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Oncologia
Caterina Fazion
pubblicato il 25-10-2024

I tumori dello stomaco si scoprono in ritardo



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Oltre 15mila nuovi casi all'anno in Italia, ma solo 1 su 5 viene identificato precocemente. Parte una campagna nazionale per avere diagnosi sempre più precoci

I tumori dello stomaco si scoprono in ritardo

Nonostante i 15mila nuovi casi registrati ogni anno in Italia, del tumore dello stomaco si parla ancora troppo poco. Sebbene i progressi nelle terapie e nei trattamenti abbiano permesso di evitare oltre 42mila decessi negli ultimi 12 anni (dal 2007 al 2019), il numero di morti rimane purtroppo elevato. Inoltre, attualmente solo 1 caso su 5 viene diagnosticato in fase precoce.

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LA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE

Per sensibilizzare cittadini e medici, così da individuare tempestivamente la neoplasia e potersi avvalere del miglior percorso di cura, l'Associazione ODV "Vivere Senza Stomaco si può" lancia una nuova campagna nazionale di sensibilizzazione.

Il progetto, presentato ieri a Roma, prevede una serie di iniziative che hanno come testimonial Massimiliano Ossini. Il conduttore televisivo è protagonista di uno spot per YouTube dove ricorda che i sintomi iniziali del tumore gastrico sono aspecifici e possono essere confusi con quelli di una gastrite o di un’ulcera. È importante prestare attenzione a questi segnali per una diagnosi precoce per “continuare a scrivere le pagine della nostra storia”:

  • dolore o bruciore di stomaco

  • difficoltà alla digestione

  • precoce sensazione di ripienezza

  • nausea

  • vomito

  • difficoltà alla deglutizione

  • astenia

  • calo di peso

La campagna prevede inoltre una serie di iniziative mirate, tra cui l'affissione di manifesti nelle stazioni metropolitane di Milano e Roma durante l'ultima settimana di novembre, il coinvolgimento dei social media per amplificare il messaggio e la promozione di tre survey tra gli specialisti (oncologi, genetisti e chirurghi). Per non dimenticare le persone dietro la malattia, sul portale web dell’associaizone Vivere Senza Stomaco" è attiva una speciale sezione in cui sono raccolte 10 storie di pazienti, caregiver e medici che hanno vissuto da diverse prospettive il tumore allo stomaco. 

 

GLI OBIETTIVI

«Intendiamo aumentare la consapevolezza generale della popolazione coinvolta direttamente o indirettamente con il carcinoma gastrico», afferma Claudia Santangelo, Presidente di "Vivere Senza Stomaco". «Ogni diagnosi oncologica rappresenta un indelebile punto di svolta nella vita di una persona. Con la nostra nuova campagna vogliamo far comprendere quanto sia una malattia difficile ma con la quale è possibile convivere e lo faremo anche attraverso le parole di chi ha vissuto in prima persona l'esperienza. Al tempo stesso vogliamo supportare malati e caregiver con consigli utili e pratici su come affrontare il cancro. Infine è nostra priorità sollecitare tutte le Istituzioni sanitarie sia locali che nazionali affinché il paziente con carcinoma gastrico possa avvalersi di una organizzazione omogenea su tutto il territorio nazionale. L'impegno infatti è che siano costruiti, con il nostro coinvolgimento, i PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) in modo da garantire al paziente la miglior cura possibile e in grado di uniformare il livello delle cure».

 

COME CAMBIA LA NUTRIZIONE

Per i pazienti che, a seguito di un cancro gastrico, hanno subito una resezione totale o parziale dello stomaco, la propria fisicità e il rapporto con il cibo subiscono inevitabilmente dei cambiamenti. È comune sperimentare una perdita di peso dovuta alla riduzione del volume gastrico, che limita la quantità di cibo che si può assumere in un solo pasto. Inoltre, l'operazione può influenzare l'assorbimento di nutrienti e, di conseguenza, la nutrizione deve adattarsi a queste nuove esigenze, cercando alimenti ad alto valore nutritivo e saziante, ma a basso volume.

Poiché il cibo non rappresenta solo un nutrimento, ma anche un momento di socialità e condivisione, dovrebbe essere vissuto con serenità. Per supportare pazienti e caregiver in questo percorso, la campagna di sensibilizzazione ha realizzato e distribuito il booklet "Mangiare bene per vivere meglio", una guida che sostiene i pazienti nel ritrovare, dopo l'intervento, il piacere al "mangiare". In questo volumetto sono raccolte le indicazioni di esperti nella nutrizione del paziente gastroresecato nelle diverse fasi.

