E' il tumore al seno il più diffuso in Italia. Sono 373 mila all'anno le diagnosi totali di cancro ma il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi
Più di mille diagnosi al giorno di tumore. Per la precisione 373 mila in tutto il 2018. Se lo scorso anno era il cancro del colon-retto il più diffuso, quest'anno al primo posto troviamo il tumore al seno. La buona notizia però è che si vive sempre di più: presi insieme tutti i tumori il 63% delle donne e il 54% degli uomini è vivo a 5 anni dalla diagnosi. Purtroppo però permangono forti differenze tra Nord e Sud. I tumori pur colpendo meno nel Meridione - il tasso d’incidenza è più basso del 13% tra gli uomini e del 16% tra le donne al Sud rispetto al Nord - presentano una percentuale di sopravvivenza a lungo termine nettamente inferiore rispetto alle Regioni del Nord. E' questa, in estrema sintesi, la fotografia che emerge dal volume «I numeri del cancro in Italia 2018» realizzato dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e presentato al Ministero della Salute.
SENO, IL TUMORE PIU' DIFFUSO
Il tumore più frequente in Italia è diventato quello della mammella: nel 2018 sono stimati 52.800 nuovi casi (erano 51 mila nel 2017). Seguono il cancro del colon-retto (51.300, erano 53 mila nel 2017), che lo scorso anno era il più diagnosticato e del polmone (41.500, erano 41.800 nel 2017). Complessivamente, quest’anno nel nostro Paese sono stimati 373.300 nuovi casi di tumore (194.800 uomini e 178.500 donne), con un aumento, in termini assoluti, di 4300 diagnosi rispetto al 2017. Attenzione però all'interpretazione dei dati. Il fatto che il tumore al seno abbia scalzato quello del colon-retto è questione di diagnosi preoce: «L’ampliamento della popolazione target dello screening mammografico in alcune Regioni (tra cui Emilia-Romagna e Piemonte) spiega l’aumento significativo dell’incidenza del carcinoma della mammella nelle 45-49enni, dove peraltro la mortalità si abbassa dell’1%» spiega Stefania Gori, presidente AIOM.
DIAGNOSI PRECOCE E CURE ALL'AVANGUARDIA AUMENTANO LA PROSPETTIVA DI VITA
Il dato positivo che emerge dal volume è relativo alla sopravvivenza. Quasi 3 milioni e quattrocentomila cittadini vivono dopo la scoperta della malattia (3.368.569, erano 2 milioni e 244 mila nel 2006), il 6% dell’intera popolazione. Un dato in costante aumento. «I tumori non solo sono curabili ma anche guaribili, grazie a terapie sempre più efficaci e alle campagne di prevenzione. Infatti, il 27% dei pazienti vivi dopo la diagnosi torna ad avere (dopo un periodo di tempo diverso in base al tipo di tumore, al sesso, all’età di insorgenza) la stessa aspettativa di vita della popolazione generale: nel 2010 erano 704.648, nel 2018 sono 909.514, con un incremento del 29%» spiega la Gori. Il grande salto in avanti relativo alla sopravvivenza - il cancro sta diventando sempre di più una malattia cronica - lo si deve principalmente all'avvento dei nuovi farmaci immunoterapici arrivati sul mercato a partire dal 2010. L’Italia ha infatti garantito la disponibilità a 31 di queste molecole innovative, collocandosi al quarto posto a livello mondiale dopo USA (41), Germania (38) e Regno Unito (37), e davanti a Francia (28), Canada (28), Giappone (24) e Spagna (23).
DIVARIO NORD-SUD
Purtroppo però non sempre la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è omogenea in tutta Italia. Le percentuali fotografano un Paese spaccato in due: al Nord si registrano i tassi migliori, in particolare nelle prime tre posizioni si collocano Emilia-Romagna, Toscana (56% uomini e 65% donne in entrambe le Regioni) e Veneto (55% e 64%). In coda invece il Sud, con Sicilia (52% uomini e 60% donne), Sardegna (49% e 60%) e Campania (50% e 59%). Eppure al Sud i tumori colpiscono meno nel Meridione. Il tasso d’incidenza è più basso del 13% tra gli uomini e del 16% tra le donne al Sud rispetto al Nord. Differenze, quelle sulla minor sopravvivenza, che possono essere spiegate soprattutto con la scarsa adesione in queste aree ai programmi di screening che consentono di individuare la malattia in stadio iniziale, quando le possibilità di guarigione sono più alte.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.