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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 08-11-2024

Tumori, in Italia meno assistenza e più costi per i pazienti



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Posti letto in calo mentre aumentano i pazienti e le spese a carico dei malati. Circa 80 mila decessi sono legati a fattori di rischio modificabili ma gli investimenti in prevenzione restano insufficienti. L'allarme di AIOM

Tumori, in Italia meno assistenza e più costi per i pazienti

In Italia ogni giorno circa mille persone ricevono una diagnosi di cancro. Un trend in aumento, complice l'invecchiamento della popolazione, che si assesta intorno all'1% ogni anno. Nonostante l'aumento dei casi però il sistema di cura non riesce a stare al passo. Negli ultimi dieci anni i posti letto pubblici in oncologia sono diminuiti di 1.103 unità: dai 5.262 del 2012 ai 4.159 del 2022. Un trend che si scontra con la necessità di gestire un numero sempre maggiore di pazienti e una malattia che, grazie ai progressi terapeutici, si fa spesso cronica, aumentando l'esigenza di supporto continuo. «La differenza tra domanda e offerta di assistenza è in crescita. Serve un cambio di passo, con fondi per creare più spazi e assumere personale. Altrimenti, le liste d’attesa continueranno ad allungarsi e il peso della malattia finirà sulle spalle dei pazienti» avverte Francesco Perrone, Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che ha aperto oggi a Roma il XXVI Congresso Nazionale. 

TOSSICITÀ FINANZIARIA

Un'altra problematica sottolineata durante il congresso, strettamente correlata alla progressiva distanza tra domanda e offerta del servizio pubblico, è quella della tossicità finanziaria: ogni anno i pazienti con cancro sostengono circa 5 miliardi di spese di tasca propria. Tra trasporti, visite specialistiche e diagnostica, ogni paziente spende in media 1.800 euro senza alcun rimborso, aggravando ulteriormente il peso di una patologia già difficile da affrontare. Un carico economico che non risparmia nessuno ma che colpisce in modo ancora più profonda chi è costretto a spostarsi per ricevere le cure. Come denuncia AIOM, in Italia permangono ancora gravi disuguaglianze regionali.

ACCESSO DISOMOGENEO AI SERVIZI

Il capitolo disuguaglianze riguarda anche servizi meno "conosciuti". Un esempio? Soltanto il 69% delle strutture ospedaliere dispone di servizi di assistenza domiciliare oncologica e i centri dotati di uno psicologo specializzato in oncologia sono ancora troppo pochi. Queste disparità, sottolineano i vertici di AIOM, minano l’uniformità dell’assistenza, lasciando molte persone prive di un supporto essenziale per affrontare il percorso di cura in modo completo e sostenibile. «Questi problemi possono essere affrontati con la reale istituzione delle Reti oncologiche regionali, attive solo in alcune Regioni, che consentirà di migliorare i livelli di appropriatezza e di risparmiare risorse, da utilizzare anche per velocizzare l’accesso ai farmaci innovativi. I pazienti oncologici del nostro Paese devono aspettare ancora quasi 14 mesi per accedere ai trattamenti anticancro innovativi, rispetto, ad esempio, ai 3 mesi della Germania» spiega Saverio Cinieri, presidente di Fondazione AIOM.

INVESTIRE IN PREVENZIONE

La pressione del cancro sul sistema sanitario italiano, evidente nelle difficoltà di assistenza e nei costi a carico dei pazienti, potrebbe essere significativamente ridotta con una strategia di prevenzione più efficace. Una buona parte del carico descritto, infatti, è legata a fattori di rischio modificabili: circa 80 mila delle 180 mila morti annuali per cancro sono attribuibili a stili di vita e condizioni ambientali non corretti, pari a più di 200 decessi evitabili ogni giorno. Ma l’Italia investe ancora troppo poco in prevenzione rispetto agli altri Paesi europei, con solo il 6,8% della spesa sanitaria destinata a questo ambito, un valore inferiore alla media europea. In particolare il nostro Paese è ottavo dopo Regno Unito (12,5%), Austria (10,3%), Paesi Bassi (9,6%), Danimarca (8,9%), Estonia (8,3%), Repubblica Ceca (8,1%) e Ungheria (7,6%). «È importante che l’Italia recuperi quanto prima questo gap negativo, per continuare a garantire la qualità delle cure e la sostenibilità del servizio sanitario» conclude Perrone.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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