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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 19-09-2017

Diabete di tipo 1: una pillola per ridurre l'insulina?



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Un nuovo farmaco si è dimostrato capace di abbassare la glicemia e l’emoglobina glicata, riducendo la dose d’insulina necessaria per i pazienti affetti dal diabete di tipo 1

Diabete di tipo 1: una pillola per ridurre l'insulina?

Una pillola in più. E, con ogni probabilità, una quota di insulina in meno. La prospettiva è questa, a leggere i dati di efficacia relativi al Sotagliflozin, un farmaco antidiabetico che, assunto dai pazienti affetti dal diabete di tipo 1, permette di ridurre le (necessarie) iniezioni di insulina. I risultati dell'ultima sperimentazione di fase 3 del farmaco sono stati presentati a Lisbona, nel corso del congresso della società europea di studi sul diabete e pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine.


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UN PILLOLA ASSIEME ALL'INSULINA

Il trial clinico è durato sei mesi e vi hanno preso parte 1.402 soggetti con diabete di tipo 1, reclutati da 133 centri di ricerca dislocati in 19 Paesi del mondo. Nel corso della sperimentazione, una singola compressa, assumibile per via orale (400 milligrammi al giorno), è stata affiancata alla quotidiana e obbligatoria supplementazione di insulina. I pazienti affetti da diabete di tipo 1, infatti, sono costretti alle iniezioni dalla prematura morte delle beta-cellule del pancreas, non più in grado di rifornirli di questo importante ormone. 

La pasticca, assunta a colazione, si è dimostrata in grado di mantenere nei limiti i livelli di glucosio nel sangue e di conservare la propria efficacia anche a fronte di un minore apporto di insulina. Un dato significativo per la qualità della vita di pazienti cronici. Nel loro caso, nonostante l’assunzione giornaliera dell’ormone, gli sbalzi nei livelli glicemici sono piuttosto frequenti. La prospettiva offerta dal nuovo farmaco ha dunque un duplice vantaggio: quello di ridurre le iniezioni dell'ormone e di garantire una gestione più equilibrata della malattia nel tempo.

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COME FUNZIONA SOTAGLIFLOZIN

A spiegare il meccanismo di funzionamento del farmaco è Paolo Pozzilli, ordinario di endocrinologia e malattie metaboliche al Campus Bio-Medico di Roma, unico italiano tra gli autori della ricerca. «Sotagliflozin fa parte degli inibitori del riassorbimento del glucosio a livello renale. Il farmaco consente l’eliminazione delle molecole di zucchero attraverso le urine e ne riduce l'assorbimento a livello intestinale. La riduzione dei livelli di emoglobina glicata è indice di buon controllo del metabolismo». Dopo un primo filtraggio renale, il glucosio (ma con esso anche il sodio, ecco perché la compressa è efficace pure per normalizzare la pressione) viene riassorbito nel sangue e quindi torna in circolo, almeno fino a quando il livello glicemico non supera quota 180. Oltre tale limite, viene eliminato dall’organismo con le urine e le feci. Il farmaco modifica questa soglia, facendola scendere a 130. Quando la glicemia raggiunge tale livello, scatta l’inibizione delle due proteine trasportatrici del glucosio: SGLT1 e SGLT2. Con la loro disattivazione, l’organismo evita di recuperare gli zuccheri nel sangue, consentendone l’eliminazione definitiva. 

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Il Sotagliflozin - si attende l'approvazione da parte delle autorità regolatorie americana ed europea, ma gli esperti si augurano che l'immissione in commercio avvenga entro un anno - si è rivelato anche efficace nel ridurre le ipoglicemie, favorire la perdita di pesocontrollare la pressione arteriosa e ridurre i fenomeni di chetoacidosi diabetica. Gli italiani con diabete di tipo 1 sono circa trecentomila, ma il fenomeno è in crescita. 

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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