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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 09-12-2024

Dieta ricca di fibre: un alleato per affrontare i tumori del sangue



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L'incremento del consumo di fibre vegetali può migliorare gli esiti del trapianto di midollo osseo e ridurre la trasformazione di alcune condizioni in mieloma multiplo. I risultati presentati al congresso ASH

Dieta ricca di fibre: un alleato per affrontare i tumori del sangue

Una dieta ricca di fibre, agendo sul microbiota intestinale e sul sistema immunitario, può influenzare positivamente le cure anticancro per alcuni tumori del sangue. Due studi da poco presentati al congresso dell'American Society of Hematology (ASH) hanno dimostrato che un intervento dietetico mirato può migliorare sia gli esiti di trapianto di midollo sia di ridurre la progressione delle gammopatie a mieloma multiplo. Due risultati importanti che mostrano l'importanza dell'integrazione della dieta nelle cure antitumorali.

A COSA SERVE IL TRAPIANTO DI MIDOLLO?

Nelle leucemie e nei linfomi, a seconda delle situazioni, il trapianto di midollo osseo rappresenta una vera e propria cura salvavita. L'obiettivo di questa procedura è la sostituzione delle componenti del midollo osseo malato o non funzionante con cellule staminali sane provenienti da un donatore compatibile (trapianto allogenico). L'obiettivo principale è dunque quello di ripristinare la capacità del midollo osseo di produrre cellule del sangue sane dopo il trattamento chemioterapico utile all'eliminazione delle cellule malate. Una delle complicanze più diffuse di questa procedura è la graft-versus-host disease (GVHD), la malattia del trapianto contro l'ospite. Si tratta di una condizione che può insorgere dopo un trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche e si verifica quando le cellule immunitarie del donatore riconoscono come estranei i tessuti sani del ricevente e li attaccano, scatenando una risposta immunitaria dannosa. La GVHD può interessare diversi distretti corporei e può variare da forme lievi a severe, con rischio di complicanze fatali se non controllata. Ecco perché si è costantemente alla ricerca di possibili metodi per ridurre al minimo lo sviluppo di questa complicanza.

UNA DIETA RICCA DI FIBRE MIGLIORA L'ESITO DEL TRAPIANTO

Diversi studi hanno mostrato che il microbiota intestinale -la cui composizione dipende anche dalla dieta- è da tempo associato al rischio di sviluppare GVHD. In particolare alcune sostanze benefiche prodotte dai batteri intestinali -come il butirrato- svolgono un ruolo cruciale nella protezione della mucosa intestinale e nella regolazione dell’infiammazione. Nello studio presentato al congresso ASH ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York hanno osservato e analizzato l'apporto di fibre in 173 pazienti sottoposti a trapianto allogenico valutando eventuali correlazioni. Dalle analisi è emerso che i pazienti che consumavano più fibre presentavano una maggiore diversità microbica a livello intestinale e in particolare registravano un incremento dei batteri produttori di butirrato. Questa caratteristica si è tradotta in una riduzione significativa nell’incidenza di GVHD a livello gastrointestinale e in una migliore sopravvivenza globale al trattamento. Gli scienziati hanno inoltre provato a quantificare, in modello animale, l'effetto di una dieta standardizzata con un preciso contenuto di fibre. In questo caso è emerso che una dieta composta dal 12% di fibre di cellulosa ha ridotto la mortalità correlata alla GVHD migliorando il profilo metabolico intestinale. 

PREVENIRE LA TRASFORMAZIONE IN MIELOMA MULTIPLO

L'altro grande risultato presentato ad ASH riguarda la prevenzione del mieloma multiplo. Questo tumore, prima di diventare tale, è in realtà preceduto da due condizioni: la gammopatia monoclonale di significato incerto (MGUS) e mieloma smoldering (SMM). Queste due patologie, nel tempo, possono evolvere portano al vero e proprio mieloma multiplo. Questa evoluzione è influenzata da fattori metabolici, infiammatori e immunitari, molti dei quali potrebbero essere modulati attraverso la dieta. Ad oggi però nessun intervento nutrizionale si è mai dimostrato utile. Partendo da questo presupposto altri ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center hanno messo a punto un trial clinico pilota su 20 pazienti (NUTRIVENTION) che ha valutato gli effetti di una dieta a base vegetale ricca di fibre per 12 settimane in pazienti con MGUS e SMM. Dalle analisi è emerso che la dieta ha portatto ad un aumento della diversità microbica dei batteri produttori di butirrato, un miglior metabolismo e una riduzione dell'infiammazione. In due pazienti si è verificato anche un rallentamento della progressione della malattia. Come nel precedente studio i ricercatori hanno anche valutato, sempre in modello animale, l'impatto della dieta ricca di fibre in topi con MGUS e SMM. Anche in questo caso è emerso che la dieta ha raddoppiato la sopravvivenza libera da progressione della malattia e ha impedito lo sviluppo del mieloma multiplo nel 40% dei casi grazie ad una modulazione dell’infiammazione.

MIGLIORARE LE TERAPIE GRAZIE ALLA DIETA

I risultati di questi studi evidenziano come una dieta ricca di fibre possa avere un ruolo cruciale nella gestione delle malattie oncoematologiche. Questi dati aprono nuove prospettive nella gestione nutrizionale delle malattie oncologiche del sangue, suggerendo che interventi semplici come una dieta ricca di fibre potrebbero diventare parte integrante delle terapie oncologiche.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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