Un "nuovo" approccio contro i tumori solidi. Veicolare la chemioterapia solo dove serve. Presente e futuro della lotta al cancro al congresso ESMO
La lotta al cancro si sta arricchendo di nuove armi terapeutiche: sono gli anticorpi coniugati, prodotti capaci di riconoscere ed eliminare selettivamente le cellule cancerose risparmiando il più possibile quelle sane. Sviluppati concettualmente già da molti anni ma con scarsi risultati a livello clinico, grazie all'innovazione tecnologica questo genere di approccio oggi sta letteralmente esplodendo. Sono infatti sempre più numerose le sperimentazioni che hanno come oggetto proprio questi prodotti: al congresso dell'European Society for Medical Oncology (ESMO) in corso a Madrid verranno presentati diversi studi sull'efficacia degli anticorpi coniugati in molte neoplasie come il tumore al seno, il tumore del polmone e il tumore della vescica. Ma la platea di tumori trattabili con questa strategia è destinata presto ad aumentare: uno studio da poco pubblicato sull'European Journal of Cancer -realizzato dal dottor Carlo Bosi e coordinato dal dottor Giampaolo Bianchini dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano- analizzando i dati disponibili oggi in letteratura ha “disegnato” una mappa utile a stabilire quali tumori potrebbero essere trattati con gli anticorpi coniugati oggi disponibili, le possibili resistenze e nuovi target sulla superficie delle cellule tumorali utili a sviluppare ulteriori anticorpi coniugati.
CHE COSA SONO GLI ANTICORPI CONIUGATI?
I farmaci ideali per affrontare un tumore sono quelli che agiscono solo sulle cellule malate risparmiando quelle sane. Veicolare una terapia solo dove serve è infatti fondamentale sia per trattare la malattia sia per evitare effetti collaterali. Gli anticorpi coniugati fanno esattamente questo. Tecnicamente si tratta di farmaci composti da un anticorpo capace di riconoscere le proteine presenti principalmente sulle cellule cancerose a cui vengono coniugate molecole di chemioterapico in grado di bloccare la crescita del tumore. Stabilito il legame con la cellula grazie all'anticorpo, il chemioterapico svolge la sua azione mirata contro la cellula neoplastica.
IL RUOLO DELL'EVOLUZIONE TECNOLOGICA
Questo tipo di approccio, semplice sulla carta, in passato non ha però mai "sfondato" a causa dei limiti della tecnologia. «Gli anticorpi coniugati -spiega Bianchini- sono farmaci dal "disegno tecnico" estremamente elevato poiché sono il risultato di tre differenti componenti: anticorpo, linker e payload». Il primo è fondamentale per riconoscere il bersaglio, il secondo collega il "carico", ovvero il principio attivo citotossico da veicolare all'interno della cellula. «Scegliere un buon linker -prosegue l'esperto- è fondamentale affinché l'anticorpo coniugato sia efficace. Si tratta di un componente che deve evitare il rilascio del payload nel circolo sanguigno per ridurre al minimo gli effetti collaterali e, al tempo stesso, deve rilasciarlo velocemente una volta che l'anticorpo si lega al target. Oggi fortunatamente, grazie all'innovazione tecnologica, si è arrivati a "disegnare" queste componenti nel miglior modo possibile».
I TUMORI CHE SI POSSONO AFFRONTARE
Complice lo sviluppo tecnologico, gli anticorpi coniugati si stanno ritagliando sempre più la scena tra le terapie innovative contro il cancro. Se negli ultimi anni i congressi di oncologia sono stati monopolizzati dall'immunoterapia, oggi aumentano di giorno in giorno le approvazioni alla commercializzazione e le sperimentazioni cliniche che hanno come protagonisti questi farmaci. Tra le prime neoplasie a beneficiare di questo approccio sono stati alcuni tumori del sangue. Da qualche tempo è finalmente arrivato il momento dei tumori solidi. Ad oggi sono già sei i farmaci approvati contro alcune forme di tumore al seno, quelli uroteliali come la vescica, il tumore della cervice uterina e il tumore dell'ovaio.
GLI STUDI IN CORSO
Una lista destinata presto ad allungarsi come testimoniato dalla presentazione sempre più importante di dati ai principali congressi dedicati all'oncologia. Ultimo in ordine di tempo l'edizione 2023 di ESMO in corso a Madrid. «Le evidenze sull'utilità dell'utilizzo degli anticorpi coniugati sono sempre maggiori. Le principali novità sulla bontà di questo approccio che verranno presentate riguardano alcune forme di tumore al seno, di tumore del polmone, di tumori gastrici e del carcinoma uroteliale. Particolarmente interessanti saranno ad esempio i dati dell'aggiornamento dello studio BEGONIA nel tumore al seno triplo negativo, uno dei più complicati da affrontare. In questo trial si è testato con buoni risultati in termini di risposta al trattamento la combinazione di immunoterapia e anticorpi coniugati» spiega Bianchini. E riprova dell'utilità di combinare più strategie, ad ESMO saranno presentati importanti dati relativi alla stessa combinazione anche nel carcinoma uroteliale. «La combinazione di queste due strategie -aggiunge l'esperto- sembra essere importante poiché l'utilizzo degli anticorpi coniugati parrebbe favorire l'azione dell'immunoterapia». Una caratteristica che indica ancora una volta l'importanza di integrare più tipologie di cura.
LE PROSPETTIVE FUTURE
A breve la lista di anticorpi coniugati che vedremo arrivare sul mercato si allungherà a dismisura. Ma siamo solo all'inizio. Ad oggi, in oltre 500 trial clinici in corso, sono più di 100 le molecole in sperimentazione in grado di colpire più di 50 target presenti sulle cellule tumorali. Partendo da questi numeri il team di ricerca coordinato dal dottor Bianchini ha provato a “mettere ordine” realizzando uno studio che rappresenta una vera e propria guida alle priorità nel campo degli anticorpi coniugati. Con un imponente lavoro di revisione della letteratura, dei clinical trial in corso e dei database contenenti le sequenze di Dna dei tessuti tumorali e sani, i ricercatori italiani sono riusciti nell'impresa sia di “disegnare” una mappa contenente i tumori che potrebbero essere colpiti con i farmaci oggi in sperimentazione sia di fornire importanti indicazioni su quali geni coinvolti potrebbero influenzare positivamente e negativamente la risposta. Non solo, lo studio ha anche identificato quali tumori potrebbero essere colpiti da diverse combinazioni di anticorpi coniugati. «Questa strategia -conclude Bianchini- sta trasformando l'approccio di molti tumori. Nello studio da poco pubblicato questo è mostrato chiaramente. Dopo anni di innovazione nel campo dell'immunoterapia, il presente e futuro delle cure anticancro vedrà sempre più protagonisti questi farmaci».
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.