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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 25-11-2015

L'anoressia ha una radice nell'intestino?



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Verificata un legame tra squilibri del microbiota e la patologia, ma non è chiaro se l’uno è causa dell’altra o viceversa. Anche per la celiachia notati simili collegamenti

L'anoressia ha una radice nell'intestino?

Dall’intestino al cervello si dice che ci sia un “asse” di collegamento diretto. Ora, quanti soffrono di anoressia risultano avere un microbiota meno diversificato e meno abbondante delle altre persone. E per microbiota si intende l’insieme dei microrganismi (un trilione), batteri e microbi, che popolano il tratto gastro-intestinale e che influiscono sulla salute digestiva e sul sistema immunitario. Ricercatori dell’University of South Carolina Health Care hanno fatto la scoperta - pubblicata su Psychosomatic Medicine - sul diverso contenuto intestinale in chi soffre di anoressia nervosa e hanno osservato che tale sbilanciamento è associato con alcuni sintomi psicologici che spesso accompagnano il disturbo alimentare, come ansia e depressione.

 

BATTERI E UMORE

Precedenti studi, scrivono gli studiosi nel loro testo pubblicato su Psychosomatic Medicine, hanno legato i batteri intestinali con la regolazione del peso e il comportamento. Noi non siamo in grado di dire – osservano – che lo squilibrio nei batteri intestinali causi i sintomi dell’anoressia, ma può essere che la radicale limitazione del cibo che è al centro dell’anoressia possa cambiare la composizione del microbiota. E questi cambiamenti potrebbero contribuire all’ansia, alla depressione e all’ulteriore perdita dipeso degli anoressici. Si creerebbe così un circolo vizioso. «Vogliamo scoprire se alterando il loro microbiota - continuano - possiamo aiutarli nella stabilizzazione del peso e dell’umore».

 

IL MICROBIOTA MIGLIORA MANGIANDO

Uno studio-pilota su 16 donne anoressiche ha dimostrato, con l’analisi di campioni fecali presi al momento del ricovero in ospedale e quando le pazienti avevano ritrovato un peso nella norma, che tra i due tempi era significativamente cambiata la composizione dei batteri. Nel momento della malattia si erano trovati meno tipi diversi di microrganismi e al momento dell’uscita dall’ospedale una accresciuta diversità, tuttavia ancora ben inferiore rispetto a quella constata nelle 12 donne sane del gruppo di controllo. Contemporaneamente anche il tono dell’umore delle pazienti era migliorato. Aggiungono i ricercatori della North Carolina che in esperimenti sugli animali si è visto che cambiando dall’esterno il loro microbiota appariva cambiato anche il loro comportamento, specie in relazione ad ansia e stress. Se la stessa cosa sia possibile negli umani resta una domanda più che aperta, ma il gruppo di scienziati di questo studio ha ricevuto un grosso finanziamento per continuare l’indagine.

 

PIU’ VARIETA’ PIU’ SALUTE

«Fin qui siamo alla constatazione che anoressia e scarsa biodiversità intestinale sono associati, non si può ancora parlare di causa- effetto», osserva la professoressa Enrica Capelli, ricercatrice di Biologia all’Università di Pavia. «Si sa che una grandissima abbondanza e biodiversità del microbiota è un segno di buona salute generale. Questo sì». Indagare gli organismi che abitano la nostra pancia è un filone molto attivo nella ricerca. «Per la celiachia e la diverticolite si è visto che sono presenti batteri un po’ variati e un equilibrio alterato. Per la celiachia allora si ipotizza che manchino delle comunità batteriche capaci di digerire il glutine».

 

IL SECONDO CERVELLO

E il famoso “asse cervello-intestino”? «L’intestino produce dei mediatori chimici che hanno i recettori sul sistema nervoso, quindi vengono recepiti dal cervello. La serotonina, per esempio, è un neurotrasmettitore coinvolto con la depressione ed è prodotto anche dall’intestino». Nella pancia si dice da diverse parti abita “un secondo cervello” che funziona. E a questo sembrerebbero alludere, inconsapevolmente, espressioni popolari tipo “me lo sento con la pancia”, “le migliori decisioni le prendo di pancia”…

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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