Con la pandemia i pazienti arrivavano all'operazione con tumori del colon in stadio più avanzato. Lo rileva uno studio italiano. Diagnosi e screening in ritardo fra le cause
Fra le pessime eredità della pandemia di Covid-19 va contato anche il ritardo negli esami di screening e di controllo, che potrebbe tradursi in malattie diagnosticate tardi e più difficili da curare. Nel caso dei tumori del colon-retto, qual è stato l’impatto dell’emergenza sanitaria in Italia? Se lo è chiesto un gruppo di ricercatori, componenti del COVID–Colorectal Cancer (CRC) Study Group, coordinati dall'Università di Bologna, che ha studiato circa 18.000 pazienti e ha pubblicato i risultati ottenuti sulla rivista JAMA Network Open.
LA RICERCA
I ricercatori hanno valutato i percorsi di 17.938 uomini e donne operati per un tumore del colon-retto in 81 ospedali italiani, alcuni in periodo pandemico (fra il 1 marzo 2020 e il 31 dicembre 2021) e altri prima dell’emergenza (fa il 1 gennaio 2018 e il 29 febbraio 2020). L’obiettivo era confrontare lo stadio del tumore al momento della diagnosi, la presenza di metastasi e l’aggressività della malattia, oltre ad altre situazioni associate a prognosi complesse, come lesioni ostruttive o stenotiche, chirurgia d'emergenza o palliativa.
I RISULTATI
Ebbene, le condizioni di arrivo dei pazienti alla sala operatoria sono risultate diverse nei due periodi esaminati. In particolare, è emersa un’associazione evidente fra il periodo pandemico e un rischio più alto di tumore in stadio avanzato (un rischio più alto del 7 per cento rispetto al periodo pre-pandemico), una maggiore aggressività (32 per cento in più) e più casi di stenosi, ovvero di lesioni che occludono l’intestino (più 15 per cento).
PER LA PRIMA VOLTA, I TASSI DI SOPRAVVIVENZA POTREBBERO CALARE
Molto si è detto dell’impatto della pandemia sui malati di tumore e sulla capacità di prevenire, diagnosticare e trattare le patologie oncologiche. «Per quanto ne sappiamo, ad oggi questo è il più ampio studio nazionale e multicentrico che mostra un legame significativo fra la pandemia di Covid-19 e il peggioramento dello stadio alla diagnosi di molti pazienti sottoposti a intervento per un cancro colorettale». I motivi sono quelli noti: il ritardo nei programmi di screening, le difficoltà ad accedere ai percorsi diagnostici ed assistenziali, la riluttanza e i timori delle persone a rispondere ad un invito dell’ASL o a anche solo a farsi vedere dal medico. Non è una peculiarità italiana, ricordano gli autori dello studio, che sottolineano come ancora una volta sia importante una risposta coordinata ed efficace per mitigare gli effetti collaterali del Covid-19 sui malati di cancro: «Situazioni come questa potrebbero portare per la prima volta in vent'anni ad un calo dei tassi di sopravvivenza per i pazienti con tumore del colon-retto».
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.