Camminare per mezz’ora tre volte alla settimana migliora la qualità della vita nei pazienti con una recidiva o una malattia metastatica
Funziona a scopo profilattico, se sempre in più occasioni l’attività fisica viene presentata come uno degli «scudi» nei confronti di diversi tumori. Ma fare un po’ di movimento, in realtà, può garantire una migliore qualità di vita anche nei pazienti con un tumore in stadio avanzato. Basterebbe muoversi a giorni alterni anche soltanto per mezzora per migliorare la resistenza cardiovascolare e il benessere fisico, psicologico ed emotivo. Segno che l’esercizio fisico, oltre che in chiave preventiva, è importante nella riduzione del rischio di recidive.
BENEFICI FISICI E PSICOLOGICI
La notizia giunge da uno studio pubblicato sul British Medical Journal Open, coordinato da un gruppo di ricercatori dell’Università del Surrey (Gran Bretagna). Obiettivo: valutare l’impatto di una blanda ma costante attività motoria nei pazienti con una malattia oncologica in fase avanzata. Nella ricerca sono stati arruolati 42 pazienti affetti da diversi tumori recidivanti o metastatici: al seno, al colon-retto, all’esofago, alla prostata, alle ovaie, all’utero, neoplasie del sangue e melanoma. Casualmente, sono stati suddivisi in due gruppi: uno (quello di controllo) ha mantenuto gli stessi livelli di attività fisica misurati prima dell’inizio dello studio, mentre ai pazienti inseriti nell’altro (il gruppo di studio) è stato richiesto di praticare trenta minuti di camminata a giorni alterni. La differenza emersa tra i due gruppi al termine della valutazione effettuata dopo tre mesi è stata evidente. La quasi totalità dei partecipanti inseriti nel gruppo di studio ha infatti segnalato un approccio più sereno e consapevole nei confronti della malattia, oltre a segnalare il miglioramento di una serie di parametri cardiovascolari. A trarre giovamento è stata anche la sfera sociale, visti i rapporti instaurati tra i pazienti: considerati benefici ai fini della gestione della malattia.
COSA MANGIARE PRIMA DI UN'INTENSA ATTIVITA' SPORTIVA?
SERVIRANNO ULTERIORI RISCONTRI
I ricercatori hanno riportato anche la dichiarazione di un paziente inserito nel gruppo di studio, considerata eloquente: «L’impatto dell’attività fisica sulla mia salute è stato immenso. Mi ha dato la spinta per muovermi di più, ma anche per modificare la dieta. Riducendo l’introito di alimenti ricchi in grassi e zuccheri e portando fino a quattro ore settimanali il tempo dedicato all’attività motoria, ho ottenuto una sensibile riduzione del peso corporeo. Adesso non vivo più pensando sempre di essere un malato terminale, ma mi adopero per godermi ogni istante della vita, grazie all’aiuto degli amici e dell’attività fisica». I cui benefici, finora, non erano mai stati misurati in pazienti con una malattia oncologica in fase avanzata: per timore delle ricadute fisiche e psicologiche. Invece secondo Emma Ream, direttore del programma di ricerche sul supporto alle cure oncologiche dell’Università del Surrey, «i risultati di questo studio, sebbene i numeri siano limitati, evidenziano che l’esercizio fisico può essere utile anche nelle persone con una malattia oncologica avanzata». Serviranno comunque ulteriori riscontri prima di sdoganare l’attività fisica nei malati di cancro in stadio avanzato.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).