Nuove cure per la psoriasi a placche: Ixekizumab è stato testato con successo su oltre tremila persone
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Sono molti i pazienti che attendono nuove cure per la psoriasi. Ma i risultati ottenuti nella sperimentazione dell’Ixekizumab contro le forme moderate e gravi di psoriasi a placche offrono una speranza ai quasi due milioni di italiani che ne soffrono. Il farmaco non è ancora disponibile, nel nostro Paese.
Complessa, invalidante, con lesioni che interferiscono sulla vita personale e sociale: la psoriasi è una malattia infiammatoria cronica e recidivante della pelle che impatta sulla qualità di vita. Ma le ricadute non sono soltanto estetiche: il perdurare dello stato infiammatorio può contribuire all’insorgenza di malattie cardiovascolari, diabete, depressione e artrite psoriasica.
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FARMACO EFFICACE CURA IN SOLI TRE MESI
La prossima arma a disposizione di questi pazienti potrebbe essere rappresentata dall’ixekizumab, un anticorpo monoclonale già disponibile sul mercato statunitense e appena approvato dall’European Medical Agency (Ema).
Ad avvicinare la sua messa in commercio - per trovarlo in Italia sarà necessario che si completi la contrattazione sul prezzo e sull'eventuale rimborsabilità tra l'azienda produttrice e l'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) - sono i risultati di tre studi di fase 3, pubblicati sul New England Journal of Medicine e discussi i nquesti giorni a Parigi, dove è in corso la quinta edizione del «Psoriasis Internazional Network».
Le conclusioni delle ricerche sono andate oltre le aspettative. L’ottanta per cento dei pazienti arruolati - 3.736 da oltre cento centri in ventuno Paesi - con una psoriasi a placche di forma moderata o grave e trattati con ixekizumab (due iniezioni mensili) ha infatti osservato un’evidente regressione della malattia in appena dodici settimane di trattamento. In seguito, il farmaco è stato somministrato ogni mese o ogni tre mesi.
I risultati hanno premiato la scelta di garantire la terapia di mantenimento più di frequente. I benefici, assenti nel gruppo di controllo trattati con un placebo, sono stati osservati fino a un anno e due mesi dopo la sospensione della terapia.
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NUOVA OPPORTUNITA’ DI CURA PER LA PSORIASI
«Si tratta di un risultato che fino a dieci anni fa sarebbe stato considerato impensabile - afferma Kenneth Gordon, docente di dermatologia alla Feinberg School of Medicine di Chicago e prima firma della pubblicazione -. Sulla base di questi risultati ci aspettiamo che otto pazienti su dieci avranno un tasso di risposta elevato all’ixekizumab e circa la metà di essi guariranno definitivamente dalla psoriasi».
All’orizzonte c’è dunque una nuova opportunità di cura per i pazienti psoriasici, rinfrancati dall’avvento dei farmaci biologici. L’ixekizumab - che fa parte della medesima categoria - ha un’azione diretta nei confronti dell’interleuchina 17A, una citochina pro-infiammatoria rilasciata dai linfociti T helper che svolge un ruolo chiave nei meccanismi di insorgenza della psoriasi. Il legame tra il farmaco e la proteina s’è rivelato in grado di inibire l’anomala risposta autoimmune che è alla base della psoriasi, malattia che si presenta con prurito, secchezza e rossore cutaneo. Nel caso della psoriasi a placche, a essere interessata è almeno il dieci per cento della superficie cutanea.
Fonti
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Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).