Bassi livelli di vitamina D sono correlati ad una peggiore risposta ai trattamenti immunoterapici. I risultati pubblicati dalla rivista Cancer
I livelli di vitamina D sembrerebbero influenzare la risposta all'immunoterapia nelle persone con melanoma metastatico. In particolare la supplementazione di questa sostanza sarebbe associata ad una miglioramento nelle cure anti-cancro. Ad affermarlo -ma risultati simili si stanno accumulando- è uno studio pubblicato dalla rivista Cancer, l'organo ufficiale dell'American Cancer Society.
CANCRO E IMMUNOTERAPIA
Dal 2011 -anno di approvazione di ipilimumab, il primo farmaco immunoterapico della storia- ad oggi l'immunoterapia ha fatto passi avanti da gigante. Grazie ad essa abbiamo capito che con il sistema immunitario è possibile controllare la malattia sul lungo termine. Un approccio che ha rivoluzionato la cura di molte neoplasie come il melanoma metastatico e il tumore del polmone. Ad oggi l’immunoterapia può essere usata in quasi tutti i tipi di tumore, da sola o in combinazione ma purtroppo non sempre con gli stessi effetti. Ed è per questa ragione che ora la ricerca si sta concentrando nel tentativo di identificare i meccanismi di resistenza e le combinazioni terapeutiche migliori per ogni singolo tumore.
IL RUOLO DELLA VITAMINA D
Uno dei possibili fattori in grado di migliorare la risposta all'immunoterapia sembrerebbe essere la vitamina D. Questa sostanza, essenziale nella regolazione dell’assorbimento di calcio e fosforo nel tratto gastrointestinale, è fondamentale anche per il buon funzionamento del sistema immunitario. Ma proprio perché le terapia anticancro con immunoterapia agiscono sul nostro sistema di difesa, negli ultimi anni si sono intensificati gli studi sul ruolo della vitamina D nelle cura dei tumori. Attenzione però alle facili interpretazioni: la vitamina D non è una molecola anticancro bensì può influenzare la risposta imnunitaria al tumore.
LO STUDIO
Per verificare l'impatto della vitamina D sulla risposta alle terapie anticancro un gruppo di ricercatori dell'Institute of Oncology di Poznan (Polonia) ha coinvolto 200 pazienti con melanoma metastatico in trattamento con farmaci anti PD-1, anticorpi usati correntemente nella pratica clinica. Obiettivo dello studio era quello di verificare la risposta alle terapie in relazione ai livelli di vitamina D presenti nel sangue. Dalle analisi è emerso che nei pazienti con livelli fisiologici di vitamina D la risposta alle terapie è risultata efficace nel 56% dei casi. Per contro, nei pazienti con livelli di vitamina D inferiori alla norma la risposta si è verificata nel 36& dei casi. Non solo, la sopravvivenza libera da malattia -ovvero il tempo che intercorre tra il trattamento e la ripresa della malattia- è risultata di 11,2 mesi nelle persone con normali livelli di vitamina D e di 5,7 mesi in quelli carenti. Quanto ottenuto, seppur da confermare in una casistica più ampia, mostra come i livelli di vitamina D possano influenzare la risposta alle terapie anticancro. Ecco perché -scrivono gli autori- «una supplementazione tramite integratori di vitamina D potrebbe essere utile nel migliorare la risposta alle terapie».
NON SOLO VITAMINA D
Ma la vitamina D non è il solo fattore sotto la lente dei ricercatori. C'è molto di più. In questi anni si sono intensificati gli studi volti a decodificare le ragioni della mancata o non ottimale risposta alle cure con immunoterapia. Tra questi sembrerebbe esserci anche la composizione del microbiota. Uno dei fattori che più è in grado di influenzare la risposta a queste terapie è l'insieme dei microrganismi che popolano il nostro intestino. Sempre più numerosi studi stanno infatti dimostrando che la presenza -o l'assenza- di determinati ceppi batterici correlano con una migliore -o peggiore- risposta agli immunoterapici.
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Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.