Idratazione, attenzione al sole e scelta della giusta meta. Come affrontare il caldo estivo e ridurre la fatigue da chemioterapia. I consigli dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica
Le terapie anticancro non vanno in vacanza. Ogni anno, anche in estate, sono migliaia le persone che devono affrontare un percorso di cura per il loro tumore che prevede la chemioterapia. Ma se già durante il resto dell’anno le terapie non sempre sono una passeggiata, il caldo estivo rappresenta un’insidia in più. Dall’alimentazione al come esporsi al sole, i consigli del professor Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM).
QUANDO ALLA FATIGUE SI SOMMA IL CALDO
"Fatigue" è quel termine tecnico utilizzato dai medici per descrivere il senso di stanchezza dovuto alle terapie oncologiche che non passa nonostante il riposo. Una sensazione di spossatezza simile a quella che coglie -chi più e chi meno- durante il caldo estivo. «Nel caso delle persone in trattamento per un tumore -spiega Cinieri- la fatigue si somma alle alte temperature. Il risultato è una profonda stanchezza che deve essere ben gestita per evitare che i più comuni effetti collaterali dei farmaci possano accentuarsi».
PRIMA REGOLA: IDRATARSI
Il primo consiglio per limitare al massimo il disagio della fatigue sommata alla calura estiva è di tipo alimentare. Se per le persone in salute aumenta il fabbisogno idrico, per chi affronta la chemioterapia ciò è ancora più evidente. «L’idratazione -prosegue Cinieri- deve essere costante. Bere molti liquidi, specie acqua semplice o con succo di limone o arancia, serve per integrare elettroliti e vitamine persi con il sudore. Questo è importante perché alcuni trattamenti chemioterapici possono provocare effetti collaterali come vomito e diarrea. Questi fenomeni comportano una perdita dei liquidi che si somma a quella dovuta alla sudorazione provocata dal caldo». Bere però non è la sola via: «l’idratazione -precisa l’esperto- si ottiene anche consumando frutta e verdura di stagione. In particolare, l'anguria contiene molti sali minerali, pochi zuccheri ed un'elevata percentuale di acqua per cui una fetta di anguria può essere rinfrescante».
ATTENZIONE AL CUOIO CAPELLUTO
Per via dei farmaci utilizzati, specialmente in alcune chemioterapie per il tumore al seno, la perdita dei capelli non è un evento così raro. Essendo il cuoio capelluto una parte del corpo estremamente delicata, specialmente se sottoposta allo stress della chemioterapia, in estate occorre prestare maggiormente attenzione. «La crema solare, utile per prevenire scottature che portano ad un aumentato rischio di melanoma, va spalmata anche sul cuoio capelluto. In linea generale il consiglio è quello di esporsi al sole in maniera “ragionata”, esattamente come avviene quando non si è in terapia. Il sole non è affatto un nemico» spiega Cinieri. L’accortezza deve riguardare in particolare chi è in trattamento con farmaci che aumentano la fotosensibilità della pelle, come le antracicline o le fluoropirimidine per il tumore della mammella o del colon, o come il taxolo per il tumore ovarico, o ancora quelli di ultima generazione, basati sulle terapie a bersaglio molecolare, come ad esempio gli inibitori dei recettori EGFR utilizzati per il trattamento del carcinoma polmonare o quelli mirati contro la molecola Braf nel caso di diversi pazienti con melanoma «Si tratta di molecole -precisa l’esperto- che depositandosi a livello della cute possono dare irritazione quando “attivate” dal sole. Ecco perché la protezione con una crema adeguata è molto importante per evitare la formazione delle tipiche “chiazze” sulla pelle».
SOLE E RADIOTERAPIA
Ma sulla questione sole non è finita. Spesso in passato i medici sconsigliavano qualsiasi esposizione al sole soprattutto in caso di radioterapia. Una convinzione dura a morire. «Tutto nasce -spiega Cinieri- dal fatto che il trattamento localizzato radioterapico rende la pelle molto sensibile nel distretto in cui viene applicato il fascio irradiante. In questi casi è opportuno proteggere quel punto con una crema solare a protezione elevata ed evitare di esporsi al sole per un periodo prolungato. Questo diminuisce le possibilità del fenomenio di “recall”, cioè di richiamo della reazione di sensibilizzazione cutanea. Ciò non significa evitare di esporsi al sole in toto, come spesso si consigliava in passato».
LA GIUSTA META
Oltre a questi classici consigli sui comportamenti da tenere, particolare importanza riveste anche la scelta del luogo dove passare le vacanze. «Non c’è un luogo ideale ma tutto deve essere tarato sulle aspettative e le esigenze della persona in cura. Ad esempio la vacanza in montagna è consigliabile soprattutto per i pazienti oncologici che hanno difficoltà di tipo respiratorio come coloro che hanno un tumore al polmone o anche metastasi polmonari perché, anche se non si raggiungono quote elevatissime, l'aria è più frizzante e più fresca, condizioni che affaticano meno l'apparato respiratorio. Non solo, per la questione umore la montagna, ma anche il lago o la campagna possono essere la soluzione giusta perché sono luoghi meno affollati e per loro natura più rilassanti anche per il tipo di vita che si fa con passeggiate lente e l'aria più fresca» conclude Cinieri.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.