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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 23-10-2023

Tumore della vescica: curarlo con immunoterapia e anticorpi coniugati



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L'utilizzo combinato di chemio, immunoterapia e anticorpi coniugati rivoluzionerà il trattamento di questo tumore. I risultati presentati ad ESMO

Tumore della vescica: curarlo con immunoterapia e anticorpi coniugati

La cura del tumore della vescica è a una svolta. Dopo anni di sostanziale stallo, dove la sola chemioterapia non è mai riuscita ad incidere sulla sopravvivenza a questo tumore, è arrivato il momento di un cambiamento radicale. Al congresso dell'European Society of Medical Oncology (ESMO) sono stati presentati due importanti studi che cambieranno la pratica clinica nel trattamento del tumore uroteliale avanzato o metastatico. In particolare è stato dimostrato che l'unione dell'immunoterapia con pembrolizuamb e dell'anticorpo coniugato enfortumab vedotin è stata in grado di raddoppiare la sopravvivenza libera da malattia e la sopravvivenza globale

CHE COS'È IL TUMORE DELLA VESCICA?

Il tumore della vescica, noto anche come carcinoma uroteliale, è una neoplasia che colpisce il rivestimento interno della vescica. In Italia, ogni anno, si registrano circa 29 mila casi. Di questi oltre 7 mila si presentano già quando la malattia è in metastasi. I decessi attribuibili a questo tumore sono 6 mila all'anno e questo è principalmene dovuto alla diagnosi tardiva e al fatto che i pazienti a cui è diagnosticata sono spesso anziani e soggetti a numerose comorbidità.

IL RUOLO DELL'IMMUNOTERAPIA

Nei casi in cui la malattia viene scoperta in fase avanzata o metastatica, per anni l'unica strategia di cura è stata rappresentata dalla chemioterapia, approccio che non ha mai portato a grandi risultati in termini di sopravvivenza. Complice però l'avvento dell'immunoterapia qualcosa negli ultimi anni è incominciato a cambiare: in Italia, dal maggio 2022, è disponibile l'immunoterapico avelumab in prima linea nei pazienti affetti da carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico senza progressione dopo una chemioterapia a base di platino.

Ora, grazie agli studi presentati ad ESMO, la situazione potrebbe ulteriormente migliorare. Il primo, CheckMate 901, ha dimostrato che l'utilizzo combinato della chemioterapia e dell'immunoterapico nivolumab è stato in grado di migliorare sia la sopravvivenza libera da malattia -ovvero il periodo che intercorre tra il trattamento e la ripresa della crescita tumorale- sia la sopravvivenza globale. 

COMBINARE PIÙ STRATEGIE

Ma la grande novità presentata ad ESMO riguarda la combinazione dell'immunoterapia con pembrolizumab associata all'anticorpo coniugato (leggi qui per sapere cosa sono) enfortumab vedotin. Nello studio EV-302/KEYNOTE-A39 è stata comparata la chemioterapia con questa combinazione. I risultati sono stati straordinari: l'utilizzo dell'immunoterapia e anticorpo coniugato ha quasi raddoppiato sia la progressione libera da malattia sia la sopravvivenza globale rispetto a quanto ottenuto con la sola chemioterapia. Un risultato storico che cambierà la pratica clinica. Ma la ricerca non è affatto ferma poiché nei prossimi congressi internazionali saranno presentati nuovi dati relativi ad ulteriori combinazioni di immunoterapici. Dopo decenni di sostanziale stallo, il trattamento dei tumori della vescica sta entrando in una nuova era.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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