Sono uomini e giovani a pagare il drink più caro. Gli ultimi dati sull'impatto dell'alcol sulla salute globale
Sono state aggiornate le stime dell’impatto dell’alcol sulla salute delle persone nel mondo. L’analisi, l’aggiornamento del Global Burden of Disease, condotta su 204 paesi, segnala che nel 2020 un consumo dannoso di alcol ha riguardato oltre 1 miliardo e 340 milioni di persone, in grandissima parte maschi e giovani.
LO STUDIO
Gli autori hanno cercato nell’epidemiologia su larghissima scala le risposte al dibattito sull’impatto del consumo moderato dell’alcol sulla salute. Da quale livello di consumo si inizia a pagare uno scotto in termini di malattie e incidenti? Esistono livelli di consumo non dannosi o addirittura benefici? Se si parla di cancro, si sa, il rischio zero non esiste neanche a livelli bassi di consumo. Ma com’è noto alcuni studi rilevano un certo effetto positivo dell’alcol sul sistema cardiovascolare (in particolare sul rischio di malattie coronariche), un effetto discusso perché molto limitato e affiancato da un aumento del rischio di altre malattie, ben più numerose, motivo per cui non è possibile raccomandarne il consumo, sia pure moderato, “perché fa bene al cuore”. Questa analisi ha voluto appunto valutare come può cambiare nel tempo il livello di rischio in base alla storia clinica, l’area geografica, l’età, il genere. Sono quindi stati raccolti i dati in 204 nazioni su persone dai 15 anni in su fra il 1990 e il 2020. Si è cercato di capire a quali quantità di alcol per una certa categoria di individui il rischio di varie malattie inizia ad aumentare rispetto a chi non beve.
I RISULTATI
Come previsto, il punto di consumo critico, il limite teorico oltre il quale la salute peggiora rispetto a chi non beve, varia a seconda dell’età e della provenienza. Al di sotto dei 40 anni è risultato oscillare fra 0 e 0,6 “drink standard” al giorno (10 grammi di etanolo, ovvero 100 ml di vino o 375 ml di birra). Dopo i 40 anni da 0,114 e 1,87 drink al giorno. Il consumo di alcol risulta quindi più dannoso per i giovani: fra i consumatori a livelli nocivi, come definito nell’indagine, nel 2020 il 60 per cento era composto da persone sotto i 40 e il 77 per cento da maschi. È anche emerso un modesto vantaggio di piccole quantità di alcol consumate da chi è ad alto rischio di malattia cardiovascolare, in particolare gli anziani in alcune regioni del mondo.
L'ALCOL, SEMPRE UN PROBLEMA PER LA SALUTE
Morale? Vanno studiate raccomandazioni calibrate per età e provenienza, sintetizzano gli autori della ricerca, ed è necessario agire energicamente soprattutto sui giovani per contenere la perdita (o meglio lo spreco) di salute attribuibile all’alcol. Abbiamo chiesto un parere a Emanuele Scafato, direttore del Centro dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per la ricerca e la promozione della salute sull'alcol e le problematiche alcolcorrelate, direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol dell'Istituto Superiore di Sanità (qui il testo completo): «Le prove disponibili suggeriscono che bassi livelli di consumo di alcol sono associati a un minor rischio di esiti di alcune malattie e un aumento del rischio di altre, e al netto di tutto risulta che l'alcol determina sempre un pregiudizio alla salute. Nei fatti, quindi, nessuna linea guida può raccomandare l'uso di alcol ma, oggettivamente, ribadire che non esistono quantità sicure per la salute e che le quantità da non superare per non incorrere in un maggior rischio non sono generalizzabili all'universo».
MIRARE LE RACCOMANDAZIONI, AGIRE CON DECISIONE
E ancora: «I risultati di questo studio, alla luce dell'esigenza di garantire scelte informate ai consumatori sui rischi che corrono consumando bevande alcoliche, confermano l'opportunità di linee guida e raccomandazioni personalizzate sul consumo di alcol per età e tra le differenti realtà culturali e territoriali. Le attuali soglie di consumo a più basso rischio sono già troppo alte per alcuni e sicuramente per tutti i giovani». Poco utili invece, le distinzioni in base al genere: il rischio per la salute legato all’alcol cambia di poco fra uomini e donne; cambia moltissimo, invece, la propensione al consumo dannoso, che conferma nei maschi giovani le prime vittime del bere. Ciò che conta sottolineare, è il forte ritardo dell'Italia rispetto agli obiettivi di contenimento dei consumi dannosi o anche solo di un'informazione chiara e corretta, il minimo a cui i consumatori hanno diritto.
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Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.