La presenza di Staphylococcus aureus è in grado di scatenare dermatite acuta in seguito a radioterapia. Un trattamento antibiotico può però prevenire il disturbo. I risultati pubblicati su Jama Oncology
La radiodermite acuta potrebbe presto essere prevenuta tramite la somministrazione di un antibatterico. A causare il danno alla pelle, in seguito alla radioterapia, sarebbe il microrganismo Staphylococcus aureus. Utilizzare una terapia antibatterica potrebbe essere la soluzione. Ad affermarlo sono due ricerche pubblicate dalla rivista Jama Oncology.
CHE COS'É LA RADIODERMITE?
La radiodermite è un'infiammazione della pelle in seguito alle sedute di radioterapia per la cura dei tumori. Si calcola che il 95% delle persone sottoposte a radioterapia sviluppi temporaneamente una radiodermite. Nella maggior parte dei casi si tratta di un fenomeno temporaneo a facilmente gestibile. Esistono però dei casi in cui l'infiammazione evolve verso forme più gravi in cui nella pelle si formano vere e proprie ulcere cutanee dolorose. Nelle forme meno aggressive la radiodemite può essere curata con un'attenta detersione della pelle e l'applicazione di pomate. Nei casi più gravi invece si ricorre all'utilizzo di corticosteroidi per ridurre l'nfiammazione e, nei casi più importanti, alla rimozione del tessuto danneggiato.
QUALI SONO LE CAUSE?
Per anni si è sempre creduto che la causa della radiodermite fosse il danno alla pelle indotto dalle radiazioni utilizzate nelle sedute radioterapiche. Ora, grazie a due nuovi studi ad opera dei ricercatori del Montefiore Einstein Cancer Center di New York, la situazione si è fatta molto più chiara. A causare il danno non è solo questione di radiazioni: queste, danneggiando la pelle, offrono ai microrganismi una via preferenziale per infettare gli strati più profondi della pelle generando così l'infiammazione. In particolare sul banco degli imputati c'è il microrganismo Staphylococcus aureus. Infezioni della pelle causate da questo microrganismo sono tipiche, ad esempio, degli eczemi.
LO STUDIO
Partendo dalla relazione che il microrganismo in questione può causare danni alla pelle, gli scienziati statunitensi hanno voluto indagare il ruolo di Staphylococcus aureus nella genesi della radiodermite. Per farlo i ricercatori hanno raccolto dei campioni di microrganismi della pelle da tre siti corporei differenti -ovvero naso, area sottoposta a radioterapia e area non trattata- prima e dopo la radioterapia. Dalle analisi è emerso che prima del trattamento nel 20% delle persone era presente il microrganismo senza però scatenare infiammazione alcuna. Dopo la radioterapia, la metà dei pazienti con radiodermite grave presentava un'infezione da Staphylococcus aureus. Nei casi lievi il microrganismo era invece presente nel 17% dei pazienti. Non solo, molti pazienti positivi al microrganismo sulla pelle lo erano anche nelle cavità nasali, una caratteristica che suggerisce la capacità di Staphylococcus aureus di passare da un distretto corporeo all'altro. Nell'insieme questi risultati indicano come questo agente patogeno giochi un ruolo importante nello sviluppo delle forme gravi di radiodermite.
PREVENIRE CON UN ANTIBIOTICO
Ma c'è di più. Nel secondo studio i ricercatori hanno arruolato 77 pazienti sottoposte a radioterapia. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno ha ricevuto un tratttamento standard di cura (igiene e detersione con prodotti specifici), l'altro lo stesso trattamento con aggiunta di terapia antibatterica tramite pomata nasale contro Staphylococcus aureus. Sebbene più della metà dei pazienti trattati con il regime antibiotico abbia sviluppato radiodermite da lieve a moderata, nessun paziente ha sviluppato desquamazione umida, la forma più grave radiodermite. Al contrario la forma grave ha colpito il 23% dei partecipanti che ricevevano lo standard di cura. Un risultato importante che indica l'utilità della terapia antibatterica nella prevenzione dello sviluppo delle forme di radiodermite più gravi.
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Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.