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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 04-06-2024

Melanoma: sì all'immunoterapia prima della rimozione chirurgica



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L'utilizzo prima e dopo la chirurgia riduce enormemente il rischio di recidiva nei casi operabili di melanoma metastatico in fase III. Lo studio presentato ad ASCO

Melanoma: sì all'immunoterapia prima della rimozione chirurgica

Nelle forme di melanoma al terzo stadio, quelle in cui le metastasi sono presenti nei linfonodi ma risultano ancora operabili, l'utilizzo dell'immunoterapia prima e dopo la rimozione chirurgica riduce enormemente le probabilità di recidiva rispetto alla sola immunoterapia adiuvante (data dopo l'operazione per evitare il ritorno della malattia). Un risultato che cambierà la pratica clinica è stato presentato a Chicago al congresso dell'American Society of Clinical Oncology e contestualmente pubblicato sul New England Journal of Medicine.

L'IMMUNOTERAPIA NEL MELANOMA

Prima del 2011, anno in cui è stato approvato il primo immunoterapico della storia (ipilimumab), l'aspettativa di vita media per un melanoma metastatico era di soli 9 mesi dalla diagnosi. Oggi lo scenario si è completamente ribaltato e il melanoma sempre più spesso può essere trasformato in malattia cronica. Un esempio? Somministrare in prima linea la combinazione ipilimumab più nivolumab porta, secondo gli utlimi dati aggiornati, al 48% la sopravvivenza a 7 anni e mezzo dalla diagnosi.

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IL RISCHIO DI RECIDIVA

Ma i grandi progressi nella cura del melanoma non si fermano al solo tumore in fase metastatica al quarto stadio. Ed è questo il caso dei melanomi ad alto rischio di recidiva come quelli operabili in stadio III. Anche se la chirurgia riesce a rimuovere tutto il tumore, in questi pazienti il tasso di recidiva a 5 anni è molto elevato e supera il 70%. Ecco perché da tempo anche in questi casi viene proposto un trattamento adiuvante con l'immunoterapia, una strategia utile a ridurre il rischio di recidiva. Negli anni la ricerca ha continuato ad andare avanti e gli scienziati hanno provato a migliorare ulteriormente questi dati. Così sono nati i primi studi in cui l'immunoterapia è stata utilizzata anche in modalità neo-adiuvante, ovvero prima della rimozione del melanoma. I primi risultati ottenuti con pembrolizumab, presentati al congresso dell'European Society for Medical Oncology nel 2022, emerse che la sopravvivenza libera da eventi -ovvero quel parametro che valuta l'evoluzione della malattia- si era verificata a due anni dal trattamento nel 72% nei pazienti trattati in neoadiuvante e adiuvante e del 42% con la sola strategia adiuvante.

LO STUDIO

Ora lo studio NADINA presentato ad ASCO -in cui compare l'italiano Paolo Ascierto dell’Istituto Pascale di Napoli- conferma ancora una volta la bontà di questo approccio ma con un trial clinico ancora più ampio e di fase III. Questa volta i farmaci in questione sono stati la combinazione di ipilimumab e nivolumab. Nello studio sono stati coinvolti 423 pazienti con melanoma di stadio III operabile, divisi in due gruppi: nel primo i pazienti hanno ricevuto 2 cicli di immunoterapiaci ipilimumab-nivolumab seguiti poi dall’intervento chirurgico; in questo gruppo, solo i pazienti che ottenevano una risposta patologica parziale oppure nessuna risposta, venivano successivamente trattati con il nivolumab adiuvante. Nell’altro gruppo i pazienti sono stati sottoposti prima all’intervento chirurgico e poi hanno ricevuto 12 cicli di nivolumab adiuvante. A 12 mesi di osservazione, erano liberi dalla malattia l'84% dei pazienti trattati con immunoterapia neo-adiuvante e adiuvante contro il 57% dei pazienti sottoposti alla sola terapia adiuvante. Una riduzione notevole del rischio che dimostra l'utilità della doppia somministrazione nell'evitare le recidive e che si candida a diventare lo standard di cura per questo tipo di tumore.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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