Di tipo 1 o 2, la patologia del glucosio nel sangue genera disturbi di vario tipo: cardiovascolari, agli occhi, ai reni, ai piedi. Il rischio è più alto per il sesso maschile
Il diabete fa più danni negli uomini rispetto alle donne. Ciò vale nel caso del diabete 1 come del diabete 2. Disturbi cardiovascolari, alle gambe, al piede, complicazioni renali più la retinopatia diabetica, pericolosa per la vista, risultano tutti a un più alto livello di diffusione nei maschi, senza distinzione se abbiano questa patologia da più o meno di 10 anni. Su questo argomento è uscito uno studio di lungo periodo, condotto in Australia, sul Journal of Epidemiology & Community Health. La prevalenza globale di questa malattia dello zucchero nel sangue non è diversa tra i due sessi, ed è prevista arrivare a 783 milioni nel 2045.
UNO STUDIO SU 25 MILA PERSONE
I ricercatori hanno trovato punti non chiari sulle complicazioni cardiovascolari né hanno saputo stabilire se il tempo passato con il diabete influenzi gli sviluppi delle altre malattie. Allora hanno pensato di attingere al “45 an Up Study”, il più vasto studio in corso in Australia sulla salute e sull’invecchiamento che comprende 367.357 persone sopra i 45 anni di età che vivono nella regione del New South Wales. In totale hanno considerato 25.713 persone con il diabete di tipo 1 o 2 per vedere quali problemi avevano legati a questa patologia. Il ventaglio dei disturbi include le malattie cardiovascolari (ischemia cardiaca, mini ictus o Tia - attacco ischemico transitorio, ictus, insufficienza cardiaca, cardiomiopatia diabetica), problemi agli occhi (cataratta, retinopatia diabetica), problemi alle gambe o ai piedi (neuropatia periferica, ulcere, celluliti, osteomieliti, problema vascolare periferico, amputazione di diverso grado), problemi ai reni (insufficienza renale acuta, disturbo renale cronico, insufficienza renale cronica, dialisi, trapianto del rene).
PIÙ DELLA METÀ EX FUMATORI
Circa metà del gruppo in esame avevano tra 60 e 74 anni di età, in maggioranza (57 per cento) maschi, al 39 per cento sovrappeso (in confronto al 29 per cento tra le donne) e con una storia di problemi cardiaci. Sorprendentemente più della metà (51 per cento) ex fumatori (contro il 29 per cento delle donne). Di una gran parte di queste persone era indicata la data della prima diagnosi di diabete e così si è visto che il 58 per cento avevano il diabete da meno di 10 anni e il 42 per cento da 10 anni in su. Nel tempo, si è anche visto che gli uomini erano i più colpiti dalle complicazioni del diabete.
PERCENTUALI PIÙ BASSE TRA LE DONNE
Il 44 per cento presentavano un disturbo cardiovascolare e il 57 per cento problemi agli occhi. Inoltre il 25 per cento avevano complicanze alle gambe o piedi e il 35 per cento ai reni. Le corrispondenti percentuali delle donne erano 31, 61, 18 e 25. In generale, gli uomini avevano un rischio del 51 per cento maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto alle donne, del 47 per cento maggiore riguardo i problemi di gambe e piedi e del 55 per cento quanto alle complicanze renali.
LA QUASI PARITÀ PER GLI OCCHI
In riferimento alla vista, non si registravano grandi differenze tra i sessi, tuttavia i maschi mostravano un rischio del 14 per cento maggiore di sviluppare una retinopatia diabetica. Questo è uno studio osservazionale, dunque non può dare indicazioni sulle cause dei problemi, sottolineano i ricercatori. Cercando una qualche spiegazione per la “supremazia” maschile nelle complicazioni al diabete, indicano il fatto che gli uomini in genere sono meno disponibili a cambiare stile di vita, a prendere medicine preventive, a fare i dovuti controlli per abbassare il rischio.
FARE PREVENZIONE
Sulla base dei loro risultati si sentono tuttavia di sottolineare: «Per ogni mille persone con il diabete va considerato che una media di 37, 52, 21 e 32 persone svilupperanno rispettivamente disturbi cardiovascolari, agli occhi, a piedi e gambe, renali, ogni anno». Ma attenzione alle donne: hanno sì valori di rischio inferiori agli uomini, si tratta però di valori comunque alti. Il consiglio finale degli studiosi australiani è di seguire gli screening e intraprendere le terapie di prevenzione per le possibili complicanze dal momento della diagnosi di diabete.
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