Uno studio dell'Agenzia per la ricerca sul cancro dell'OMS mostra negli scorsi decenni picchi di diagnosi non sempre utili. Si lavora per uno screening efficace
Uno studio pubblicato su The BMJ mostra che la grande variabilità e i picchi nei casi di tumore alla prostata in Europa, registrati negli scorsi decenni, potrebbero indicare un fenomeno di sovradiagnosi, legato principalmente all'uso del test del PSA (antigene prostatico specifico) in screening opportunistici (test individuali non in contesto di screening organizzato). La ricerca evidenzia l'importanza di valutare con attenzione le strategie di screening, per mantenere il vantaggio in termini di diagnosi precoce e ridurre il rischio di trattamenti non necessari e potenzialmente dannosi per i pazienti.
I DATI ANALIZZATI
I dati di incidenza e mortalità del cancro alla prostata in 26 paesi europei tra il 1980 e il 2017, raccolti dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) in collaborazione con diversi istituti internazionali, sono stati analizzati e incrociati con quelli del database dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). È emerso che, mentre l'incidenza (o il numero di nuovi casi) del cancro alla prostata è aumentata in tutta Europa, i tassi di mortalità sono rimasti relativamente stabili o in calo. Questo contrasto è particolarmente evidente in alcuni paesi come la Francia, dove si è registrata una variazione fino a 20 volte dell'incidenza tra il 1980 e il 2005, con tassi che hanno raggiunto i 336 casi ogni 100.000 uomini. Tuttavia, la mortalità è variata solo 5 volte nello stesso periodo, con un massimo di 35,6 decessi ogni 100.000 uomini nel 2006. Questi risultati suggeriscono quindi che molti dei tumori diagnosticati non erano clinicamente rilevanti.
IL PROBLEMA DELLA SOVRADIAGNOSI
La sovradiagnosi è la diagnosi di un tumore che non avrebbe mai causato sintomi o morte nel corso della vita del paziente. In particolare, l’uso opportunistico del test del PSA in passato ha portato alla rilevazione di tumori a basso rischio, spesso indolenti, che non richiederebbero un trattamento immediato. Questo fenomeno è stato osservato soprattutto nei paesi dove il test è ampiamente utilizzato per lo screening opportunistico e non regolamentato. Secondo Vaccarella e colleghi, autori dello studio, l'aumento dell'incidenza del cancro alla prostata registrato nei paesi europei potrebbe essere, quindi, in gran parte attribuibile all'uso diffuso del test PSA, con un incremento delle diagnosi senza un reale beneficio in termini di riduzione della mortalità.
COME ORGANIZZARE UNO SCREENING EFFICACE
«La questione della sovradiagnosi nel cancro alla prostata, legata principalmente all'uso del test PSA, ha sollevato preoccupazioni per i potenziali trattamenti non necessari che potrebbero compromettere la qualità della vita dei pazienti» spiega il dottor Pasquale Setola, urologo presso la Fondazione Casa Sollievo della Sofferenza, Opera di San Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo. «Prima di implementare nuove strategie di screening su larga scala, sarebbe prudente attendere linee guida validate che tengano conto di solide prove cliniche e di un'analisi rigorosa dei benefici rispetto ai rischi. Il coinvolgimento di esperti internazionali e la revisione sistematica della letteratura scientifica sono fondamentali per garantire che ogni raccomandazione venga supportata da dati di alta qualità» conclude il dottor Setola.
RACCOMANDAZIONI PER IL FUTURO
Alla luce di questi risultati, l’Unione Europea nel 2022 ha rilasciato nuove raccomandazioni per la prevenzione del cancro, incoraggiando un approccio più organizzato nell'implementazione dei programmi di screening del cancro alla prostata. Tra le proposte vi è l'uso del test del PSA combinato con la risonanza magnetica (MRI) come esame di secondo livello per ridurre il numero di diagnosi inutili e migliorare la gestione dei pazienti. Un approccio, quindi, più mirato e regolamentato nello screening del cancro alla prostata.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
In Italia, dove ogni anno vengono diagnosticati oltre 41.000 nuovi casi di tumore della prostata e nel 2022 si sono stimate 8.200 vittime, sono stati approvati alcuni progetti pilota ed è stato finanziato un progetto nazionale coordinato dalla Regione Toscana. La Regione Lombardia da novembre ha avviato un programma di screening aperto agli assistiti della regione fra i 50 e i 70 anni.
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