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Helicobacter pylori

Helicobacter pylori
 

COS'È HELICOBACTER PYLORI

L'Helicobacter pylori (Hp) è un batterio in grado di sopravvivere nello stomaco, un ambiente tipicamente considerato inadatto alla vita batterica a causa della sua elevata acidità. Tuttavia, questo microrganismo adotta diverse strategie per adattarsi a tale ambiente. In particolare, produce l'enzima ureasi, che scinde l'urea in anidride carbonica e ammoniaca, neutralizzando così l'acidità gastrica. Altri enzimi proteggono il batterio dagli effetti battericidi delle cellule immunitarie. Inoltre, l'Helicobacter pylori è in grado di eludere la risposta del sistema immunitario, rendendosi meno riconoscibile. Questa infezione interessa circa metà della popolazione mondiale, inizia generalmente nell'infanzia e viene spesso trasmessa all'interno del nucleo familiare. Inoltre, la prevalenza dell'infezione varia significativamente tra diversi Paesi, all'interno delle stesse nazioni, e persino tra differenti aree di una stessa città o sottogruppi della popolazione. Una volta acquisita, è caratterizzata da una risposta immunitaria di lunga durata.

 

COME SI MANIFESTA L'HELICOBACTER 

La sintomatologia associata all'Helicobacter pylori è estremamente variabile, ma nel 90% dei casi l'infezione è asintomatica. Solo una piccola percentuale di pazienti manifesta sintomi, che possono essere sia di natura intestinale sia extraintestinale. 

I sintomi più comuni includono:

  • Dispepsia (difficoltà nella digestione)
  • Nausea e vomito
  • Inappetenza
  • Dolore nella parte superiore dell'addome

In presenza di sintomi di allarme, è consigliabile consultare tempestivamente un medico, soprattutto se vi è una familiarità con il cancro dello stomaco. Questi sintomi includono:

  • Anemia e/o astenia
  • Dolore addominale ricorrente e/o di elevata intensità
  • Dimagrimento involontario
  • Febbre
  • Vomito alimentare che non risponde ai trattamenti
  • Vomito con tracce di sangue o materiale scuro simile a fondi di caffè
  • Feci nere (melena)
 

COME SI TRASMETTE L'HELICOBACTER 

L'Helicobacter pylori si trasmette principalmente attraverso due modalità:

  • Via oro-fecale: il batterio può essere trasmesso attraverso il consumo di cibo o acqua contaminati da feci contenenti il batterio, oppure attraverso scarse condizioni igieniche.
  • Via oro-orale: la trasmissione può avvenire tramite il contatto diretto con saliva o vomito di persone infette, come nel caso della condivisione di utensili o attraverso baci.

    La diffusione dell'infezione è più frequente in ambienti con condizioni igieniche precarie e in aree con limitato accesso a acqua potabile sicura.

 

CHE PROBLEMI CAUSA L'HELICOBACTER 

L'infezione da Helicobacter pylori è la principale causa di dispepsia non ulcerosa, ma può provocare una serie di danni significativi a livello gastrico e duodenale. Questi vanno dalla gastrite eritematosa, all'ulcera peptica (gastrica e duodenale), fino alla gastrite atrofica e, in casi più gravi, al cancro gastrico. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato l'Helicobacter pylori come un carcinogeno di classe 1.

Il cancro gastrico è il sesto tumore più comune al mondo, con oltre 1 milione di nuovi casi e 768.793 decessi registrati a livello globale nel 2020. In Italia, invece, secondo i numeri del cancro di AIOM, nel 2023 sono state stimate circa 15.000 nuove diagnosi (9.000 uomini e 6.000 donne) e 9.900 decessi nel 2022 ( 5.700 uomini e 4.200 donne). I progressi nella salute pubblica, inclusi migliori standard igienici e condizioni di vita, hanno contribuito a ridurre la prevalenza delle infezioni da H. pylori, con un conseguente calo dei casi di cancro gastrico.

 

COME SI DIAGNOSTICA L'HELICOBACTER 

L'esecuzione di test per rilevare la presenza dell'Helicobacter pylori è cruciale per una diagnosi accurata. Sono disponibili test non invasivi come:

  • l'Urea Breath Test (UBT), che misura l'urea nell'aria espirata
  • la ricerca dell'antigene fecale (HpSa)
  • il dosaggio sierico degli anticorpi anti-Hp.