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I FATTORI DI RISCHIO

Le cause principali che possono favorire l’insorgenza del tumore dello stomaco sono legate in maniera importante agli stili di vita. Numerosi studi confermano che questo tumore è favorito da:

L’attenzione verso questi fattori di rischio è generalmente bassa, e la percezione del pericolo spesso sottostimata, riducendo così l’efficacia delle campagne di sensibilizzazione. Un ruolo cruciale nel trasmettere l’importanza di uno stile di vita sano spetta ai medici di medicina generale, che possono influire direttamente sulla consapevolezza e le scelte dei pazienti. Tra i fattori di rischio vi è anche l’infezione non trattata da Helicobacter pylori, un batterio responsabile primariamente dell'ulcera gastrica. Sebbene tale infezione rientri fra i fattori di rischio, tuttavia la maggior parte dei pazienti che l’hanno contratta non svilupperanno un adenocarcinoma dello stomaco.

 

I TUMORI EREDITARI

Sempre ieri, a Roma, sono stati presentati anche i risultati delle indagini condotte tra specialisti del tumore dello stomaco ereditario, legato alle varianti patogenetiche dei geni CDH1 e CTNNA1.

«Sono due mutazioni estremamente rare e che sono associate a forme aggressive di carcinoma sia gastrico che mammario», sottolinea il prof. Antonio Russo, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso l'Università di Palermo. «Più in generale fino all'8% di tutti i casi presenta delle mutazioni che aumentano il rischio d'insorgenza di malattia. Queste possono essere trasmesse dai genitori ai figli e condivise con altri familiari ed è perciò necessaria un'accurata gestione della diagnosi e il follow-up dei pazienti e anche dei consanguinei sani. La survey evidenzia effettivamente alcune lacune nella presa in carico preventiva e nel relativo iter gestionale».

 

MANCA UNIFORMITÀ SUL TERRITORIO

Secondo la ricerca, infatti, il 45% dei centri oncologici interpellati effettua regolarmente i test genetici ai pazienti under 50. Tuttavia, solo un terzo si occupa anche della gestione dei portatori sani di varianti patogenetiche. L'80% delle strutture sanitarie è collegato a centri di genetica oncologica e garantisce un supporto essenziale. Però solo nel 27% dei casi vi è un iter strutturato per la presa in carico delle persone risultate positive a mutazioni nei geni CDH1 o CTNNA1.

«È assolutamente necessario standardizzare sull'intero territorio nazionale i vari percorsi di gestione di pazienti che devono essere considerati ad alto rischio», conclude il dott. Bernardo Bonanni, Direttore della Divisione di Prevenzione e Genetica Oncologica dell'IEO di Milano. «I test genetici germinali rappresentano un'importante risorsa per la prevenzione e la personalizzazione delle cure di molte forme di cancro. Ciò vale anche per un tumore, come quello allo stomaco, che è molto complesso da un punto di vista biologico. Gli esami genetici possono essere salvavita e migliorare le opportunità dei pazienti. Devono essere svolti ed interpretati preferibilmente in centri oncologici altamente specializzati, soprattutto quando bisogna individuare mutazioni rare e predisponenti a rischio multi-organo come quella in CDH1, che può determinare alto rischio di tumori dello stomaco ma anche della mammella».

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L’IMPORTANZA DELL’EXPERTISE

Infine, sempre secondo la survey, solo nel 15% dei centri di chirurgia oncologica interpellati esiste un percorso completo diagnostico e terapeutico comprendente chirurgo, genetista e anatomo patologo dedicato con possibilità di analisi molecolari.

«È un altro dato che evidenzia quanto lavoro ci sia ancora da fare per migliorare l'assistenza anche per i pazienti colpiti dalla forma ereditaria di tumore gastrico», conclude il dott. Giovanni Corso, chirurgo presso l'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano e ricercatore universitario dell'Università "La Statale". «La chirurgia al momento rimane ancora il trattamento più importante nella maggior parte dei casi. L'intervento col bisturi può essere efficace ma si tratta di un'operazione molto complessa da affrontare ed è cruciale rivolgersi solo in strutture sanitarie che possiedono il giusto expertise".

 

UN “DOPO” DI CUI PRENDERSI CURA

Per concludere l’intervento, gli esperti sottolineano l'importanza di garantire la migliore qualità di vita possibile a chi sopravvive dopo un tumore allo stomaco. Non è solo la fisicità a cambiare, ma anche la socialità e la vita di coppia. Per questo motivo, sarebbe fondamentale assicurare un supporto psicologico continuo, dalla diagnosi al post-trattamento. Attualmente, la presenza di psiconcologi è limitata e spesso manca una reale continuità nell’assistenza, ma raggiungere questo obiettivo rappresenterebbe un passo importante per migliorare il benessere dei pazienti.

Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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