Studiare gli effetti dei composti fenolici sul metabolismo intestinale e sul potenziale impatto contro il cancro al colon, come supporto della chemioterapia. La ricerca di Alice Cattivelli
Indagare maggiormente il ruolo della dieta e del microbiota nel tumore al colon retto: questo è l’obiettivo del progetto di Alice Cattivelli sostenuto durante il 2024 da una borsa di studio di Fondazione Umberto Veronesi. La ricercatrice, che lavora presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, è impegnata a studiare i composti fenolici presenti nei vegetali e le modifiche che subiscono ad opera del microbiota intestinale nel contrastare il cancro al colon retto. Studi recenti, infatti, evidenziano una relazione tra disequilibrio del microbiota intestinale e rischio di sviluppare il tumore. Inoltre, è stato evidenziato come i composti fenolici, presenti negli alimenti vegetali, potrebbero avere un ruolo preventivo.
Alice, perché studiare il microbiota nel tumore al colon?
Questo progetto mira a esplorare i meccanismi di interazione tra dieta, composti fenolici e tumore al colon-retto (CRC). Sebbene sia noto il potenziale preventivo dei composti fenolici nei confronti di questa patologia, l'esatto meccanismo d'azione rimane poco chiaro. I composti fenolici, presenti negli alimenti vegetali, vengono profondamente modificati dal microbiota intestinale. È probabile, quindi, che i metaboliti prodotti durante questo processo siano le vere molecole attive, in quanto si trovano in alta concentrazione nel colon dopo il consumo di vegetali. Inoltre, questi composti possono promuovere la crescita di batteri benefici che riducono l’infiammazione e il rischio di CRC. La mia ricerca si concentra proprio su questa duplice interazione.
Perché è importante approfondire questi aspetti?
Il tumore al colon è la seconda causa di mortalità in Europa ed è strettamente influenzato dallo stile di vita, oltre che da predisposizioni genetiche e infiammazioni croniche intestinali. Adottare uno stile di vita sano è quindi fondamentale per prevenirlo. Voglio capire quali composti derivanti della dieta siano effettivamente attivi nel prevenire questa patologia e i loro meccanismi d’azione.
Quali sono gli aspetti poco noti che intendi approfondire?
L’obiettivo principale è identificare i meccanismi molecolari alla base dell’attività antitumorale dei metaboliti fenolici e la loro interazione con il microbiota intestinale. I risultati potranno ampliare le conoscenze sull’effetto preventivo di specifici alimenti vegetali e composti fenolici contro il tumore al colon.
Come porterete avanti il progetto quest’anno?
Inizierò analizzando il metabolismo del colon delle principali classi di composti fenolici e il loro effetto sul microbiota intestinale, per favorire una condizione di equilibrio (eubiosi). Successivamente, testeremo i metaboliti più rilevanti su linee cellulari di cancro al colon e, infine, su modelli 3D (sferoidi) che simulano il tessuto tumorale.
Quali prospettive apre il progetto per la salute?
Questo studio potrà fornire nuove conoscenze utili per la prevenzione del tumore al colon. Comprendere quali composti fenolici e metaboliti hanno un effetto protettivo o chemioterapico potrebbe favorire l’adozione di stili di vita e abitudini alimentari più salutari e, in futuro, supportare lo sviluppo di terapie complementari.
Sei mai stata all’estero per fare ricerca e cosa ti ha spinto a partire?
Sì, ho trascorso sei mesi presso il centro di ricerca CEBAS-CSIC di Murcia, in Spagna, lavorando nel laboratorio di Food and Health del Professor Juan Carlos Espin. All’inizio ero titubante: lasciare la mia comfort zone fatta di amici, famiglia e fidanzato non è stato facile. Ma riflettendo, ho capito che rinunciare sarebbe stato un errore. I primi tempi sono stati difficili, ma poi mi sono adattata e ho capito di aver fatto la scelta giusta. In quel luogo, ho imparato a lavorare con le colture cellulari e questo tema ad oggi è diventato la parte più importante e che più mi piace del mio lavoro di ricerca. Infine, essere partita ha contribuito a farmi vincere la borsa di studio Fondazione Veronesi 2024.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Questa esperienza mi ha fatto crescere sia personalmente che professionalmente. Ho lavorato con macchinari all’avanguardia e appreso nuovi protocolli, che ora utilizzo nel mio laboratorio in Italia. Anche se l’Italia mi è mancata – è il paese più bello del mondo! – ho imparato che lavorare all’estero ti apre la mente. Tuttavia, nonostante le difficoltà legate ai pochi investimenti nella ricerca in Italia, credo che non mi trasferirei all’estero in modo definitivo.
Perché hai scelto la strada della ricerca?
Sono sempre stata curiosa e appassionata di scienza. Dal primo momento in cui sono entrata in laboratorio, ho capito che quello era il mio posto. Da allora, fare qualcosa di diverso non è mai stato un’opzione.
C’è qualcosa che vorresti dimenticare e qualcosa, invece che ricordi con orgoglio, della tua vita professionale?
Non ce n’è uno in particolare, ma sicuramente ci sono stati momenti difficili che mi hanno aiutato a crescere. Uno dei più belli, invece, è stato ricevere la notizia di aver vinto la borsa di ricerca Fondazione Veronesi 2024.
Dove ti vedi tra 10 anni?
Sognando in grande, mi vedo a capo di un laboratorio di colture cellulari tutto mio. Essendo più realista, mi immagino ricercatrice con un contratto a tempo indeterminato.
Cosa ami e cosa e cosa invece cambieresti di più del tuo lavoro?
Pensare che, nel mio piccolo, sto contribuendo alla lotta contro il cancro. Amo anche la dinamicità e il continuo apprendimento che il lavoro di ricerca offre. Cambierei sicuramente la competizione interna nelle università e l’instabilità lavorativa.
Che cos’è la ricerca per te?
Per me è il futuro e sono fiera di fare la ricercatrice. Anni fa avrei detto il medico ma ora faccio fatica ad immaginare una strada diversa rispetto a quella che ho preso.
Quali sono le tue passioni, cosa fai nel tempo libero?
Amo fare sport: mi aiuta a scaricare lo stress e a sentirmi meglio. Mi piace andare ai concerti. Mi piace anche andare ai concerti, cerco di farne 3 o 4 ogni anno. Il più bello è stato quello dei Coldplay a Milano. L’altra mia grande passione è viaggiare. Recentemente sono stata a New York e quest’estate spero di visitare la Thailandia. Il mio sogno è fare un viaggio zaino in spalla nel sud-est asiatico.
Raccontaci una “pazzia” che hai fatto?
Il Cammino di Santiago. Due volte! Faticoso, ma una soddisfazione immensa.
Se un giorno tuo figlio volesse fare il ricercatore, cosa gli diresti?
Non ho figli al momento ma, ne sarei orgogliosa. Gli direi di essere curioso, studiare, informarsi e non mollare, anche se il percorso potrà sembrare impossibile.
Ti ritieni soddisfatta della tua vita? Si, sono felice. Ci sono ancora tanti sogni da realizzare ma per ora posso dirmi soddisfatta.
Perché è importante donare a favore della ricerca?
Donare è importante perché la ricerca scientifica è il nostro futuro. Sono stati fatti enormi progressi ma altrettanti sono ancora da fare. Donare e continuare a farlo è fondamentale, per la costruzione del sapere di domani.
Cosa vorresti dire ai donatori?
Grazie perché senza il vostro sostegno il mio lavoro e quello di tanti altri ricercatori come me non sarebbe possibile.