Chiudi
Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 12-09-2011

Si cura meglio dove si fa ricerca: il centro Gustave Roussy di Parigi



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

E' considerato uno dei migliori centri d'Europa per la lotta al cancro. Una realtà dove alla cura si abbina la ricerca scientifica di altissimo livello. Un modo per portare direttamente al letto del malato le terapie di ultima generazione frutto delle scoperte dei laboratori francesi

Si cura meglio dove si fa ricerca: il centro Gustave Roussy di Parigi

Si cura meglio dove si fa ricerca. Uno slogan tanto caro all'Istituto Europeo Oncologico di Milano che riassume, anche fuori dai nostri confini nazionali, il modo di operare di un altro grande centro di ricerca francese: l'Institut Gustave Roussy di Villejuif, alle porte della capitale Parigi. Un istituto di fama internazionale e dalla grande tradizione nel campo della ricerca. A raccontarlo è direttamente il professor Alexander Eggermont, direttore del centro, a margine della conferenza stampa che si è svolta a Parigi in cui è stata data notizia dell'approvazione, da parte della commisione Europea, all'utilizzo del farmaco ipilimumab nel trattamento del melanoma metastatico.

IL CENTRO- L'istituto Gustave Roussy sorge nel sobborgo parigino di Villejuif, 45 mila abitanti a soli pochi chilometri dalla capitale. Prende il nome dal suo fondatore, un medico anatomopatologo svizzero naturalizzato francese che fu tra i primi ad avere intuito che il cancro sarebbe stato, negli anni a venire, uno dei big killer a livello mondiale. Un ospedale, il primo in Francia, che negli anni '30 era già un punto di riferimento nella lotta ai tumori. Dopo 90 anni è considerato uno dei migliori centri europei di oncologia.. «Il nostro centro si basa sull'eccellenza e sull'innovazione. Sono queste le due caratteristiche fondamentali» spiega Eggermont. Per arrivare al top degli ospedali l'istituto francese, realtà in cui prestano servizio più di 2500 persone, è organizzato in maniera tale da abbinare al trattamento dei malati una grande tradizione nella ricerca di laboratorio. A dimostrarlo, spiega Eggermont, sono i dati: «ogni anno produciamo più di 400 pubblicazioni scientifiche grazie anche alle collaborazioni con i nostri tre principali partner di ricerca, ovvero l'INSERM, il CNRS e l'Università di Parigi X. Non solo, attualmente sono in sperimentazione circa 100 protocolli clinici presso il nostro istituto».

RICERCA APPLICATA- Per rendersi conto di quanto la ricerca che si svolge al Roussy rispetti realmente il paradigma traslazionale del “from bench to bed”, ovvero dal bancone della ricerca al letto del malato, basta osservare la mole di lavori scientifici presentati e pubblicati dall'istituto negli ultimi anni. Al congresso ASCO di Chicago, organizzato dalla American Society of Clinical Oncology, il Gustave Roussy ha presentato ben 5 lavori riguardanti la sperimentazione clinica di farmaci per combattere il neuroblastoma pediatrico, un tumore che colpisce il sistema nervoso centrale, il cancro alla prostata, il carcinoma mammario e il melanoma in due diversi stadi di sviluppo.

LOTTA AL MELANOMA- Proprio quest'ultimo tumore è stato oggetto degli studi del professor Eggermont che, oltre ad essere il direttore del centro, è considerato uno dei maggiori esperti di “immunoterapia” a livello mondiale. Le sue ricerche si sono da sempre concentrate nel trattamento dei melanomi e dei sarcomi. Come dichiara Eggermont, «di particolare interesse sono i risultati riguardanti la molecola ipilimumab. Si tratta di un anticorpo in grado di rimuovere quel freno che il nostro corpo mette in atto nei confronti del sistema immunitario». Risultati eccellenti se si pensa che fino ad oggi l'aspettativa di vita media per un paziente con melanoma metastatico si aggirava intorno ai 6-9 mesi. «L'idea nuova -conclude Eggeront- radicalmente diversa dalla strategia della chemioterapia classica, è quella di “aiutare” il sistema immunitario a combattere contro le cellule tumorali del melanoma. Un paradigma che potrebbe essere sfruttato in futuro anche per altri tumori».  

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina