Facile da prendere, ogni giorno: si tratta di pasta, pesce, olio d’oliva, verdure, la dieta mediterranea che nuovi studi raccomandano per tenere lontano diabete, ipertensione, obesità cioè i portatori di Alzheimer e demenza senile. Il programma culinario dei neurologi del Besta di Milano per insegnare a cucinare e mangiare correttamente
Curarsi con l'alimentazione -Anziani: come mangiar bene spendendo poco
Olio di oliva, pasta integrale, tante verdure e pesce: sarebbe questa la ricetta per prevenire e ritardare l’insorgenza dell’Alzheimer. Troppo semplice, verrebbe da pensare, soprattutto parlando di una malattia neurologica complessa e misteriosa che, nonostante gli ultimi 20 anni di investimenti in ricerca, è ancora oggi orfana di terapia efficace. Eppure si stanno accumulando evidenze, da studi osservazionali, che la dieta mediterranea – soprattutto se abbinata a uno stile di vita sano e attivo - possa agire come un farmaco sul declino cognitivo che porta all’Alzheimer 35 milioni di anziani nel mondo.
TROPPI GRASSI
Dalla tavola al cervello: il meccanismo con cui alcuni nutrienti conservino o peggiorino la comunicazione tra i neuroni nel tempo è ancora tutto da chiarire. Sul banco degli impuntati, però, sembra ci sia posto per tutti i cibi che aumentano glicemia, ipertensione, stato infiammatorio e lipemia «Molti studi hanno evidenziato che uno stato dismetabolico generale, caratterizzato da ipertensione, obesità e diabete, è associato a un’incidenza delle demenze e delle malattie neurodegenerative – spiega Michela Morbin del Dipartimento di Neuropatologia dell’Istituto Besta di Milano.
Sulle pagine di Jama Neurology, qualche mese fa, il più ampio studio sul tema ha evidenziato come una dieta ricca di grassi saturi favorisca un netto peggioramento nei pazienti colpiti da declino cognitivo lieve (MCD, mild cognitive disease). Dalla stessa rivista, un’altra ricerca analizza il ruolo del colesterolo: i neurologi dello UC David Alzheimer’s Disease Center californiano hanno dimostrato che livelli di HDL basso o LDL troppo alto – grossolanamente noti come colesterolo ‘buono’ o ‘cattivo’ - corrispondono a una manifestazione più frequente di placca amiloide, i depositi tossici tra neuroni che possono preannunciare l’Alzheimer già a stadi iniziali.
LA DIETA-TERAPIA
Di contro esisterebbero anche cibi potenzialmente protettivi per il cervello: quelli della dieta mediterranea. Ne sono convinti i ricercatori del Besta: due anni fa hanno avviato uno studio, in collaborazione con l’ospedale San Raffaele e l’Istituto nazionale dei tumori di Milano, per valutare se variando l’alimentazione si possa davvero rallentare il declino cognitivo.
«Finora abbiamo dimostrato la fattibilità del nostro programma, con lezioni di cucina e attività per i pazienti: un risultato non banale, in genere è difficile coinvolgere soggetti non autonomi e l’aderenza alle sperimentazioni è scarsa – prosegue. Prevista una seconda fase, allargata a una coorte di pazienti controllata, in cui verrà valutato se la dieta mediterranea incide significativamente sullo stato dismetabolico dei pazienti, a beneficio dei neuroni».
RISERVA COGNITIVA
La prova ancora non c’è, ma appare sempre più probabile che «l’alimentazione abbia un ruolo preventivo nelle fasi pre-sintomatiche e terapeutico per rallentare la progressione verso uno stato di grave disabilità della malattia». In attesa di conferme e a fronte di previsioni nere per il futuro – secondo l’Oms i casi di Alzheimer oltrepasseranno il centinaio di milioni nel 2050 – convertirsi a un’alimentazione più sana almeno non presenta controindicazioni. Stando agli esperti, è come se le cattive abitudini – tra cui dieta e stili di vita - perpetuate negli anni siano capaci di ‘consumare’ la nostra riserva cognitiva: quando in esaurimento, non riesce più ad alimentare il buon funzionamento del cervello.