Una cattiva digestione può essere sintomo della presenza di Helicobacter. Individuarlo attraverso due semplici test può essere utile nel prevenire il cancro dello stomaco
Se il fumo di sigaretta è considerato uno dei fattori principali correlati all'insorgenza del cancro ai polmoni, l'Helicobacter pylori lo è per il tumore allo stomaco.
«Se eliminando il fumo il rischio di insorgenza della malattia al polmone si riduce significativamente, la stessa cosa accade eliminando dallo stomaco la presenza del pericoloso microrganismo» dichiara il professor Dino Vaira del dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia all'Ospedale Sant'Orsola di Bologna, uno dei massimi esperti di infezioni da Helicobacter.
IDENTIKIT DELL'HELICOBACTER
L'Helicobacter è un microrganismo che vive in condizioni di estrema acidità. Per questa ragione trova nello stomaco dell'uomo un habitat ideale per poter crescere.
Lo strano nome è dovuto alla presenza di ciglia che il batterio è in grado di far roteare per potersi spostare.
La scoperta della capacità del microrganismo di generare danni come tumori e ulcere gastriche valse il premio Nobel, nel 2005, a Robin Warren e Barry Marshall.
Da un punto di vista epidemiologico si stima che circa 25 milioni di italiani siano portatori di questo batterio.
COME SCOPRIRE L'HELICOBACTER ?
L'individuazione del microrganismo è importante perchè i sintomi non sempre sono chiari.
Alcune persone possono essere asintomatiche e altre invece presentare una cattiva digestione. Allo stato attuale della ricerca due sono i test non invasivi che consentono di individuare efficacemente la presenza dello sgradito ospite. «Il primo esame, denominato Urea Breath Test, è una metodica che analizza il respiro del paziente. Il secondo invece è l'analisi delle feci volta a ricercare la presenza del microrganismo. A questi due test si può aggiungere la gastroscopia e la biopsia, sicuramente più invasivi dei primi» spiega Vaira.
Queste metodiche non invasive hanno un'accuratezza del 99% e sono consigliate a tutte le persone che hanno una cattiva digestione e meno di 55 anni di età.
PREVENIRE IL CONTAGIO
Nonostante le modalità di contagio non siano del tutto ancora chiare, la principale sembrerebbe essere quella per via orale o oro-fecale.
E' stata infatti ampiamente dimostrata la presenza del microrganismo nella saliva e nella placca. «Spesso l'infezione viene trasmessa in tenera età. Uno dei comportamenti a rischio ad esempio è quello delle mamme che, con la punta della lingua, assaggiano le pappe dei piccoli.La trasmissione non è automatica ma può avvenire» spiega Vaira.
QUALI CURE?
Tra le diverse terapie che utilizzano gli antibiotici per sconfiggere il microrganismo di particolare rilevanza è la cura sequenziale, messa a punto in uno studio in cui figura anche il professor Vaira.
«Questa terapia, della durata di 10 giorni, prevede nei primi 5 la somministrazione di un farmaco a base di amoxicillina in grado di diminuire la secrezione gastrica. Successivamente si somministra, sempre in concomitanza con il primo farmaco, gli antibiotici claritromicina e tinidazolo». Questa terapia ha dimostrato di poter eliminare l'Helicobacter nel 94% dei casi. Una volta sconfitto il microrganismo quasi sempre non si ripresenta più.
«La sua eradicazione, oltre a eliminare una delle principali cause del tumore, porta la persona ad una migliore qualità di vita poiché riprende a digerire in maniera corretta. Non solo, da quando si è cominciato a combattere il microrganismo la presenza di ulcere gastriche è diminiuita in maniera considerevole sino a quasi sparire» conclude Vaira.
Dino Vaira è professore in Medicina Interna presso l'Università di Bologna. Attualmente presta servizio al Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia dell'Ospedale Sant'Orsola di Bologna. E' considerato uno dei maggiori esperti in campo internazionale nel trattamento delle infezioni da Helicobacter pilorii.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.