Esistono anche test invasivi, come la biopsia effettuata durante una gastroscopia. Quest'ultima consente sia l'esecuzione di un test rapido (Clotest) sia di un esame istologico, considerato il gold standard. L'esame istologico non solo rileva la presenza del batterio, ma permette anche di valutare il grado di infiammazione e le eventuali patologie associate.

 

CHI DEVE FARE IL TEST

Secondo lo European Helicobacter Study Group (EHSG), i pazienti che dovrebbero sottoporsi al test per la presenza di Helicobacter pylori includono coloro con una storia familiare di cancro gastrico, quelli affetti da patologie gastrointestinali (quali dispepsia non ulcerosa, gastrite cronica atrofica, ulcera peptica, cancro gastrico o linfoma gastrico) e condizioni extraintestinali come anemia sideropenica e trombocitopenia. Inoltre, è raccomandato il test per i pazienti che assumono antinfiammatori non steroidei (FANS) e per coloro che necessitano di protezione gastrica mediante inibitori della pompa protonica.

 

COME SI CURA HELICOBACTER PYLORI

Tutti gli schemi terapeutici raccomandati, in conformità con le linee guida specifiche, prevedono l'associazione di un inibitore di pompa protonica con antibiotici, che possono variare in base alla loro struttura. Tra questi si includono:

  • lo schema eradicante concomitante
  • lo schema quadruplice con bismuto
  • lo schema triplice con levofloxacina.

Nel caso in cui un paziente abbia una storia di allergie agli antibiotici, verranno proposti schemi terapeutici alternativi che escludano il farmaco responsabile dell'allergia. È buona prassi effettuare test allergici prima di iniziare la terapia.

Il tasso di successo nella cura dell'infezione da H. pylori è generalmente elevato, ma può risultare inferiore nelle regioni caratterizzate da alta resistenza agli antibiotici. È importante notare che la resistenza agli antibiotici è un fenomeno che può variare geograficamente.

Ad esempio, nell'ambulatorio dedicato al Breath Test dell'IRCCS “Saverio De Bellis”, che attinge dall’area del Sud-Est della provincia di Bari, sono stati registrati tassi di resistenza del 14% per amoxicillina e levofloxacina, del 16% per claritromicina e del 18% per metronidazolo, rispetto a una resistenza nazionale alla claritromicina che si attesta intorno al 30%. La causa principale della resistenza è la trasmissione di ceppi batterici già resistenti, piuttosto che mutazioni spontanee, che si verificano solo nell'1,3% dei casi.

 

LA RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI

L'efficacia dei regimi terapeutici empirici è in declino a causa dell'aumento della resistenza agli antibiotici comunemente utilizzati, per cui cresce l'interesse verso trattamenti basati sulla suscettibilità agli antibiotici dell'H. pylori, al fine di garantire tassi di guarigione più elevati (≥95%) e ridurre il rischio di resistenza. A breve, sarà possibile eseguire un pannello di antibiogramma per H. pylori, simile a quanto si fa per le infezioni delle vie urinarie. Questa valutazione della resistenza agli antibiotici nel singolo paziente avverrà tramite la raccolta di campioni fecali e successive analisi molecolari, un procedimento sicuramente più semplice rispetto alla biopsia gastrica. Le ricerche condotte per validare questa tecnica hanno mostrato risultati promettenti.

È fondamentale eseguire test diagnostici post-terapia eradicante per confermare l’avvenuta eradicazione. Si consiglia di effettuare un primo test di controllo entro due mesi dalla conclusione della terapia e un ulteriore test dopo un anno. È importante seguire alcune accortezze per garantire l'affidabilità dei risultati: non assumere antibiotici per almeno sei settimane e non utilizzare inibitori di pompa o probiotici (quelli da farmacia) per almeno quindici giorni prima del test.

Si ringrazia per la supervisione il dottor Giuseppe Riezzo, UOS Disturbi Funzionali, Laboratorio di Ricerca Disturbi Funzionali e Glutine Correlati presso l'IRCCS “Saverio De Bellis”, Istituto Nazionale di Gastroenterologia, Castellana Grotte (Bari).


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