I tumori pediatrici nel mondo sarebbero quasi il doppio di quelli riconosciuti. Malattie curabili in Europa risultano spesso fatali in Africa e in Asia
Nell'ambito dei malati oncologici, rimangono dei pazienti rari. Il maggiore impatto del cancro non riguarda i bambini e gli adolescenti. Ma le stime globali di questi tumori sono con ogni probabilità inferiori al dato reale.
I dati ufficiali riconoscono poco più di duecentomila nuove diagnosi annue di cancro, nella fase della vita compresa tra la nascita e i 19 anni.
I pazienti, però, potrebbero essere quasi il doppio (397mila). Il problema è che molti di essi «sfuggono» alle statistiche, fondamentalmente per due ragioni: una scarsa attenzione alla diagnosi e l'assenza dei registri tumori in alcune aree del Pianeta.
FINO A 1 CASO SU 2 NON DIAGNOSTICATO
A stimare una «piramide» dei casi più alta del previsto sono i ricercatori della scuola di salute pubblica di Harvard e del Dana Farber Cancer Institute di Boston.
Il loro modello matematico - ottenuto incrociando i dati dei registri tumori forniti dai Paesi che ne sono dotati, quelli dell'osservatorio sulla salute globale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e le indagini condotte dall'Unicef - ha infatti restituito una stima doppia rispetto ai dati attualmente disponibili.
Il quadro che è emerso restituisce un mondo che marcia a due velocità.
Se in Europa a sfuggire alle maglie degli specialisti sarebbe soltanto il tre per cento dei casi di tumore infantile (120 casi non diagnosticati su 4.300), il dato supererebbe il picco del 50 per cento (43mila su 76mila) in Africa (dove soltanto in Mali e nel Camerun sono disponibili dei registri tumori).
Non molto migliore è la situazione nei Paesi dell'Asia centromeridionale (67mila su 137mila).
Di questo passo, avvertono gli autori della ricerca, «la quota sommersa dei casi di cancro infantile non registrati tra il 2015 e il 2030 potrebbe arrivare a tre milioni»: sui 6,7 attesi.
TUMORI NEGLI ADOLESCENTI: QUAL E' LA SITUAZIONE NEL NOSTRO PAESE?
L'IMPATTO DEI TUMORI PEDIATRICI NEI PAESI A BASSO REDDITO
Questa sottostima - che potrà essere confermata o meno soltanto dopo aver reso più capillare lapresenza dei registri tumori - comporta innanzitutto una conseguenza: la mancata identificazione di alcuni tumori pediatrici impedisce di avviare dei trattamenti che spesso risultano in grado di salvare la vita dei piccoli pazienti.
Di conseguenza l'impatto che queste malattie hanno sulla popolazione si rivela più alto del previsto. A determinare questo scenario, nelle aree meno sviluppate del Pianeta, sono la mancanza di servizi di assistenza sanitaria e gli errori diagnostici che possono essere compiuti da personale con poca dimestichezza nei confronti di queste malattie. «I sistemi sanitari dei Paesi a basso e a medio reddito non riescono a soddisfare i bisogni dei bambini malati di cancro - avverte Rifat Atun, direttore del programma di salute globlae dell'Università di Harvard -. La copertura sanitaria universale, tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, deve prevedere un'attenzione particolare ai tumori pediatrici, per ridurre il numero dei decessi dovuti a queste malattie».
Lo studio ha confermato che - a eccezione dei Paesi dell'Africa sub-sahariana - il tumore infantile più comune nella popolazione infantile è la leucemia linfoblastica acuta (75mila nuovi casi nel 2015). Nell'Africa orientale e occidentale, è il linfoma di Burkitt il tumore pediatrico maggiormente diffuso.
IN ITALIA 55 CENTRI PER LA CURA DEI TUMORI PEDIATRICI
Tra le proposte per migliorare la situazione, gli esperti propongono di aumentare il numero dei centri in grado di riconoscere e trattare queste malattie, dal momento che la loro cura è affidata a pochi centri nelle grandi città.
Questo è lo scenario di molti Paesi africani e asiatici, non quello nostrano. Lungo la Penisola sono infatti 55 i centri che fanno parte della rete dell'Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica (Aieop).
Un network diffuso di ospedali con vari livelli di specializzazione che, seppur non in tutti i casi, nel tempo ha contribuito a ridurre la necessità di migrazione di numerose famiglie (soprattutto dal Sud e dalle Isole verso i centri delle regioni del Nord Italia). Merito anche della condivisione dei protocolli di cura.
Farmaci ad hoc per i bambini non ce ne sono, la ricerca ha però permesso di identificare le strategie terapeutiche più opportune, condivise al fine di assicurare l'omogeneità dell'intervento terapeutico.
Ma lo scenario non è questo in tutto il mondo: anzi. Un tumore che in Italia guarisce in 9 casi su 10, al di là del Mediterraneo risulta quasi sempre fatale. Ecco perché occorre tenere alta la guardia contro i tumori dei più piccoli.
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Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).