- sono stati documentati effetti importanti come, ad esempio, l'aumento del rischio di sviluppare pancreatite acuta. Un evento raro il cui nesso causale è ancora da chiarire. Alcuni studi hanno inoltre mostrato un rischio potenziale di sviluppare calcoli biliari e colecistite, specialmente in pazienti che perdono peso rapidamente. Infine rimane incerta la prescrizione nei pazienti con una storia familiare di carcinoma midollare della tiroide. Alcuni studi sugli animali avevano evidenziato in passato un aumento del rischio di tumori della tiroide associata all'utilizzo prolungato di queste molecole. Un effetto che non è stato confermato nell'uomo ma che rende necessaria la massima prudenza. Ecco perché, in mancanza di dati sul lungo termine, l'utilizzo di questi farmaci deve avvenire sempre sotto prescrizione medica evitando il "fai da te".
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.