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Oncologia
Caterina Fazion
pubblicato il 07-04-2023

Tumore al seno: la pillola aumenta il rischio?



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Anche i contraccettivi ormonali a base di soli progestinici aumentano lievemente il rischio di sviluppare un tumore al seno. I benefici, però, non vanno dimenticati

Tumore al seno: la pillola aumenta il rischio?

Anche i contraccettivi ormonali a base di soli progestinici aumentano lievemente il rischio di sviluppare un tumore al seno, soprattutto se assunti dopo i 35 anni. La correlazione emerge da un nuovo studio pubblicato su PloS Medicine. I ricercatori, infatti, rendendosi conto dell’aumento notevole dell’uso di contraccettivi progestinici hanno voluto indagare se l’incrementato rischio di sviluppare tumore al seno, già documentato per i contraccettivi orali combinati contenenti sia estrogeni sia progestinici, valesse anche per questo tipo di prodotti.

Cosa è emerso? Il rischio di sviluppare tumore al senso varia a seconda del contraccettivo scelto? Qual è il rapporto rischi benefici dell’uso dei contraccettivi ormonali? Ne parliamo con il professor professor Angelo Cagnacci, Direttore Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’IRCCS-Ospedale San Martino di Genova.

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LO STUDIO

I ricercatori dell'Università di Oxford hanno effettuato un'analisi sui dati di circa 9.500 donne del Regno Unito che tra il 1996 e il 2017 hanno sviluppato un carcinoma mammario. I dati sono inclusi in un database chiamato Clinical Practice Research Datalink in cui viene registrato anche l'elevtuale utilizzo di anticoncezionali. Le cartelle cliniche delle partecipanti considerate, che avevano tutte meno di 50 anni, sono state messe a confronto con quelle di altre 18.000 donne del gruppo di controllo, simili per età e per le altre caratteristiche che possono influenzare la probabilità di ammalarsi.

 

COSA È EMERSO?

Dallo studio è emerso che il 44% delle donne con tumore al seno faceva uso di anticoncezionali o aveva smesso recentemente, contro il 39% del gruppo di controllo. I ricercatori sono partiti da questo dato per calcolare l'aumento del rischio legato agli anticoncezionali, dopo aver eliminato gli altri fattori confondenti.

Con cinque anni di utilizzo di un anticoncezionale di qualsiasi tipo, l'incremento è risultato piuttosto basso per le ragazze tra i 16 e i 20 anni, otto casi in più ogni 100.000 donne, mentre è risultato maggiore per le donne over 35 con circa 250 casi di tumore in più ogni 100.000 donne.

Cosa ci dice di nuovo questa ricerca? La ricerca fornisce nuove importanti prove sul fatto che l'uso di contraccettivi a base di soli progestinici è associato a un leggero aumento del rischio di cancro al seno, che parrebbe simile per entità a quello associato ai contraccettivi ormonali combinati. Secondo i ricercatori, dato che il rischio di ammalarsi di cancro al seno aumenta con l'avanzare dell'età, si stima che il rischio assoluto associato all'uso di entrambi i tipi di contraccettivi orali sia inferiore nelle donne che li prendono quando sono più giovani e fertili rispetto a quelle che li utilizzano in età avanzata.

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I PROGESTINICI NON SONO TUTTI UGUALI

I progestinici, tuttavia, non sono tutti uguali. «Per quanto riguarda il rischio lievemente aumentato di cancro al seno documentato dallo studio – precisa il professor Angelo Cagnacci – i dati sono presenti soprattutto in relazione all'utilizzo di progestinici derivati da testosterone. Tra coloro che usavano altro tipo di progestinici, invece, la casistica presente è di numero più ridotto. Ci sarà bisogno di ulteriori prove per essere sicuri che anche contraccettivi non derivati da testosterone siano ugualmente predisponenti a un rischio aumentato, seppur lieve, di tumore al seno».

 

NON DIMENTICHIAMO I BENEFICI

Questi rischi devono tuttavia essere considerati nel contesto dei benefici consolidati dell'uso dei contraccettivi nelle donne in età fertile e nel periodo post menopausale.

«Sia i contraccettivi ormonali combinati estro-progestinici sia i soli progestinici – spiega Angelo Cagnacci –, riducono il rischio di tumore dell’endometrio, dell’ovaio e del colon retto. Per di più, in Italia oltre il 60% delle donne usa contraccettivi ormonali a scopo terapeutico per trattare dismenorrea (mestruazione dolorosa), acne e irsutismo derivanti dalla presenza di ovaio policistico, endometriosi, sintomatologia da carenza estrogenica nelle donne in post-menopausa. Nei soggetti che usano il contraccettivo ormonale a scopo terapeutico, dunque, il rischio aumentato di tumore al seno potrebbe essere legato alla condizione stessa della donna, più che all’assunzione dell’anticoncezionale ormonale».

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QUALE CONTRACCETTIVO SCEGLIERE?

La pillola progestinica risulta essere il contraccettivo più sicuro dal punto di vista cardiovascolare. Sono proprio gli estrogeni, infatti, gli ormoni a essere comunemente associati a eventuali rischi trombotici e rischi cardiovascolari e cerebrovascolari. Donne fumatriciobese e ipertese, a maggior rischio cardiovascolare e trombotico, dovrebbero preferire contraccettivi ormonali a base di solo progestinico, evitando gli estro-progestinici, scelti da circa il 46% delle donne. In caso di BMI eccessivo, ricordiamo che diminuire di peso rappresenta la prima importante scelta per ridurre il rischio di eventi avversi.

«In generale andrebbero preferiti contraccettivi di ultima generazione – ricorda il professor Angelo Cagnacci– magari a base di estrogeni naturali e progestinici di origine non androgenica. Quando non ci sono situazioni particolari, la scelta del tipo di contraccettivo ormonale dipende dalla preferenza delle donne, tenendo conto anche della regolarità del ciclo mestruale che sarà sicuramente maggiore con i prodotti estro progestinici».

L’assunzione di una pillola progestinica, infatti, non garantisce il pieno controllo del ciclo: le mestruazioni potrebbero essere irregolari e potrebbero verificarsi delle perdite ematiche, il cosiddetto spotting. Pur non rappresentando sintomi pericolosi per la salute della donna, possono risultare fastidiosi e determinare una sensazione di insicurezza.

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Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


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