La presenza del microrganismo in molti casi non ha alcun effetto. Ma l'Helicobacter è il primo fattore di rischio per lo sviluppo del tumore allo stomaco. Eliminarlo con una terapia antibiotica riduce le probabilità di malattia
Eliminare l'Helicobacter pylori dal tratto digerente riduce di oltre il 40% sul lungo termine il rischio di sviluppare tumore allo stomaco. E' questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da uno studio pubblicato sulle pagine della rivista Gastroenterology che ha analizzato per un periodo temporale di 26 anni le possibilità di sviluppo della malattia in seguito all'eradicazione o meno dell'agente patogeno.
CHE COS'È L'HELICOBACTER PYLORI?
L'Helicobacter pylori è un microrganismo che vive in condizioni di estrema acidità. Per questa ragione trova nello stomaco dell'uomo un habitat ideale per poter crescere. Lo strano nome è dovuto alla presenza di ciglia che il batterio è in grado di far roteare per potersi spostare. Da un punto di vista epidemiologico si calcola che due persone su 3 ospitino questo microrganismo. Nella maggior parte dei casi la presenza di Helicobacter pylori non causa alcun sintomo. In altri invece può manifestarsi sotto forma di bruciore e dolore addominale. Il microrganismo nel breve termine può portare allo sviluppo di ulcere gastriche o duodenali; sul lungo termine invece può favorire lo sviluppo del tumore allo stomaco attraverso la secrezione della tossina CagA. Tale sostanza, liberata dal microrganismo, è capace di generare un'infiammazione cronica che sul lungo periodo può portare allo sviluppo della malattia.
IL LEGAME CON IL TUMORE DELLO STOMACO
La scoperta della capacità del microrganismo di generare danni come tumori e ulcere gastriche valse il premio Nobel, nel 2005, a Robin Warren e Barry Marshall. Dal 1994 IARC, l'International Agency for Research on Cancer, ha inserito l'Helicobacter pylori tra i fattori di rischio per lo sviluppo del tumore allo stomaco. Ecco perché, eradicarlo dallo stomaco grazie a degli specifici antibiotici, è un passo fondamentale per ridurre il rischio di sviluppare la malattia. Il primo passo è la diagnosi attraverso l'Urea Breath Test, metodica che analizza il respiro del paziente alla ricerca delle "tracce" del microrganismo. In caso di positività si procede alla somministrazione delle terapie.
Un recente studio pubblicato dalla rivista Gastroenterology ha messo "nero su bianco" l'utilità del trattamento antibiotico nel ridurre sul lungo termine le probabilità di malattia. L'analisi è stata condotta seguendo per 26 anni oltre 1600 persone con infezione da Helicobacter: metà dei partecipanti allo studio ha ricevuto un trattamento antibiotico, l'altra metà un placebo. Dalle analisi è emerso che il trattamento ha ridotto del 43% le probabilità di sviluppare la malattia. Un risultato importante che indica, ancora una volta, l'importanza dell'eradicazione del microrganismo dal tratto digerente nella prevenzione di questa malattia.
NON SOLO HELICOBACTER
Attenzione però a pensare che l'Helicobacter sia il solo fattore di rischio per lo sviluppo del tumore dello stomaco. Numerosi studi confermano che questo tumore è favorito dal forte consumo di cibi conservati e ricchi di nitrati, da un'alimentazione povera di frutta e verdura, dal consumo di alcol, dal fumo e dall'obesità.
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Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.