Almeno 300mila italiani sarebbero alle prese con le conseguenze psicologiche della pandemia. Il vuoto di lavoro dopo l’estate fa temere un aumento dei suicidi
Saranno forse 300 mila le persone che stanno subendo o subiranno disturbi psichici a seguito dell’esperienza di clausura per oltre due mesi e per la paura del contagio del coronavirus (per sé e per i propri cari). Per non parlare di chi ha avuto lutti. Ma con l’estate e il tempo immediatamente successivo, avanza un’altra pesante concausa di avvilimento: il rendersi conto che le proprie attività non potranno ripartire. Niente lavoro, nessuna prospettiva economica. «Si teme un aumento dei suicidi», preconizza Enrico Zanalda, direttore del dipartimento integrato di salute mentale dell’Asl Torino 3 e presidente della Società italiana di Psichiatria (Sip). Un allarme per cui dovrebbero attrezzarsi le strutture di salute pubblica, con interventi a diversi livelli.
LA PSICOTERAPIA E' UTILE
NEL TRATTAMENTO DELLA DEPRESSIONE?
TELEMEDICINA IN PSICHIATRIA AI TEMPI DEL COVID-19
L'aspetto della salute psicologica al tempo del Covid-19 è stata affrontata nel corso della conferenza «Lockdown vs salute mentale: la tutela del paziente nell’era Covid-19», durante la quale la Società Italiana di Psichiatria ha riferito di molteplici iniziative intraprese nei mesi di chiusura per non far sentire soli i propri pazienti. Da marzo a maggio, hanno spiegato gli esperti, oltanto il 14 per cento degli ambulatori è rimasto chiuso, il 25 per cento ha avuto un orario ridotto mentre il 75 per cento delle visite è stato fatto da remoto. «Questa sostanziale non chiusura e la tecnologia hanno permesso ai pazienti di continuare i trattamenti sia di tipo farmacologico sia di supporto psicoterapeutico - ha aggiunto Zanalda -. Possiamo dire che il Covid ha permesso di scoprire tutta l'efficacia di strumenti».
Sanità digitale: Italia indietro rispetto al resto d'Europa
ADESSO FA PAURA LA RECESSIONE ECONOMICA
L’auspicio è che la telemedicina sia implementata nella routine clinica anche nel momento in cui l'emergenza-Covid sarà alle spalle. D'altra parte i pazienti hanno risposto abbastanza bene. Coloro che hanno difficoltà nelle relazioni sociali, si sono adeguati meglio. Quelli con difficoltà a rimanere in casa, faticavano a rispettare il divieto di uscire. «Tanto che, a partire dal 4 maggio, non siamo più riusciti a contenerli - precisa lo specialista -. Durante il lockdown c’è stato un aumento di richieste di trattamento dei disturbi d'ansia legati alla paura del contagio, al timore di uscire o di rimanere isolati. Adesso, invece, ci troviamo di fronte a un aumento di crisi depressive d’ansia legate alla crisi economica».
SALUTE MENTALE A RISCHIO PER QUASI 1 ITALIANO SU 2
Molte sono le ricerche condotte nel corso di queste settimane sulla tematica quarantena-salute mentale. La società di ricerca «Open Evidence» ha messo a confronto le reazioni registrate in Italia, in Spagna e nel Regno Unito ed è emerso che in Italia il 41 per cento della popolazione è, attualmente, «a rischio salute mentale» a causa di vari fattori di vulnerabilità socio-economica (tale percentuale sale al 46 per cento in Spagna ed al 42 nel Regno Unito). C’è poi lo studio condotto dall’Università dell’Aquila in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata e pubblicato per adesso soltanto sulla piattaforma MedRxiv che rivela come il 37 per cento degli intervistati (18mila) presenti sintomi da stress post-traumatico (che spesso si rileva anche nei pazienti oncologici). Inferiori i tassi di ansia severa (20 per cento) e insonnia (7 per cento). Sullo stato di salute di bambini e adolescenti ha invece indagato un’équipe dell’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, rilevando che il 65 per cento dei piccoli con meno di 6 anni e il 71 per cento dei più grandi hanno avuto problematiche comportamentali di varia natura e sintomi di regressione infantile.
Fonti
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.