L'ipotesi di un gruppo di ricercatori italiani che hanno riscontrato come una tossina prodotta da Escherichia Coli faccia scomparire nei topi i sintomi infiammatori alla base della malattia
Dall’intestino la cura per il morbo di Alzheimer? L’ipotesi non è del tutto da escludere, sebbene i primi riscontri riguardino i modelli murini. Protagonisti della ricerca, pubblicata su Plos One e condotta interamente da studiosi italiani - l’Escherichia coli e il fattore citotossico necrotizzante (CNF1), una tossina prodotta dal batterio più presente nella flora dell’intestino umano.
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LA TRACCIA DA SEGUIRE
I ricercatori si sono mossi in una direzione non del tutto nuova. Ricerche svolte presso l’Istituto Superiore di Sanità avevano già evidenziato come il CNF1 possa stimolare la plasticità cerebrale e le capacità cognitive in topi sani. Ma il nuovo studio fa un passo avanti e apre nuovi possibili scenari nella lotta all’Alzheimer. «Nel corso delle nostre ricerche - spiega Carla Fiorentini, coordinatrice del gruppo dell’Istituto Superiore di Sanità - avevamo già evidenziato come il CNF1 potesse combattere i deficit cognitivi e di coordinazione in un modello murino per la sindrome di Rett, malattia rara dello sviluppo del sistema nervoso». Con questo studio è stata dimostrata la possibilità di contrastare, tramite il CNF1 importanti sintomi neuroinfiammatori, comuni a diverse malattie neurodegenerative, incluso il morbo di Alzheimer.
GLI ULTIMI RISULTATI
Il CNF1 è una proteina prodotta da diversi ceppi del batterio Escherichia coli ed è stata identificata nel 1983. Inizialmente studiata per il ruolo che ricopre come fattore di virulenza, oggi desta particolare interesse per la sua ormai conclamata capacità di attivare le GTPasi della famiglia Rho, di favorire la plasticità cerebrale e proteggere le cellule dai processi degenerativi: tanto in animali sani quanto in modelli di malattia. Il primo passo della ricerca è stato quello di verificare se il CNF1 potesse migliorare l'apprendimento e la memoria in topi di un anno con deficit cognitivi avanzati. Gli scienziati italiani hanno dimostrato che una singola dose della tossina CNF1, prodotta dal batterio Escherichia Coli presente nell’intestino umano, può far regredire sino a farli scomparire i sintomi infiammatori nel cervello causati dalla sindrome di Ratt, malattia simile all’Alzheimer umano. Servirà la sperimentazione sull’uomo per capire se i risultati preliminari possano aprire una breccia nella ricerca per la cura dell’Alzheimer che, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, colpisce cinquecentomila italiani.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).