Aifa approva la combinazione ipilimumab e nivolumab nel trattamento del mesotelioma. Oggi la malattia può finalmente essere affrontata con maggiore successo
La combinazione di ipilimumab e nivolumab rappresenta il miglior trattamento per le persone con mesotelioma pleurico non operabile. Grazie ad essa quasi il 20% dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi. Un risultato impensabile sino al decennio scorso che ha portato da poco AIFA, l'Agenzia Italiana del Farmaco, ad approvare l'utilizzo della combinazione in prima linea. Una decisione storica nel trattamento del mesotelioma, tumore che per anni ha avuto come unica possibilità di trattamento -senza risultati di rilievo- la chemioterapia.
IDENTIKIT DEL MESOTELIOMA
Il mesotelioma pleurico è un tumore che colpisce il mesotelio, una particolare membrana che protegge e riveste i polmoni. Il principale fattore di rischio nello sviluppo di questa forma di cancro è l'esposizione all'amianto. Il maggior numero di casi si verifica infatti in quelle persone che nella loro vita sono venute in contatto con questa sostanza per motivi di lavoro. Tra la prima esposizione e lo sviluppo della malattia possono passare anche più di 20 anni e non necessariamente il rischio diminuisce se per anni non si è venuti più in contatto con l'amianto. Ogni anno, in Italia, sono stimati circa 2 mila nuovi casi di mesotelioma. A causa della latenza tra l’esposizione all'asbesto e lo sviluppo della malattia, la mediana è di 48 anni, nonostante l’utilizzo del minerale sia stato bandito in Italia con una legge del 1992, non si è ancora assistito a una riduzione dell’incidenza della malattia nel nostro Paese. I settori più coinvolti sono l’edilizia e l’industria pesante, dai quali deriva il 60% dei casi registrati negli archivi del Registro Nazionale.
DIFFUSIONE, SINTOMI E CURA
«In alcune zone del nostro Paese, come Casale Monferrato, Mestre, Savona e Ancona, il mesotelioma è un tumore frequente, ma nella maggior parte del territorio è raro -spiega la dottoressa Federica Grosso, Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale Mesotelioma e Tumori Rari dell’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria-. I primi sintomi, di solito presenti da alcuni mesi dal momento della diagnosi, sono dolore toracico, difficoltà respiratoria e tosse. Il segno più frequente è la formazione di liquido pleurico nelle localizzazioni toraciche». Sino all'avvento dell'immunoterapia il mesotelioma poteva essere affrontato solo con la chemioterapia. Un trattamento aspecifico che ha portato a scarsissimi risultati.
IL RUOLO DELL'IMMUNOTERAPIA
A cambiare totalmente prospettiva ci ha pensato l'immunoterapia, quella branca dell'oncologia che sfrutta il sistema immunitario per riconoscere e fermare il più possibile la crescita del tumore. «Dopo tanti anni di progressi limitati nel trattamento del mesotelioma maligno, abbiamo riscontrato un importante beneficio clinico con nivolumab più ipilimumab nello studio internazionale di fase 3 CheckMate-743 che ha coinvolto oltre 600 pazienti spiega Michele Maio, Presidente di Fondazione NIBIT e Direttore della Cattedra di Oncologia dell’Università di Siena e del Centro di Immuno-Oncologia (CIO) dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese-. È una combinazione unica di due checkpoint immunitari che hanno un meccanismo d’azione potenzialmente sinergico, che ha come target due diversi checkpoint (PD-1 e CTLA-4) per distruggere le cellule tumorali: ipilimumab favorisce l’attivazione e proliferazione delle cellule T, mentre nivolumab aiuta le cellule T a scoprire il tumore. Alcune cellule T, stimolate da ipilimumab, possono diventare cellule T della memoria, che permettono una risposta immunitaria a lungo termine. Ecco perché i benefici della combinazione durano nel tempo. Il nostro gruppo di Siena, ha sviluppato, nel 2009, le prime ricerche al mondo di immunoterapia con anticorpi diretti contro differenti check-point immunologici proprio nel mesotelioma».
CAMBIA LO STANDARD DI CURA
I risultati che hanno portato all'approvazione da parte di AIFA non lasciano spazio alle interpretazioni: la combinazione immunologica, rispetto alla chemioterapia, ha dimostrato di aumentare la sopravvivenza in tutte i tipi istologici, con quasi 1 paziente su 5 vivo a 4 anni dall’inizio del trattamento. Nella forma non epitelioide, la combinazione ha più che raddoppiato la sopravvivenza mediana, che ha raggiunto 18,1 mesi rispetto a 8,8 con la chemioterapia standard. «Sono risultati davvero significativi e inimmaginabili fino a poco tempo fa, visto che si tratta di pazienti con malattia avanzata non suscettibile di alcun approccio chirurgico o locoregionale, in grado di ricevere solo la chemioterapia -spiega la dottoressa Grosso-. Al dato sulla sopravvivenza si aggiunge quello estremamente rilevante per i pazienti sulla qualità di vita, nettamente a favore della immunoterapia. Con l’approvazione della rimborsabilità di nivolumab più ipilimumab da parte di AIFA cambia lo standard terapeutico per i pazienti colpiti dalla forma non epitelioide, la più aggressiva e totalmente insensibile alla chemioterapia, che costituisce circa il 25% di casi».
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Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.