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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 09-06-2017

Il linfonodo sentinella è utile anche nei tumori della cervice e dell'endometrio



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Sperimentata per la prima volta nel tumore al seno oggi la tecnica del linfonodo sentinella è utile sia nel diagnosticare in maniera accurata la presenza di metastasi sia di evitare la rimozione completa dei linfonodi, spesso associata a pesanti effetti collaterali

Il linfonodo sentinella è utile anche nei tumori della cervice e dell'endometrio

Chi l'ha detto che la tecnica del linfonodo sentinella è utile solo nel tumore al seno? Nata per questo tipo di neoplasia sempre più spesso oggi viene eseguita in caso di tumore della cervice uterina e dell'endometrio. Il vantaggio è duplice: da un lato consente al medico di stabilire se c'è metastasi e quindi agire di conseguenza. Dall'altro permette di evitare la rimozione totale dei vasi linfatici, un intervento invasivo che in molto casi può portare nel corso della vita a pesanti problemi di natura circolatoria e neurovascolare. Ecco perché oggi più che mai è necessario che tutti i centri che si occupano di questo tipo di tumori siano attrezzati per poter eseguire la tecnica del linfonodo sentinella. Di questo si è discusso nelle scorse settimane a Monza in un convegno internazionale organizzato dall'Ospedale San Gerardo.

 

 

CAPIRE QUANDO CI SONO LE METASTASI

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Il tumore dell'endometrio colpisce ogni anno in Italia più di 8 mila donne. Quello della cervice tremila. Il primo passo nella cura di questi tumori - spiega Alessandro Buda, responsabile dell’unità di ginecologia chirurgica oncologica all’ospedale San Gerardo - è la rimozione chirurgica dell'utero o delle ovaie e tube a seconda dei tumori. In tutti casi però, sia i più invasivi sia quelli all'apparenza confinati, è di fondamentale importanza sapere se il cancro si è esteso ai linfonodi vicini». 

 

QUALI CURE SCEGLIERE?

«Conoscere l'eventuale "invasione" dei linfonodi più prossimi alla neoplasia -prosegue Buda- è cruciale per stabilire se dopo la chirurgia è necessario procedere a chemioterapia e radioterapia. In caso di positività significa che il tumore rischia di metastatizzare e dunque l'approccio chirurgico volto alla rimozione del tumore primario non basta».

 

 

PESANTI EFFETTI COLLATERALI SE IL SISTEMA LINFATICO VIENE RIMOSSO

Ad oggi nel nostro Paese l'approccio più utilizzato consiste nella linfanedectomia estensiva, ovvero la rimozione di tutto il sistema linfatico che circonda l'organo colpito da tumore. «L'asportazione totale però -spiega l'esperto- può comportare nell'immediato un maggiore rischio d’infezioni nell’immediato e, a distanza di tempo, lo sviluppo di importanti accumuli di linfa a livello delle gambe e più in generale disturbi neurovascolari. Un problema non di poco conto se si pensa che le donne colpite da questi tumori spesso sono giovani».

 

 

IL LINFONODO SENTINELLA ABBATTE LE COMPLICANZE

Per evitare questo genere di problemi da tempo la tecnica del linfonodo sentinella è stata adottata anche per questo tipo di neoplasie. A differenza della linfanedectomia la tecnica in questione consiste nell'isolamento esclusivo del primo linfonodo potenzialmente raggiungibile dalle metastasi. «Analizzando solo questo linfonodo il da un lato evitiamo gli effetti collaterali associati alla rimozione totale, dall'altro otteniamo informazioni importanti per capire come procedere. Non solo, a questi indubbi vantaggi per le pazienti con questa tecnica sono minori costi ospedalieri e di sala operatoria associati in particolare alla riduzione nel numero di giorni di degenza» conclude Buda.

 

 

TECNICA SEMPRE MENO INVASIVA

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«La procedura è stata notevolmente semplificata negli ultimi anni grazie all’arrivo di nuove tecnologie che prima non esistevano - osserva Rodolfo Milani, direttore della clinica di ginecologia e ostetricia al San Gerardo -. L’introduzione del tracciante fluorescente naturale indocianina verde abbatte notevolmente i costi della procedura, riducendo i tempi della tecnica durante l’intervento chirurgico e il fastidio delle pazienti che prima dovevano essere sottoposte, da sveglie, a iniezione di un tracciante radioattivo nel collo dell’utero, mentre ora tutto avviene in sala operatoria mentre sono già sedate».

 

 

LINFONODO SENTINELLA DA PREFERIRE QUANDO IL TUMORE E' IN FASE INIZIALE

Una serie di indubbi vantaggi dunque che stanno contribuendo sempre di più alla diffusione di questa tecnica anche nel nostro Paese. A farla da padrone è proprio il San Gerardo di Monza, con otre 300 interventi effettuati dal 2010. Considerata ancora come sperimentale, la tecnica si è dimostrata tanto efficace e vantaggiosa per le pazienti che diversi Paesi l’hanno già inserita nelle linee guida fra le terapie standard da proporre a tutte le donne che devono essere operate per un tumore dell’endometrio o della cervice uterina in stadio iniziale. 

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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