Sorpresa: ci sono cellule staminali che paralizzano il sistema immunitario. Potrebbero spiegare perché spesso l'immunoterapia non funziona nel glioblastoma
Il glioblastoma è uno dei più aggressivi tumori cerebrali negli adulti e ora è stato scoperto che a “dargli manforte” intervengono cellule staminali emopoietiche, quelle cellule progenitrici del midollo osseo non ancora del tutto differenziate che danno origine a diversi tipi di cellule, con funzioni specializzate.
LO STUDIO SULL'AZIONE DELLE STAMINALI
Si tratta di cellule prodotte dal midollo osseo. E si è visto che esse stimolano la divisione (dunque la moltiplicazione) delle cellule tumorali e, nel contempo, sopprimono la risposta immunitaria di difesa dal tumore cerebrale. Questa sorprendente scoperta, dovuta a ricercatori tedeschi e pubblicata su Nature Communications, potrebbe anche spiegare perché l’immunoterapia non si è rivelata promettente come verso alcuni tumori e, insieme, indica un varco verso cui indirizzare nuovi tipi di cura.
FINORA UNA MALATTIA COMPLESSA DA CURARE
Il glioblastoma cresce diffusamente nei tessuti sani del cervello e per questo è spesso impossibile rimuoverlo completamente con la chirurgia. Resiste anche alla combinazione di chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Neanche l’immunoterapia, come si accennava più sopra, che ha prodotto buoni risultati in tumori quali melanomi o tumori del polmone, è stata efficace su questa malattia. «A quel che sembra i glioblastomi si creano intorno un ambiente impegnato a sopprimere la risposta immunitaria – commenta Bjoern Scheffler, professore di oncologia traslazionale al Centro tumori di Essen. – Producono messaggeri immunosoppressori e nelle immediate vicinanze del tumore troviamo alcuni tipi di cellule immunitarie che nello specifico sopprimono la difesa immunitaria».
UN MICROAMBIENTE DI AUTODIFESA
I ricercatori non conoscevano a fondo la varietà di cellule immunitarie nel microambiente attorno al glioblastoma. Analizzando campioni di tessuto di 217 glioblastomi, recuperati nel corso di interventi chirurgici, gli studiosi hanno distinto ben 43 tipi di cellule, compresi 26 tipi diversi di cellule immunitarie. Con loro grande sorpresa, hanno scoperto cellule staminali ematopoietiche in tutti i campioni di tumori maligni e mai, invece, nei campioni di tessuto sano ricavato da interventi chirurgici per altre malattie. Ricordiamo che le cellule staminali ematopoietiche danno origine a tutte le cellule del sangue. La prima autrice della ricerca Celia Dobersalske ha sottolineato: «Le cellule staminali vengono dal midollo osseo, dal quale riforniscono tutto il corpo con ogni genere di cellule sanguigne mature, naturalmente inclusi tutti i diversi tipi di cellule immunitarie. Ma cellule staminali del sangue nel tumore cerebrale non erano mai state viste prima».
LE STAMINALI NEMICHE DEL SISTEMA IMMUNITARIO
Queste cellule staminali del sangue sembrano avere una caratteristica cruciale: sopprimono il sistema immunitario, che è la difesa dell’organismo, e nello stesso tempo stimolano la crescita del tumore. Anche in coltura, associando cellule del glioblastoma a cellule staminali del sangue, i ricercatori hanno visto le prime moltiplicarsi, stimolate dalle seconde. Stesso risultato ponendo organoidi tumorali (piccolissimi tumori cresciuti sulla piastra di Petri da cellule di un cancro cerebrale di singoli pazienti) a contatto con cellule staminali del sangue. «Una ricerca decisamente importante – esordisce il professor Riccardo Soffietti, Professore di Neurologia all’Università di Torino e Direttore della Neuro-Oncologia dell’Aou Città della Salute e della Scienza di Torino, dedito soprattutto allo studio dei tumori cerebrali - compiuta da un Consorzio ben conosciuto internazionalmente. In Germania hanno creato un centro unificato per la ricerca sul cancro con sede all’Università di Heidelberg e tutta una rete con le università periferiche così da unire l’eccellenza tecnologica del centro coordinatore con le ricerche nelle altre sedi. E’ stata una assoluta novità individuare cellule staminali provenienti dal midollo osseo che, essendo ematopoietiche, vanno ovunque, ma nel caso del glioblastoma sono presenti nella sua periferia e al suo interno, mentre non compaiono in persone operate al cervello per altre patologie non tumorali».
UN NUOVO FILONE VERSO NUOVE TERAPIE
Continua il professor Soffietti: «Il quesito era: perché ci sono? Per potenziare l’immunità o per deprimerla? Quest’ultima è la risposta esatta: hanno un’azione paralizzante sulla difesa immunologica locale. Nelle colture di laboratorio si è visto che le cellule tumorali a sorpresa se le “fanno amiche” e agiscono di comune accordo. E’ qui che si può aprire un nuovo filone di ricerca per nuove terapie – conclude il professor Riccardo Soffietti -, si possono fare esperimenti per chiarire i meccanismi di questa influenza “negativa” delle cellule staminali ematopoietiche sulle cellule tumorali e cercare di bloccarle, e quindi rendere più efficace l’immunoterapia. Una nuova porta che si apre».
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Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.