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Oncologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 01-06-2017

Tumori infantili: non c'è un «effetto Terra dei Fuochi»



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Esaminati 1,2 milioni di documenti. I dati raccolti tra il 2008 e il 2012 non mostrano un eccesso di tumori infantili nella Terra dei Fuochi rispetto alla media nazionale. L’attenzione degli epidemiologi resta alta

Tumori infantili: non c'è un «effetto Terra dei Fuochi»

Poco meno di venticinque slide, per fare chiarezza su uno dei temi più dibattuti, oltre che più sentiti sul piano emotivo. Terra dei Fuochi e tumori nei bambini: non c’è alcun picco, rispetto al resto d’Italia, almeno per quanto riguarda le neoplasie e l'infanzia. È quanto emerge dalla prima relazione redatta dal pool di esperti che curano il registro tumori infantili della Campania


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LA TERRA DEI FUOCHI E LA GRANDE PAURA PER I BAMBINI

Bambini e adolescenti che crescono anche nei novanta Comuni appartenenti alla Terra dei Fuochi - così chiamata dopo aver scoperto la presenza di rifiuti interrati illegalmente, e l’elevata frequenza di incendi destinati al loro smaltimento - corrono dunque lo stesso rischio di ammalarsi di cancro dei coetanei che vivono in qualsiasi altra parte d’Italia. L’incidenza e la mortalità di malattie neoplastiche sono immutate, rispetto al resto del Paese. Fanno eccezione soltanto i tumori della tiroide, per cui «negli adolescenti si registra un significativo eccesso di casi, rispetto all’atteso», hanno redatto gli esperti. Un dato che merita la massima attenzione e su cui precisano: «si tratta di tumori a buona prognosi che hanno mostrato nell’ultimo ventennio un trend in forte incremento in tutta l’Italia».

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Il lavoro, condotto esaminando oltre 1,2 milioni di referti, schede di dimissione ospedaliera e certificati di morte, fornisce una risposta chiara ai dubbi di molti: a partire da quelli degli abitanti di quell’area del Paese fra le province di Napoli e Caserta. La quota di giovani che hanno scoperto di avere un tumore tra il 2008 e il 2012 in Campania ammonta a 1.324: 786 bambini (0-14 anni) e 538 adolescenti (15-19 anni). Dato inferiore dell’uno per cento rispetto alla media nazionale (ma la flessione non è da considerare significativa). C’è una provincia in cui ci si è ammala ti di più rispetto alle altre? «Non sono emerse differenze significative tra i livelli di incidenza osservati nelle cinque province rispetto alla media regionale», si legge nel documento. Nello stesso arco di tempo, sono deceduti a causa di una neoplasia 206 giovani pazienti (129 bambini e 77 adolescenti). Anche in questo caso «i dati di mortalità osservati nelle cinque province per l’insieme di tutti i tumori maligni non hanno mostrato, in entrambe le fasce di età, scostamenti significativi rispetto ai dati attesi». Riscontri che hanno portato Mario Fusco, responsabile del registro tumori Asl Napoli 3 Sud e tutor del dossier, ad affermare che «l’incidenza e la mortalità per l’insieme dei tumori maligni nella Terra dei fuochi è paragonabile a quella osservata in Italia e a livello regionale».

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I TUMORI PIU’ DIFFUSI

Il trend s’è rivelato costante rispetto alla media nazionale anche nella tipologia delle diagnosi: leucemie e linfomi sono risultati i tumori più frequenti tra i bambini, i tumori della tiroide quelli tra gli adolescenti. Se per i primi non c’è molto da stupirsi, visto che sono gli stessi che incorrono con maggiore frequenza in tutti i bambini, il secondo dato appare l’unico che marca una differenza rispetto al contesto nazionale: 111 le diagnosi effettuate in cinque anni, sette in più all’anno rispetto alla media attesa. 

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Come valutare questo aumento? Nel rapporto si legge che «si tratta comunque di tumori a buona prognosi che hanno mostrato nell’ultimo ventennio un trend in forte incremento in tutta l’Italia. E nel quinquennio preso in esame non sono stati registrati decessi correlati a questo tumore nell’intera popolazione di età compresa tra zero e 19 anni». Secondo Franca Fagioli, direttore della struttura complessa di oncoematologia pediatrica dell'ospedale Regina Margherita di Torino e presidente dell’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica (Aieop), «stiamo parlando di un tumore che spesso si manifesta in forma secondaria, ovvero in pazienti che da bambini si sono ammalati di un altro cancro. L’oscillazione è comunque piccola: per i numeri e per il periodo di osservazione. Come tale, non può essere considerata motivo di allarme».

NESSUN ALLARME, MA CONTINUARE A TUTELARE I BAMBINI

Sotto la lente d’ingrandimento è finita la documentazione relativa all’11 per cento della popolazione infantile italiana. I dati tratti fanno riferimento a tutta la regione, anche se le attenzioni erano puntate sulla Terra dei Fuochi. Secondo Fagioli, «i dati fanno comunque riferimento a un periodo ancora troppo breve per trarre conclusioni definitive». Ma conforta l’uniformità rilevata in tutta la Campania tra i dati dell’ultima indagine e quelli in possesso dell’Aieop: registrati a partire dal 1989, sulla base dei dati di accesso e dei successivi follow-up. Segno che il trend può essere analogo a quello del resto del Paese. Chiosa Fagioli: «In nessuna zona si osservano movimenti che inducono in allarme. I bambini vanno tutelati in egual modo in tutta Italia, nell’ottica di favorire lo sviluppo di un buono stato di salute».

 

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Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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