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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 02-01-2024

I trials clinici del 2024 che cambieranno l'oncologia



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Diagnosi precoce nel tumore del polmone, miglioramento delle terapie per il melanoma e anticorpi coniugati capaci di arrivare al cervello. I migliori trial clinici 2024 in oncologia selezionati da Nature Medicine

I trials clinici del 2024 che cambieranno l'oncologia

Ogni anno la rivista Nature Medicine, una delle più autorevoli nel settore della ricerca biomedica, pubblica un elenco delle sperimentazioni dell'anno appena iniziato che potrebbero cambiare in meglio la pratica clinica. Per il 2024 la prestigiosa rivista ne ha selezionate 11. Quattro hanno a che fare con la ricerca contro il cancro. Ecco di cosa si tratta.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E DIAGNOSI PRECOCE 

La maggior parte dei tumori del polmone, purtroppo, vengono diagnosticati quando la malattia è già in fase avanzata. Da anni la ricerca è al lavoro nel tentativo di anticipare la diagnosi. Il primo esame che viene effettutato quando si ha il sospetto di tumore del polmone è una semplice radiografia del torace. In caso di segnali di malattia si prosegue con una TAC. Accorciare i tempi tra questi due esami individuando con maggiore precisione i segni del tumore è di fonfamentale importanza. Un aiuto in questo senso potrebbe essere dato dall'intelligenza artificiale. Nel Regno Unito è in corso un trial clinico che sta coinvolgendo oltre 150 mila partecipanti che va proprio in questa direzione. Tutto nasce dalla costatazione che la refertazione immediata delle radiografie del torace da parte dei radiologo dimezza il tempo necessario alla diagnosi da 63 giorni a 32 giorni. Partendo da questo dato gli scienziati hanno messo a punto il trial clinico in questione sfruttando la capacità dei software di analisi delle immagini radiologiche nel selezionare le radiografie sospette. La fine dello studio è prevista nell'estate 2024. Secondo gli autori del trial l'approccio potrebbe portare ad un dimezzamento dei tempi nella diagnosi.

SCREENING PER IL TUMORE DEL POLMONE

Sempre per quanto riguarda la diagnosi precoce del tumore del polmone, negli anni passati due importanti studi hanno dimostrato che nella popolazione a rischio (quella dei forti fumatori) l'utilizzo dello strumento di screening mediante una TAC è in grado di ridurre la mortalità per questa forma di cancro. Il motivo è semplice: intercettando la malattia il prima possibile le possibilità di cura aumentano considerevolmente poiché la malattia non si è ancora diffusa. L'implementazione dello screening però è a macchia di leopardo e molte nazioni non prevendono ancora un percorso chiaro sia per quanto riguarda le caratteristiche delle persone da includere nello screening sia con quale cadenza effettuarlo in caso di negatività alla prima analisi. Per cercare di dipanare i diversi dubbi è nato 4-IN THE LUNG RUN, un clinical che cercherà di valutare se lo screening ogni 2 anni è efficace nel prevenire le morti per tumore del polmone rispetto allo screenign con cadenza annuale in quelle persone che non presentano anomalie alla prima scansione. Lo studio, partito nel 2020, esaminerà 26mila individui di sei Paesi europei e si concluderà nel dicembre di quest'anno.

IMMUNOTERAPIA NEOADIUVANTE NEL MELANOMA

Il melanoma, oltre dieci anni fa, ha fatto da apripista a molte delle cure immunoterapiche oggi disponibili. Prima del 2011, anno in cui è stato approvato il primo immunoterapico della storia (ipilimumab), l'aspettativa di vita media per un melanoma metastatico era di soli 9 mesi dalla diagnosi. Oggi lo scenario si è completamente ribaltato e il melanoma sempre più spesso può essere trasformato in malattia cronica. Negli anni però si è scoperto che nei casi di melanoma in fase III il rischio di recidiva è elevato. Per questa ragione è stata sperimentata l'immunoterapia anche in adiuvante, ovvero dopo la rimozione chirurgica per ridurre al minimo le possibilità di ricomparsa della malattia. Una strategia che ha dato grandi risultati ma che presto potrebbe ancora cambiare. Sempre più studi di piccole dimensioni stanno dimostrando che per abbassare ulteriormente questo rischio è necessario somministrare l'immunoterapia in neo-adiuvante, ovvero prima della rimozione chirurgica. Per comprendere il reale beneficio di questa strategia è nato il trial clinico NADINA. Lo studio confronterà l'efficacia di ipilimumab neoadiuvante più nivolumab con quella di nivolumab adiuvante (standard di cura attuale) nel melanoma in stadio III. L'analisi, iniziata nell'estate 2021, recluterà l'ultimo paziente entro dicembre 2024.

ANTICORPI CONIUGATI NELLE METASTASI CEREBRALI

Una delle principali novità del 2023 in oncologia è stato l'avvento degli anticorpi coniugati, prodotti capaci di riconoscere ed eliminare selettivamente le cellule cancerose risparmiando il più possibile quelle sane. Sviluppati concettualmente già da molti anni ma con scarsi risultati a livello clinico, grazie all'innovazione tecnologica questo genere di approccio oggi sta letteralmente esplodendo. Ad oggi, in oltre 500 trial clinici in corso, sono più di 100 le molecole in sperimentazione in grado di colpire più di 50 target presenti sulle cellule tumorali. Il tumore che sta maggiormente beneficiando di questa strategia è il tumore del seno. Uno dei trial clinici più promettenti, secondo Nature Medicine, sarà DESTINY-Breast12 nelle persone con carcinoma mammario HER-positivo e metastasi cerebrali. Ed è proprio quest'ultima caratteristica che rende "speciale" il trial. Diverse piccoli studi hanno dimostrato che l'anticorpo coniugato trastuzumab deruxtecan potrebbe avere attività a livello cerebrale, da sempre considerato luogo inaccessibile a questo tipo di strategia. DESTINY-Breast12, iniziato nel 2021, valuterà l'efficacia di questa strategia sulla sopravvivenza globale.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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