Un’indagine condotta su quasi duecentomila persone obese mostra che in gran parte dei casi si incappa nell’effetto yo-yo. Perdere molti chili sin dal principio è un buon segno
Dimagrire non è impresa semplice né uguale per tutti. Chi si occupa del tema dell’obesità, lo sa. E' facile riguadagnare quanto si è smaltito con tanto impegno o perdersi nell’altalena del cosiddetto effetto yo-yo: un po’ perdo, un po’ recupero, un po’ riperdo e un po’ ri-recupero con un andamento complessivo che tuttavia, in genere, punta a salire. Uno studio presentato all’annuale meeting del 2016 della Società di Endocrinologia americana ha mostrato importanti differenze fra soggetti diversi e suggerisce che chi perde molti chili sin dalle prime fasi della dieta sembra avere migliori possibilità di restare stabili nel nuovo peso raggiunto. L’indagine è stata condotta controllando i referti medici elettronici di quasi 178mila obesi che non avevano patologie tali da indurre un dimagrimento spontaneo e di cui risultavano le misure dell’indice di massa corporea prese per cinque anni di seguito.
COME SI MISURA L’INDICE DI MASSA CORPOREA
Sulla base dell’andamento nei primi sei mesi di dieta, i pazienti sono stati divisi in quattro gruppi: stabili (meno del cinque per cento di peso perso), con perdita modesta (dal cinque al dieci per cento), con perdita moderata (dal dieci al quindici per cento), con forte perdita (dal quindici per cento in su). Prima di procedere, è opportuno sapere come si calcola e che cosa indica l’indice di massa corporea. Occorre dividere il peso di una persona per la sua altezza al quadrato. Esempio: una persona alta 1,70 e con un peso di 65 chili ha un indice di massa corporea di 22,49, e questo è considerato come normale.
Infatti l’indice di massa corporea pone i limiti di normalità tra le cifre 18,5 e 24,9, di sovrappeso tra 25 e 29,9 e di obesità oltre il livello 30. Quanti avevano perduto più peso da subito, si è rivelato molto probabile che continuassero a dimagrire nel tempo. Nel dettaglio, tra i pazienti con una perdita modesta, il 23 per cento ha mantenuto il nuovo peso mentre il due per cento ha continuato a perdere peso nei due anni successivi, quanto è durato il monitoraggio nel tempo. Tra quelli con perdita di peso moderata, il quattordici pr cento si è fermata a questo livello mentre il quattro per cento ha continuato a snellirsi. Infine, fra quanti hanno avuto una grossa perdita di chili quasi il 20% è riuscito a restare nel nuovo peso mentre l’11 ha continuato a perderne. Un totale, dunque, positivo del 31 per cento.
GLI ALTALENANTI
Nei due anni di controllo successivi si è visto che in questi tre gruppi con perdite di peso significative, rispettivamente il 40, il 36 e (soltanto) il 18 per cento hanno ripreso più della metà dei chili smaltiti. Moltissimi sono entrati nel su-e-giù dell’«effetto yo-yo», anche qui con percentuali diverse a seconda dei risultati raggiunti: i pazienti col maggiore dimagrimento sono risultati di nuovo il numero minore col 58 per cento che può sembrare molto, certo, ma non confrontato agli altri che si sono rivelati ciclici nel 71% (perdita modesta) e nel 74% (perdita moderata) dei casi. «Occorre approfondire questi risultati che fanno luce sull’importanza della continuità e della coerenza nel gestire la perdita di peso», concludono i ricercatori americani. «Identificare modelli di cambiamento del peso è fondamentale per creare strategie del dimagrimento “tagliate su misura” in base al gruppo di appartenenza del paziente».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.