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Pediatria
Fabio Di Todaro
pubblicato il 12-06-2017

Cinquemila adolescenti diabetici, ma più della metà non rispetta la terapia



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I comportamenti a rischio sono più dannosi che per i coetanei sani. Preoccupa la tendenza dei ragazzi diabetici a ridurre il dosaggio dell’insulina per dimagrire

Cinquemila adolescenti diabetici, ma più della metà non rispetta la terapia

L’età di insorgenza del diabete di tipo 1 vive una fase di progressivo abbassamento. Detto ciò, la maggior parte dei casi viene diagnosticata nel corso dell’adolescenza. L'inizio della pubertà, con la produzione di ormoni sessuali che inducono resistenza all'insulina e valori di glicemia alterati, contribuiscono a far ammalare i ragazzi predisposti alla malattia. Ma rispetto ai cinquemila giovani che si scoprono diabetici tra i 14 e i 18 anni, più della metà non rispetta le prescrizioni terapeutiche, che prevedono: il monitoraggio della glicemia, la somministrazione di insulina, il controllo dell’alimentazione e dell’attività fisica.

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GLI ERRORI DEGLI ADOLESCENTI DIABETICI

L’allarme è giunto dal congresso della Società Italiana di Pediatria, appena conclusosi a Napoli. Gli specialisti italiani si sono confrontati sulla gestione del diabete di tipo 1 negli adolescenti, perché diversi sono stati i casi «sospetti» osservati negli ultimi anni. I comportamenti da tenere d’occhio, avvertono gli specialisti, viaggiano a braccetto con i disturbi del comportamento alimentare. Nello specifico: la riduzione del dosaggio della terapia insulinica al fine di perdere peso. La somministrazione dell’ormone permette infatti di stoccare nelle cellule muscolari ed epatiche gli zuccheri, che diversamente nei diabetici rimarrebbero in circolo nel sangue fino a essere escreti con le urine. Cosa fa più della metà dei ragazzi italiani diabetici? In maniera autonoma, ne riduce la dose terapeutica. Un problema che, secondo Franco Cerutti, direttore dell’unità di endocrinologia e diabetologia dell’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino e presidente della Società Italiana di Endocrinologia Pediatrica, rimanda «alla troppa attenzione che oggi i giovani pongono all'alimentazione, alle calorie e, nello specifico, ai carboidrati». Altra cattiva abitudine: il fumo di sigaretta. Sull’onda di ciò che sperimentano i coetanei, anche tra gli adolescenti diabetici è diffusa l’abitudine di fumare. «Ma le sigarette, se consumate da un ragazzo diabetico, possono aumentare fino a dieci volte la probabilità che si verifichi un grave problema vascolare prima dei trent’anni di vita - prosegue l’esperto -. Nello specifico: ictus cerebrale e infarto del miocardio. Va posta cautela anche nell’uso di alcol, «che aumenta il rischio di gravi crisi ipoglicemiche».

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COME AVVICINARE I RAGAZZI ALL’AUTOGESTIONE?

In Italia, su ventimila bambini con il diabete tipo 1, un quarto sono adolescenti. Cinquemila ragazzi si scoprono ammalati in un’età in cui aumenta l’esposizione ad alcuni fattori di rischio: come il fumo di sigaretta, il consumo di bevande alcoliche e la sedentarietà. Ma l’adolescenza è già di per sé un momento critico, per i giovani diabetici. «In questa fase della vita si può determinare un peggioramento del compenso metabolico, che è un fattore di rischio per episodi di ipoglicemia e chetoacidosi - puntualizza Cerutti -. Questo è riconducibile a fattori fisici come i cambiamenti ormonali, al minor coinvolgimento dei genitori nella gestione della malattia e all’assunzione di atteggiamenti di sfida tipici dell’adolescenza». È in questo periodo che si assiste al maggior allontanamento dei ragazzi dalla terapia. «Più della metà degli adolescenti con diabete tende ad andare in crisi sia con la famiglia sia con i medici: è in questa fase che bisogna conquistare la loro attenzione e motivarli all’autogestione».

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MA IN ITALIA LA SITUAZIONE VA MEGLIO CHE NEL RESTO D'EUROPA

Detto ciò, nonostante la metà degli adolescenti con diabete entrino in crisi con le terapie, la gestione del diabete di tipo 1 in Italia è complessivamente buona. Una recente indagine internazionale ha infatti svelato come i ragazzi diabetici del nostro Paese siano i più attenti nel controllo dell’emoglobina glicata, che rappresenta il parametro più affidabile per misurare il controllo metabolico della malattia.

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A NAPOLI IL DIABETE SI MONITORA VIA CHAT

Per rendere i ragazzi meno restii a confrontarsi su una malattia seria come il diabete, al centro di diabetologia pediatrica dell’Università Luigi Vanvitelli di Napoli hanno messo a punto nuovi sistemi di comunicazione per rispondere ai dubbi dei ragazzi. Il servizio, partito nel 2000 attraverso una chat online in cui era possibile porgere domande anche in forma anonima, ha vissuto una forte evoluzione negli ultimi due anni. Così è divenuta disponibile una chat Telegram («L’Isola pancreatica che non c’è»), grazie a cui i ragazzi possono parlare liberamente con gli altri e con i medici: utilizzando messaggi vocali, foto e adesivi. «Abbiamo notato un miglioramento nell’adesione alla terapia e nel controllo metabolico - chiosa Dario Iafusco, ricercatore confermato del centro di diabetologia pediatrica della ex Seconda Università di Napoli -. Alcuni ragazzi sono divenuti testimonial della loro condizione e si sono resi disponibili a spiegare la loro condizione ai bambini e ai coetanei in alcuni incontri nelle scuole». 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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