È la conclusione di un'indagine condotta dall'Osservatorio Paidòss. Dura posizione del presidente dell'ISS Walter Ricciardi contro i medici che ancora li sconsigliano
Il tema delle vaccinazioni rimane uno dei più delicati nell'ambito del rapporto tra medici e genitori. Da una parte ci sono gli specialisti che, attraverso i canali ufficiali e il "filtro" dei media, si sforzano per far passare il concetto della loro imprescindibilità. Dall'altra ci sono giovani papà e mamme (uno su tre) che, confusi dalle informazioni pescate in rete, li ritengono più pericolosi delle malattie che prevengono. È l'istantanea emersa da una indagine condotta da Paidòss (Osservatorio Nazionale sulla Salute dell'Infanzia e dell'Adolescenza) e presentata durante il congresso svoltosi a Lecce. «Se ci sono ancora dei medici del sistema pubblico che sconsigliano i vaccini, vanno rimossi dai propri posti», è il commento duro rilasciato dal presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi.
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UN QUADRO PREOCCUPANTE
Analizzando i risultati di una indagine condotta da Datanalysis tra maggio e giugno su un campione costituito da mille genitori di bambini di età inferiore a sei anni, i pediatri hanno valutato l'impatto del ritiro di alcuni lotti del vaccino antinfluenzale avvenuto l'anno scorso sulla percezione che i genitori hanno della profilassi vaccinale. I lotti furono ritirati in seguito ad alcuni decessi che avevano attivato il sistema di vigilanza, ma dopo accurate analisi non vennero rilevate anomalie.
Quello che è emerso dall'indagine è un quadro d'emergenza, se il 92% dei genitori s'è dichiarato «condizionato negativamente dalla notizia» e appena una coppia su tre s'è sentita «adeguatamente informata dalle istituzioni preposte»: riconosciute nel Ministero della salute, nell'Istituto Superiore di Sanità, nelle società scientifiche e nelle Regioni. Ma non solo. In seguito ai fatti registrati dodici mesi addietro, un genitore su quattro ha riferito «di non aver completato tutte le dosi», fermandosi a due su tre: esponendo così il proprio figlio al rischio di contrarre gravi infezioni. Segno che la paura, dall'antinfluenzale, s'è poi trasferita a tutte le vaccinazioni: da quella trivalente, erroneamente associata all'insorgenza dell'autismo, a quella antipneumococcica. E non è svanita una volta che l’Agenzia Europea del Farmaco ha escluso la contaminazione degli antidoti.
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MORBILLO E ROSOLIA LONTANE DALL'ERADICAZIONE
«È la conferma che le famiglie italiane sono frastornate su questo tema», afferma Nicola Principi, ordinario di pediatria all'Università Statale di Milano. «Forte è la dicotomia tra i vaccini obbligatori e quelli raccomandati: questi ultimi sono i più facilmente esclusi, anche se tutta la profilassi andrebbe vista come un diritto e non un dovere». A poco basta ricordare, come ha fatto l'Organizzazione Mondiale della Sanità un anno fa, che le vaccinazioni prevengono 2,5 milioni di morti ogni anno nel mondo, cinque per ogni giro di lancette dell'orologio.
«Sono troppe, non tutte necessarie e in alcuni casi risultano più pericolose delle malattie che prevengono», hanno risposto con maggiore frequenza i genitori "anti-vaccinisti". L'emergenza riguarda sopratutto i "classici": diretti contro il tetano e la difterite. Ben lontane dall'eliminazione - nonostante gli obiettivi inseriti nel piano nazionale di prevenzione vaccinale 2016-2018 - sono pure il morbillo e la rosolia se, come ricorda Stefania Salmaso, direttore del centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e prevenzione della salute dell'Istituto Superiore di Sanità, «si osservano ancora casi di rosolia congenita tra i figli di donne non alla prima gravidanza», con i rischi che ne conseguono: aborto, ritardo mentale, sordità, malattie congenite del cuore, cataratta e affezioni degli occhi.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).